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Rimini

Consiglio su abusivismo: immigrati presidiano, Rifondazione non ascolta

In foto: Si è aperta nel tardo pomeriggio la seduta del Consiglio Comunale di Rimini dedicata all'abusivismo. In piazza Cavour, vicino all'ingresso della sala del Consiglio, a manifestare c'erano alcune decine di immigrati africani. (le immagini nei tg di E' Tv Romagna: 19.20, 20.20, 22.20)
Si è aperta nel tardo pomeriggio la seduta del Consiglio Comunale di Rimini dedicata all'abusivismo. In piazza Cavour, vicino all'ingresso della sala del Consiglio, a manifestare c'erano alcune decine di immigrati africani.
(le immagini nei tg di E' Tv Romagna: 19.20, 20.20, 22.20)
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mar 17 lug 2007 19:11 ~ ultimo agg. 30 nov 00:00
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A controllare il presidio, del tutto pacifico, c’erano Polizia e Vigili urbani. In aula, la seduta si è aperta con l’intervento del sindaco Ravaioli.
Il sindaco ha ribadito la necessità della presenza di istituzioni e stato. E’ importante, per poter prevenire il fenomeno, che i rinforzi arrivinò già ad aprile.
Altro versante di intervento, l’integrazione dei cittadini immigrati, con la garanzia di servizi e diritti a chi dimostra di vedere Rimini come luogo di convivenza. Ravaioli promette anche linea dura contro chi specula sull’abusivismo.
“Né il buonismo di un certo centro sinistra, ne la legge e l’ordine del centro destra”, ha detto. Nell’indifferenza, però, dell’assessore di Rifondazione Buldrini, già richiamato all’ordine per le sue critiche alla nuova campagna di controlli dell’Amministrazione. Come raccontano le immagini raccolte da E’ Tv, durante il discorso del sindaco, Buldrini, dopo essersi occupato del suo telefono ed essersi assorto nei suoi pensieri, è uscito dall’aula.
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Pubblichiamo il testo dell’intervento di apertura del sindaco Ravaioli:

Presidente, Assessori, Consiglieri,
per verificare ‘con il contagiri’ la notorietà di una persona o di un argomento è ormai uso procedere in questo modo: si accede a un motore di ricerca Internet, si digita il termine richiesto e poi, in tempo reale, appare il numero di pagine inerenti l’oggetto. Bene, all’espressione ‘abusivismo commerciale’ sul motore di Google corrispondono 128 mila pagine. Sfogliandone appena qualcuna ci si rende perfettamente conto di come- su questo problema- si sia detto di tutto e il contrario di tutto, in un caleidoscopio sbilenco di esperimenti, soluzioni, opinioni di ogni specie e colore politico. Centoventottomila ricette diverse la cui insipidezza sta già in quella iperbolica cifra.
E’ la chiara testimonianza della pressoché assoluta mancanza di conoscenza approfondita del fenomeno. Non si tratta di un problema marginale visto che questa ignoranza ha radicalizzato nel tempo due correnti di pensiero, l’una contro l’altra armate: l’abusivismo commerciale è solo una questione sociale/l’abusivismo commerciale è solo una questione di ordine pubblico. Tale scontro, prettamente ideologico, ha trascinato con sé un ulteriore deficit di analisi che ha portato a non cogliere la mutazione del fenomeno nell’ultimo decennio.

Perché l’abusivismo commerciale è cambiato dall’inizio degli anni Novanta ad oggi. Progressivamente infatti si sono affievoliti (anche se tuttora ben presenti) i preminenti elementi legati al disagio sociale, a vantaggio dell’irrobustimento oltre ogni limite di una vera e propria filiera nazionale e internazionale della contraffazione organizzata. La discussione attuale è allora viziata da due agenti inquinatori: il provincialismo e il romanticismo scaduto.

