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Rimini

Gnassi dopo il voto: 'Preferiamo essere istituzioni che azionisti'

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ven 12 ott 2012 16:41 ~ ultimo agg. 00:00
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Come già fatto nei giorni scorsi, dopo il voto di ieri sera il sindaco Gnassi riserva critiche a Hera. “Ritrovi una dimensione valoriale a cui non possono sottrarsi soprattutto le aziende a maggioranza pubblica” dice il primo cittadino, che porta l’esempio della questione fogne: “Da Hera – dice il sindaco – abbiamo avuto nell’ultimo anno e mezzo risposte intermittenti, spesso tiepide o improntate a una filosofia manageriale lontana e poco affine al dettato aziendale originario”. Sulla fusione il sindaco rivendica un approccio che, dice, “è costantemente stato quello di fungere da promotori di sviluppo e innovazione più che azionisti protesi a incassare dividendi”. Ad Hera il sindaco poi rimprovera il fatto che le risorse da destinare agli investimenti sul territorio siano state via via erose dalla necessità di procedere ad acquisizioni extraterritoriali, necessarie a sostanziare le esigenze di un’azienda sempre più grande. Infine un accenno al dato politico che emerge dal voto del Pd in consiglio: che per il sindaco ha dimostrato di essere una forza che si riconosce nel confronto aperto e democratico e non ne ha paura.

L’intervento di Andrea Gnassi :

“Sulla fusione di Hera e Acegas credo opportuno rimettere in fila il senso di un discorso molto più importante di qualche polemica o lettura strumentale. Il Consiglio comunale di Rimini ha civilmente discusso e approfondito un tema con problematiche ad altissima sensibilità per il nostro territorio.

Era bene farlo indipendentemente dall’influenza che il voto di Rimini ha rispetto agli altri soci. Parlare di Hera, vuol dire parlare di un azienda la cui mission altro non è che il presidio di servizi territoriali diffusi e primari: la gestione del ciclo dei rifiuti e del ciclo idrico integrato. Due questioni che sono perno della qualità dell’area riminese; qualità che per una città turistica come la nostra è a tutti gli effetti un fattore di produzione di ricchezza.

Pensiamo solo alla gestione delle acque reflue. Un tema di tenuta economica dell’intera comunità, Riminese ma non solo. Non c’è bisogno di ricapitolare vicende e fatti ormai noti a tutti, ma è chiaro che sulla capacità di aggredire tale problema si giochi un bel pezzo del futuro della nostra città. Eppure da Hera abbiamo avuto nell’ultimo anno e mezzo risposte intermittenti, spesso tiepide o improntate a una filosofia manageriale lontana e poco affine al dettato aziendale originario. La domanda allora sorge spontanea: conta più il 2 per cento delle azioni Hera che Rimini ha o piuttosto il 50, 60, 70 per cento dell’economia e dell’ambiente riminese? Rimini e la provincia di Rimini, fin dalla seconda metà degli anni Novanta, hanno aderito convintamente al processo di aggregazione delle aziende di servizi strategici, precedentemente gestiti dalle municipalizzate. E ogni volta lo si è fatto con un occhio attento alla tutela del patrimonio finanziario e soprattutto con l’altro ancora più vigile circa il rispetto della capacità di infrastrutturare il territorio di servizi. Con questo spirito, estremamente concreto e senza derive romantiche o populiste, e stata valutata l’operazioni industriale di questo 2012. Per noi il punto vero, inaggirabile resta anche oggi ‘quanto guadagna il territorio e con esso la comunità che lì sopra ci vive’ e non quanto guadagnavano le aziende. Il nostro approccio è costantemente stato quello di fungere da promotori di sviluppo e innovazione più che azionisti protesi a incassare dividendi.

Anche la fusione proposta tra Hera e Acegas oscilla per il Comune di Rimini tra queste due versanti: azionisti o istituzioni? Noi preferiamo essere istituzioni che si fanno carico dei problemi e della specificità del territorio, in sintonia con quello che è lo spirito costitutivo della multi servizi. Hera, in 10 anni, è progressivamente cresciuta sino a diventare uno dei maggiori player italiani nel settore dei servizi.

Non siamo nelle mani di stranieri o fondi che fanno business su acqua e rifiuti. Non siamo la Napoli con i rifiuti in strada non vogliamo essere la demagogia che propone “magiche soluzioni innovative sui rifiuti ma intanto pensa di esportarli in Olanda tutto ciò è un bene. Ma oggi non possiamo nascondere che l’incremento di dimensione aziendale e industriale ha portato con sé un appannamento della ricaduta per così dire ‘domestica’. Le risorse da destinare agli investimenti sul territorio (mission) sono state via via erose dalla necessità di procedere ad acquisizioni extraterritoriali, necessarie a sostanziare le esigenze di un’azienda sempre più grande. Se come diciamo il mondo cambia non servono solo logiche industriali tradizionali ma Hera, deve sempre più guardare alle risposte più innovative più sostenibili e convenienti che arrivano da sistemi locali di dimensioni ridotte e ciò sempre più e meglio in Europa e nel mondo.

Questi sono i punti e i nodi che mi hanno portato a guardare con criticità a questa operazione. La fusione se guardata con gli occhi dell’azionista, ha un senso. Ma se guardata con quello che solitamente definisco ‘approccio integrato’ mostra tutti i limiti che ho detto. Che sono limiti superabili nel momento in cui Hera, che- non dimentichiamolo mai- è la ‘nostra’ multi servizi-, ritroverà il suo spirito originario, vale a dire proteggere e servire i territori prima che le regole di un mercato che, come un Moloch senza forma, ha peraltro condotto il mondo sul baratro di una crisi epocale. In altre parole ritroverà una dimensione valoriale a cui a cui non possono sottrarsi soprattutto le aziende a maggioranza pubblica

Mi si permetta infine un passaggio di stretta natura politica. Alla stessa dimensione valoriale non possono essere refrattari i partiti. Il Partito Democratico, anche ieri sera, ha dimostrato di essere una forza che si riconosce nel confronto aperto e democratico e non ne ha paura. Chi, strumentalmente, continua a descrivere il PD e la maggioranza consiliare come una sorta di gregge che segue questo o quel diktat del pifferaio di turno, è tornato a casa ancora una volta deluso e scornato. Una bella lezione per i militanti dei movimenti ‘caserma’, cioè quelli che quest’oggi, al posto del PD e davanti un voto come quello di poche ore fa nell’assise riminese, avrebbero tranquillamente proceduto a bandire dal partito mezzo o tutto il gruppo consigliare, magari dopo l’anatema del guru telamatico”.