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Regione Scuola

Approvata direttiva servizi infanzia: polemiche sul no alle tagesmutter

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gio 26 lug 2012 10:04 ~ ultimo agg. 00:00
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L’offerta contenuta nella nuova direttiva si fonda su quattro tipologie di servizi: i nidi d’infanzia (dai micronidi con 8 bimbi fino a un massimo di 84), i servizi integrativi, i servizi domiciliari con i piccoli gruppi integrativi e i servizi sperimentali. Per quanto riguarda i nidi tradizionali la direttiva inserisce alcuni elementi di flessibilità. Sono previsti inoltre i servizi ricreativi (baby parking) e le iniziative di conciliazione che si devono contraddistinguere però per “l’occasionalità e la temporaneità dell’offerta”. Dal settembre 2015 sarà obbligatoria la laurea per esercitare la professione di educatore.
Nel suo intervento l’assessore ha delineato il quadro del sistema educativo regionale: in provincia di Rimini i nidi d’infanzia sono 54 ed offrono 2.112 posti, 130 invece i posti disponibili nei servizi integrativi (10 tra spazio bimbi e centri bambini genitori). Tre infine i servizi sperimentali attivati nel riminese per una totale di 15 posti. A fronte di una popolazione residente di 2.257 bimbi tra 0 e 2 anni, la copertura in provincia è del 23,4%. Peggio di Rimini in regione (dove la media è del 31,6) fa solo Piacenza.

Alcuni elementi del dibattito contenuti nella nota della Regione

Per l’opposizione, Andrea Pollastri (Pdl) ha criticato le “troppe minuziose prescrizioni contenute nella direttiva che possono causare problemi” e le contraddizioni anche rispetto alla legge 6 di riferimento. Roberto Corradi (Lega nord) si è detto “sostanzialmente concorde” con la parte del documento riferita ai nidi, ma ha dissentito “in modo radicale” sul pregiudizio riservato alle altre tipologie di servizi, come la tagesmutter. Così anche Marco Lombardi (Pdl): nel suo complesso il provvedimento potrebbe essere condivisibile, se non fosse per la difesa corporativa, da un lato, e la difesa ideologica, dall’altro, sulle tagesmutter. Qui si attua il principio contrario alla sussidiarietà: ci sono realtà – ha detto – degne di essere tutelate. Per Silvia Noè (Udc) la direttiva ha emendato la legge. Un vero paradosso: i servizi di conciliazione, recepiti dalla legge per dare spazio a forme autonome di organizzazione famigliare, sono stati derubricati a semplici iniziative di conciliazione di difficile frequentazione. Anche per Giovanni Favia (Mov5stelle) la direttive è, nelle sue linee generali, condivisibile, ma c’è il nodo che riguarda le tagesmutter. Favia avrebbe auspicato che questa esperienza ormai consolidata fosse raccolta dalla Regione, che invece ha fatto una scelta ideologica. Galeazzo Bignami (Pdl) ha ribadito che nel documento emerge la volontà di regolamentare il settore, senza tenere conto del principio di sussidiarietà. La scelta della Giunta, a suo parere, metterà in forte difficoltà o porrà fine a molte esperienze civiche.

Per la maggioranza, Marco Carini (Pd) ha detto che questo provvedimento risponde in modo efficiente alle esigenze delle famiglie, anche attraverso un ampliamento dell’offerta. Stiamo parlando di offerta educativa – ha sottolineato, riferendosi alle critiche dell’opposizione – e non di custodia, quindi appare evidente la giustezza dei parametri richiesti. Roberto Sconciaforni (FdS) ha parlato dei nidi pubblici come dei servizi migliori perché frutto di una formazione, di una cultura e di un lavoro che hanno alle spalle anni e anni di esperienza. L’intento che si legge nella direttiva è anche quello di introdurre elementi di e stabilire cosa rientra nell’ambito dei servizi educativi o in quelli ricreativi o di conciliazione. Marco Barbieri (Pd) ha criticato chi considera “scandalosa” la richiesta del titolo di studio, a fronte di una realtà che vede molti giovani con questi titoli di studio che fanno fatica a trovare lavoro. Giuseppe Pagani (Pd), infine, ha parlato di una discussione complicata, fatta di troppi pregiudizi. Sono stati fatti moltissimi passi avanti, sono state salvaguardate qualità e competenze, ampliando i servizi. Il discorso sulle tagesmutter, a suo avviso, è strumentale: la direttiva infatti apre a esperienze diverse, ma è giusto che richieda parametri precisi.