Il commercio irregolare non è un problema di Rimini ma dell’Italia e dell’Europa intera; chi avesse tempo e voglia di leggersi i protocolli d’intesa sottoscritti poche settimane fa da Governo e città metropolitane (Milano, Roma, Firenze, Torino) registrerebbe la presenza costante del capitolo dedicato a ‘contrasto all’abusivismo commerciale’: In questi protocolli peraltro viene ‘ribaltata’ la concezione della collaborazione tra Istituzioni e forze dell’ordine; quello dell’abusivismo commerciale non è un problema a carico dei soli Comuni ma paritariamente degli organismi dello Stato, delle Regioni e degli Enti sul territorio.
Le valutazioni sul fenomeno vanno fatte a partire da un’indagine attuale e non ‘filosofica’ del problema; sguardo e pensiero non vanno rivolti a un romantico e folkloristico ‘ieri’ che non ha quasi più nulla a che fare con il crudo ‘oggi’. Dire che il fenomeno attuale è perfettamente omologo a quello dei cosiddetti ‘magliari’ negli anni Cinquanta, degli immigrati del Mezzogiorno negli anni Sessanta, dei primi extracomunitari negli anni Ottanta è come paragonare gli originari e ingombranti elaboratori elettronici con i moderni personal computer. Il contenuto resta forse lo stesso- una singolare commistione tra disagio sociale, difficoltà di integrazione, malavita, sogno di un benessere ottenuto attraverso le scorciatoie dell’illegalità- ma le caratteristiche sono molto diverse, con altrettanti effetti modificati sul contesto sociale.
Più dalla pratica che dalla insufficiente letteratura a livello italiano e europeo si evince come il fenomeno dell’abusivismo commerciale si manifesti in modi diversi:
a)vendita effettuata da cittadino straniero in regola con il permesso di soggiorno, ma in modo abusivo, ossia senza le necessarie autorizzazioni comunali per l’esercizio del commercio su aree pubbliche;
b)vendita effettuata da cittadino straniero irregolare/clandestino, in modo irregolare;
c)vendita effettuata nei modi indicati nei punti precedenti ma comprendenti anche merce “contraffatta”.

Particolarmente grave e estesa è la piaga della contraffazione.
Essa si presenta come un insieme complesso di violazioni leggi, regolamenti vincoli contrattuali che regolano i diritti di proprietà intellettuale e di sfruttamento commerciale dei prodotti di ogni genere.
Il mercato dei falsi, se in una prima fase era limitato ai beni di lusso, si è successivamente esteso alla produzione e commercializzazione anche dei beni di largo consumo, con un considerevole aumento del volume di affari, causa l’ intervento di fattori moltiplicativi che possono essere così sintetizzati:
contraffazione e pirateria sono attività criminali in cui alti guadagni comportano bassi costi;
lo sviluppo delle tecnologie informatiche e digitali hanno reso estremamente facile e poco costosa la riproduzione abusiva;
la tendenza alla globalizzazione del commercio ha spalancato ai contraffattori nuovi mercati;
l’ avvento del commercio elettronico, separando fisicamente venditore e acquirente, ha moltiplicato le possibilità di irregolarità.

