Cattolica. I dissidenti di Palazzo Mancini vogliono andare alle urne
‘La cronaca di una morte annunciata, la dimostrazione dell’inadeguatezza di Tamanti a ricoprire il ruolo che gli era stato affidato, il fallimento politico del pd a Cattolica’, e via di questo passo. Ci sono andati giù pesante i 12 consiglieri dimissionari spiegando le ragioni del loro gesto. Continuare a tenere in piedi Tamanti e la sua giunta è stato definito un ‘accanimento terapeutico inutile e dannoso per i cittadini’ che, è stato detto, avrebbero commissionato il ‘blitz’. Non aver voluto votare la mozione di sfiducia in consiglio oggi, è stato per evitargli, un grosso imbarazzo. Sulle motivazioni della sfiducia, le dissidenti interne al partito, Giuseppina tura e Patrizia Terenzi, hanno parlato di vessazioni, atteggiamenti politici poco chiari, riunioni segrete svolte in case private alle quali partecipavano pochi e selezionati consiglieri. Il loro, dicono, non è stato tradimento, ma coraggio civile.
‘è stato il sindaco Tamanti a tradire noi e tutti quelli che avevano creduto al progetto politico del quale si era fatto interprete e portatore in campagna elettorale. Ha detto Giuseppina Tura (PD). Votare la sfiducia in consiglio sarebbe stato uno spettacolo bruttissimo per la città di Cattolica, ma anche per il partito.
Sono stata sospesa dal partito senza che nessuno mi abbia mai informata. Questo partito, che si dichiara riformista trasparente e democratico, io non l’ho conosciuto. Ritengo – ha concluso Tura, di aver agito con onestà intellettuale e senso di responsabilità facendo in modo che cattolica abbia modo di scegliere di nuovo la persona che dovrà rappresentarla’.
Cattolica oggi è un comune commissariato, e con 60 milioni di euro di debiti. Se si potrà tornare alle urne lo deciderà il commissario.