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Ambiente Attualità

Consumo del suolo. Provincia ancora prima ma cambio di passo

di Simona Mulazzani   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 16 ott 2018 18:16 ~ ultimo agg. 19:21
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Nel 2017 in provincia di Rimini il consumo di suolo era del 13,7%, il più alto in Regione, ma con un aumento percentuale rispetto al 2016 dello 0,11, il più basso della Regione. I dati sono del report di ISPRA,  l’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione ambientale. Nel dettaglio Sono 13 ettari contro i 456 totali registrati in Emilia Romagna per un aumento pro capite dello 0,4 per cento contro una media regionale dell’1 per cento. Il rapporto, che riguarda tutte le regioni italiane, riporta anche i comuni che nel 2017 presentavano il maggiore consumo di suolo. In Emilia-Romagna, in termini percentuali e non assoluti, il primo posto è di Cattolica con il 62,6%, seguito da Riccione con il 50,7%.

I dati del report Ispra 2018 sul consumo del suolo in Italia – commenta il presidente della Provincia Andrea Gnassi – confermano per la provincia di Rimini un trend che viene avanti da almeno tre anni a questa parte e che si può sintetizzare in questo modo: abbiamo sulle spalle un pesante fardello in ordine all’uso del territorio ma da qualche anno abbiamo imboccato una strada diversa. I numeri del recente report Ispra, aggiornati al 31/1272017, indicano un incremento percentuale di consumo di suolo in provincia di Rimini tra 2016 e 2017 attestato sullo 0,11 per cento contro una media regionale dello 0,21. Sono 13 ettari contro i 456 totali registrati in Emilia Romagna per un aumento pro capite dello 0,4 per cento contro una media regionale più che doppia, l’1 per cento.

Questi numeri, come detto, replicano quelli dell’anno precedente, raffronto 2015/2016, quando l’incremento tra un anno e l’altro si attestò sullo 0,12 per cento, anche in questo caso 13 ettari, tra i più bassi in regione. Solamente per  dare un’idea più generale, nei 27 anni intercorsi tra il 1976 e il 2003 la superficie urbanizzata in provincia di Rimini è cresciuta di 3.996 ettari (media 148 ettari all’anno, 103 campi da calcio per dare un’idea), con un tasso periodico di urbanizzazione superiore al 63 per cento. Questo ci pone ancora al primo posto in regione per consumo di suolo in percentuale ma è evidente come il senso di marcia stia sensibilmente mutando. Concorrono ad esso fattori esterni, la crisi generale dell’edilizia che ha allentato pressione e sgonfiato bolle che comunque ci lasciano sul territorio migliaia di alloggi sfitti ad esempio, ma certo hanno avuto ruolo nuovi strumenti urbanistici più sensibili al problema del consumo del suolo e di ricerca di un recupero e una rigenerazione piuttosto che un’espansione solo quantitativa. Dobbiamo fare in modo che questa resti la nostra bussola per i prossimi 20 anni e non ricadere in ‘tentazioni’ allorché, ipoteticamente, il mercato immobiliare torni a girare a pieno ritmo. Molte esperienze dimostrano come su riuso e riqualificazione, modelli di sviluppo fondati su sostenibilità e valorizzazione di ambiente, arte e storia, si possa creare ricchezza e benessere per l’intera comunità, salvaguardando a beneficio di ognuno il paesaggio, bene non replicabile. Motori ambientali e culturali battono i motori immobiliari”.