A livello mondiale, tra i settori più colpiti si possono individuare l’industria discografica, le maggiori case di software ed i principali produttori di griffes, di giocattoli, di prodotti farmaceutici e di cosmetica.
La contraffazione e i fenomeni ad essa correlati costituiscono attualmente un problema sociale di vasta portata (con un trend in ulteriore espansione) che comporta seri danni alle imprese, ai cittadini, allo Stato:
Essa determina:
un danno economico per le imprese titolari di marchi;
un indebolimento della posizione di mercato dei produttori;
un danno per i commercianti;
un danno ai consumatori;
un generale abbassamento degli standard di qualità;
un rischio per la salute e la sicurezza pubblica;
lo sfruttamento di manodopera clandestina,
fenomeni di riciclaggio;
un danno per l’Erario in ragione della diminuzione delle entrate, dell’evasione fiscale e di quella contributiva.
Le motivazioni che inducono i consumatori ad acquistare prodotti contraffatti sono molteplici e possono essere così riassunte:
gratificazione derivante dall’ impressione di aver fatto un affare;
difficoltà di acquistare beni con marchi autentici in ragione del loro elevato costo;
gioco dell’ acquisto e della successiva ostentazione del prodotto falsificato;motivazione di ordine sociale: vi è la convinzione che, aiutando, i venditori di strada o di spiaggia, si possa dare un contributo alla soluzione di un problema che è di ben altra portata;
componente ludica: non a caso, infatti, se ne registra una maggiore propensione durante il periodo vacanziero;
protesta sociale: l’acquisto al di fuori dei canali convenzionali e della legalità è vissuto come forma di protesta da parte di alcuni segmenti di clientela che avvertono una relazione conflittuale con le Istituzioni.

Da questa sommatoria di ambiguità eterogenee, diretta conseguenza dell’ignoranza tecnica e sociale rispetto al problema, scaturisce l’ambiguità della politica. Che vale sia per il ‘buonista’ centrosinistra che per il ‘legge e ordine’ centrodestra. Parto da quest’ultimo perché gran parte del mio incarico alla guida della città di Rimini si è snodato durante il Governo Berlusconi. Dal ‘Sole 24 Ore’, in una intervista di pochi giorni fa al presidente del Comitato per la tutela dei marchi di Confindustria, emergeva come nel periodo temporale 2004-2006 il volume della contraffazione fosse cresciuto da 75 a 250 milioni di euro. Siano sull’ordine di un aumento del 350%, negli anni dell’amministrazione di centrodestra. Più modestamente, mi sono sottolineato tre volte la frase del sottosegretario Mantovano di AN distillata ai giornali locali nell’anno 2005 per il quale ‘andare in spiaggia a combattere gli abusivi non è compito della polizia ma dei vigili urbani in quanto lì si compie solo una violazione amministrativa’. Così come ricordo come il sottosegretario di AN Berselli si fece personale paladino e difensore di una persona che, sulla base della legge, era stata sanzionata per l’acquisto di merce contraffatta. Lascio stare i tanti appelli che non solo io ma tutte le Istituzioni del territorio hanno via via lanciato nel lustro berlusconiano affinché si potesse contare su un numero più congruo di rinforzi di polizia estivi e permanenti, anche da destinare ad attività di intelligence anti abusivismo. Come si dice in questi casi: il silenzio è d’oro.

Il centrosinistra ha tutt’altri problemi. Giustamente svolge un’analisi più avanzata e ‘sociale’ del fenomeno ma l’equilibrio tra politiche di integrazione e sacrosanto rispetto delle regole viene spesso alterato per ragioni e impostazioni interne alla coalizione. Siccome su argomenti come questo le parole valgono come simboli e messaggi io, uomo di centrosinistra, non fatico a dichiarare che l’abusivismo commerciale ha evidenti implicazioni sociali e sociologiche relative ai flussi migratori e dunque come tale va approcciato; ma la mia coscienza e il mio ruolo pubblico non possono farmi chiudere gli occhi davanti allo sfruttamento umano, al danno economico alle imprese regolari, agli affitti in nero, all’evasione fiscale, all’occupazione illegale di parti di spiaggia, al collegamento con l’industria dell’illegalità che porta con sé il fenomeno. Ho detto l’altro giorno che combattere l’abusivismo commerciale è un’azione tipicamente di sinistra: confermo queste parole perché è nell’ignavia della politica di ogni colore- che si aggroviglia su formule quali ‘a mare’, ‘a monte’, ‘calci nel sedere’, ‘bastone e carota’- che il fenomeno è proliferato, lasciando di fatto sole le città che s’industriano, sperimentano, magari ottengono anche risultati positivi ma comunque non definitivi. Il caso Rimini è significativo anche per questo: in 10 anni si sono succedute strategie diverse per prevenire e contrastare il fenomeno ma senza trovare una risposta risolutiva, dovendo fare i conti con un’entità sovraterritoriale dai confini e ramificazioni pressoché sconosciute. Ma non ci arrendiamo, anzi oggi più che mai affermiamo che- sulla scorta di quanto prevede il dettato programmatico- è nostro obiettivo indiscutibile e irrinunciabile debellare il fenomeno dell’abusivismo commerciale nella città di Rimini.

Si dice e scrive sempre più spesso che la legalità è un valore che non appartiene né al centrodestra né al centrosinistra. Vero, verissimo; sarebbe grave e destabilizzante il contrario. Ma ciò non paventa una marmellata indistinta perché restano differenti e distinte le soluzioni che i due schieramenti propongono per garantire sicurezza al cittadino. Il programma di mandato 2006/2011 della città di Rimini individua tra i fattori dello sviluppo il tema delle sicurezze, affermando il principio del rispetto delle regole per tutti in una comunità solidale e unita. Un tessuto comunitario forte e aperto è il miglior antidoto al proliferare dell’irregolarità e del crimine ma il rispetto delle leggi non lo si ottiene esclusivamente intervenendo sulle cause sociali. Occorre nelle palesi situazioni di prevaricazione degli altrui diritti- che diventano quasi sfide sfrontate a tutto e a tutti- la presenza delle Istituzioni e dello Stato. Perché è in quei casi che davvero si misura non tanto e non solo un’autorevolezza ma una civiltà. Non posso accettare allora parole come quelle pronunciate due anni fa dal sottosegretario Mantovano. Affermare che l’abusivismo commerciale- anche dove scoperta è l’occupazione di fette intere di arenile- non sia un problema di ordine pubblico lì per lì si tratta di una furbizia per scaricare responsabilità su altri ma domani si rivela l’ennesimo colpo di maglio sul già malfermo senso di fiducia dei cittadini verso le Istituzioni.

Le indicazioni programmatiche sono state interamente costruite su questi ragionamenti e queste attueremo senza inventarci conigli dal cilindro. Le ricapitolo in estrema sintesi: un’attività di intelligence e repressione ‘ a monte’ coordinata dalle forze della Polizia di Stato, un’attività di prevenzione permanente dei luoghi a partire dall’arenile, l’incremento delle opportunità di integrazione lavorativa e delle relazioni con i cittadini extracomunitari anche attraverso progetti innovativi che coinvolgano il tessuto economico e sociale riminese. Come si può vedere, non siamo dalle parti del ‘manganello e bermuda’ né del ‘todos caballeros’. Mi soffermo su due aspetti importanti di questo dettato programmatico che attueremo in ogni sua parte.

Il primo: ogni sforzo della struttura comunale sarà vano se non sostenuto dalle forze dell’ordine. Oggi c’è molta più disponibilità di un tempo a considerare il problema nella sua effettiva dimensione e nel Comitato provinciale per l’ordine pubblico e la sicurezza si è instaurato un buon clima di collaborazione. E’ evidente soprattutto quest’anno come il coordinamento e la presenza delle diverse forze dell’ordine sia un deterrente molto più efficace nei confronti dei venditori irregolari. Questo è un trampolino decisivo per la nuova strategia del contrasto che- al di là di una lettura emozionale– sta incidendo progressivamente sul fenomeno. Se consolideremo nei prossimi anni tale strategia, sono sicuro che la situazione migliorerà. E non di poco. Il Comune farà la sua parte, lo stesso dovrà avvenire dallo Stato (a cominciare dalla certezza di maggiori rinforzi estivi di Polizia) e dai suoi organismi periferici. In questo senso faccio conto sulla responsabilità e sull’equanimità del Ministero competente il quale, nei recenti patti sulla sicurezza per le grandi città metropolitane, ha sottoscritto l’impegno a sostenere attivamente lo sforzo delle Polizie Municipali nel contrastare l’abusivismo commerciale.
Sottolineo ancora una volta notare come Rimini, nella sua metamorfosi estiva, passi da 137 mila a punte di 900 mila- un milione di presenze.
Concordo dunque con le sollecitazioni che esigono una presenza degli aggregati estivi già nel mese di aprile-maggio in quanto la partita della prevenzione e del controllo del territorio in prospettiva dei mesi più delicati la si gioca proprio in quel periodo.
Sia chiaro che Rimini deve essere controllata senza soluzione di continuità per tutti i 365 giorni dell’anno e in tal senso risulta fondamentale l’opera di “intelligence” che si attua in quei mesi. Un serio monitoraggio e controllo di quelle che sono le situazioni più a rischio è il miglior deterrente per affrontare con maggior cognizione di causa il fenomeno nel periodo estivo.
La collaborazione tra le forze dell’ordine e la Polizia Municipale su questo fronte è costante e, quanto meno da parte comunale si sta concentrando su quelle che sono le strutture ricettive extra-alberghiere e sulle abitazioni private,

Il secondo aspetto: Rimini è tra le avanguardie nazionali per capacità d’integrazione. Non lo dico io ma l’Università di Pittsburgh, in una ricerca del 2005. Si dimostra ancora una volta l’assioma che la società, nella sua quotidianità, è molto più avanti dei discorsi della politica e di qualsiasi opinion leader. Su questo territorio c’è una capacità di innovazione e, in definitiva, una predisposizione all’apertura che non può non dare i suoi frutti anche su una partita delicata come questa. L’Amministrazione Comunale discuterà, concerterà, definirà con il complesso del tessuto civile riminese un ulteriore salto di qualità nelle politiche di integrazione. In provincia di Rimini l’immigrazione è già di fatto una ricchezza che va alimentata garantendo servizi e diritti a chi dimostra- non a me o a un partito ma alla società intera- il desiderio di condividere un luogo in cui vivere. Se ciò non avvenisse, si moltiplicherebbero gli equivoci, le disparità, le tensioni fino a ledere pericolosamente i rapporti tra residenti e immigrati e tra immigrati e immigrati.
Aggiungo un ultimo richiamo, destinato a Rimini: è necessaria una presa di distanza incondizionata rispetto a quella- sì piccola ma comunque esistente- parte di città che sul fenomeno dell’abusivismo commerciale specula per soldi o per paura. Verso questi signori saremo durissimi ma fondamentale diventa la ‘moral (dis)suasion’ di cui è capace una società sana e ricca di valori.

Pur in mancanza di un’analisi scientifica nazionale, gli unici tentativi un minimo plausibili di leggere il fenomeno in chiave locale lo si demanda a un pugno di dati e numeri.
Da un’indagine del 2003 della Provincia di Rimini, condotta su un campione eterogeneo di 3000 persone (metà residenti, un quarto ospiti, un quarto imprenditori turistici) lungo i cinque comuni della costa, emergeva come l’abusivismo commerciale sia un fenomeno ‘visibile’ da circa l’82% dei residenti, con punte a Cattolica, Riccione, Misano e Rimini. Per il 78% dei cittadini il fenomeno è ‘un problema’ (la meno preoccupata Misano, la più preoccupata Bellaria); la percentuale si alza al 92% per gli operatori turistici e si abbassa per i turisti, 53,6%. Per il 75% dei residenti, i venditori abusivi sono soggetti sfruttati dalla criminalità organizzata mentre per il 58% degli imprenditori gli stessi si appoggiano consapevolmente alla criminalità organizzata. Come contrastare il fenomeno? Per oltre l’80% dei residenti bisogna colpire i luoghi di approvvigionamento della merce, integrare socialmente e nel mercato del lavoro legale gli ambulanti abusivi e aumentare la severità della legge; il 64,9% dei commercianti è convinto dell’azione di arresto e sequestro della merce anche in spiaggia, il 70,4% degli albergatori preferisce interventi volti all’integrazione sociale e nel mercato del lavoro regolare. Credo che questa indagine, purtroppo poco conosciuta, se non soluzioni indichi bene la percezione per così dire variegata del fenomeno e, in definitiva, anche le difficoltà materiali e ‘culturali’ con cui sono costrette a fare i conti le Istituzioni locali.

La stagione 2007 è contrassegnata dal presidio permanente dell’arenile da parte di 22 agenti della Polizia Municipale. Dodici postazioni su altrettanti chilometri di spiaggia, con almeno un paio di zone oggetto di evidenti problematiche di ordine pubblico. Non abbiamo risolto il problema, come è ovvio, però questa è la strada giusta. I venditori abusivi non sono scomparsi ma diversi segnali indicano un loro crescente fastidio per questa attività; le ultime azioni interforze dello scorso week end sono state efficaci, come del resto le precedenti iniziative di verifica ‘ a monte’ di locali in cui era stoccata merce contraffatta. Se nel 2006 la sola Polizia Municipale di Rimini aveva sequestrato oggetti per un valore stimato in 2,3 milioni di euro, nel 2007 le attività effettuate nel primo scorcio dell’anno ci fanno dire che sicuramente supereremo- e non di poco- quella cifra. Vi fornisco alcuni dati provvisori. Nel mese di giugno sono stati controllate 330 persone e 192 veicoli; 4 gli arresti; 37 i sequestri penali di merci, 69 i sequestri amministrativi, 36 i rinvenimenti merci; 49 le denunce a piede libero; 197 le sanzioni per violazioni diverse. Nei primi 15 giorni del mese di luglio 150 e 73 le persone e i veicoli controllati, 110 le sanzioni elevate, 15 le denunce a piede libero, 12 gli arresti, 79 tra penali e amministrativi sequestri merci, 92 i rinvenimenti merci.

Sono già numeri consistenti, così come consistente è l’impegno della Polizia Municipale e delle forze dell’ordine su questo versante. Nei prossimi quattro anni proseguiremo con questa strategia, tarando l’organizzazione anche alla luce dell’esperienza del 2007, muovendoci nei mesi invernali e primaverili nei confronti degli stoccaggi di merce e di chi affitta irregolarmente (non dimentichiamo che nel 2003 siamo state tra le prime Amministrazioni in Italia a redigere una specifica ordinanza), chiedendo con maggiore forza- sostenuti mi auguro da tutto il Consiglio Comunale- un sostegno effettivo e crescente dagli organismi statali.

Io credo che la strada che abbiamo definito nel programma di mandato sia quella giusta e la percorreremo in ogni sua parte, consapevoli che più consolideremo il tessuto di città solidale e coesa più avremo la possibilità di togliere acqua all’illegalità, al sommerso, alla clandestinità. Il nostro sforzo nella direzione di garantire una città sicura- nella quale chi si vuole integrare ha lavoro, opportunità, servizi- non sarà allora testimoniato esclusivamente dal capitolo di bilancio relativo alla Polizia Municipale oppure creando improbabili riserve economiche ad hoc ‘anti abusivismo’. No, il nostro impegno dovrà essere letto anche guardando alle risorse destinate al sociale, alle abitazioni, alle scuole. A partire dall’assicurare il rispetto delle regole che valgono per tutti, legittimando la presenza e il ruolo delle Istituzioni in ogni luogo della città, sensibilizzando verso una cultura della legalità, della solidarietà, della tutela della persona, del rifiuto della prevaricazione, della collaborazione libera e scevra da timori e convenienze.
Questa è la nostra ricetta. Sono sicuro che non sarà la 128millesima e 1 su un motore di ricerca Internet.