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Riccione

Black out: su Raibano il dibattito si fa bollente

In foto: Il giorno dopo il black out, il dibattito sulla nuova centrale di Raibano si accende. Il WWF di Riccione ci ha inviato una nota stampa di commento contro strumentalizzazioni della vicenda, che pubblichiamo:
Il giorno dopo il black out, il dibattito sulla nuova centrale di Raibano si accende. Il WWF di Riccione ci ha inviato una nota stampa di commento contro strumentalizzazioni della vicenda, che pubblichiamo:
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lun 29 set 2003 13:00 ~ ultimo agg. 00:00
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Nella notte tra sabato e domenica, alle ore 3:00 circa si interrompe la distribuzione di energia elettrica su quasi tutto il territorio italiano.

La prima cosa che colpisce, all’indomani del black out, sono e le polemiche che inevitabilmente, si sono innescate e la solita “danza” delle responsabilità, unico indiziato sembra essere la scarsità di energia elettrica prodotta in Italia, quasi dimenticandosi che nella notte tra sabato e domenica, la domanda energetica era notevolmente bassa, tale da non poter giustificare un collasso della rete, soprattutto, dopo che la Francia ha respinto categoricamente ogni responsabilità, negando di aver interrotto l’erogazione all’Italia e allora dov’è l’inghippo? Si tratta di errore o negligenza da parte di chi gestisce la rete Italiana di distribuzione elettrica, o si tratta invece, di una vera e propria strumentalizzazione per rilanciare l’idea del nucleare in Italia?

È vero che importiamo energia dall’estero, ma soltanto 6.000 MW, a fronte dei 76.950 MW, prodotti dalle attuali centrali italiane ma il reale fabbisogno nella notte di domenica era all’incirca di 21.000 MW

L’Italia, come è noto, è il “Paese del sole” e la differenza del fabbisogno di energia potrebbe essere benissimo, supplita da fonti energetiche pulite, ad esempio, dando incentivi a privati, aziende ecc. per realizzare impianti autonomi di produzione tramite i pannelli fotovoltaici, lo stesso potrebbero fare tutte le strutture pubbliche, dalle scuole, alle sedi regionali, provinciali, comunali, caserme ecc. ecc., si eviterebbe in questo modo, di costruire ulteriori centrali a gasolio, a carbone o nucleari, che oltretutto, alimentano ulteriormente “l’effetto serra del Pianeta” con l’inevitabile, aumento del fabbisogno energetico, per il nucleare poi, si creerebbe il gravissimo problema dello smaltimento delle scorie radioattive, chi le vorrebbe vicino a casa sua? A quale Paese del terzo Mondo saranno destinate? Crediamo che ognuno di noi si sia fatta una propria idea, noi temiamo però, che ci sia una forte volontà “politica” per rimettere in campo l’idea di realizzare nuove centrali nucleari, mettendo al bando ciò che molti italiani hanno deciso con un referendum.
Non bisogna cadere in questo tranello, architettato ad arte e deciso a tavolino poiché rischia di innescare una spirale virtuosa (più energia prodotta, uguale a più energia consumata) il cui risultato sarà quello di distruggere irreversibilmente l’ambiente.

Non vogliamo assolutamente che quanto è accaduto a livello nazionale diventi una “scusa” a livello locale, per realizzare la paventata centrale da 500 MW alle porte di Riccione o per ampliare l’inceneritore !!

In virtù di quanto successo ieri, invece, la centrale di Raibano diventa una necessità per CNA della Provincia di Rimini, Confartigianato della Provincia di Rimini, Lega Coop Rimini e Confcooperative Rimini. Pubblichiamo il loro intervento congiunto:

Dopo il blackout che il 28 settembre ha “spento” tutta l’Italia, é stato lo stesso Presidente della Repubblica a richiamarci alla realtà: “Basta ritardi con la costruzione di nuove centrali. Vanno subito realizzati i nuovi impianti, anche piccoli”.

Nella Provincia di Rimini esiste il progetto per affiancare all’inceneritore di Raibano una centrale elettrica da 200 megawatt. La centrale si basa sulla “termo-utilizzazione” dell’incenerimento dei rifiuti: il calore prodotto servirà per produrre energia elettrica.

Il combustibile utilizzato è il gas metano, una fonte energetica pulita e rinnovabile. I dispositivi di filtraggio dei fumi potranno garantire un impatto sull’atmosfera del tutto trascurabile, così come sarà quello sulla temperatura (si prevede l’aumento di mezzo grado centigrado nell’area immediatamente circostante, nulla in confronto a quanto prodotto dalle caldaie in funzione delle abitazioni).

La centrale di Raibano potrebbe dare alla Provincia di Rimini l’autosufficenza energetica entro il 2010, senza arrecare danni ambientali o paesaggistici.

Se non si vuole retrocedere dai livelli di sviluppo produttivo e qualità della vita raggiunti nella nostra area, l’alternativa a Raibano è la costruzione di nuovi elettrodotti per importare energia da altri fornitori. Soluzione che da una parte porterebbe a nuovi interventi invasivi sul territorio, mentre d’altro canto, rafforzando la dipendenza d altri, non ci metterebbe al riparo da eventi quale quello appena verificatosi.

Da tutto ciò risulta evidente che ritardi e resistenze non sono più ammissibili: al contrario la centrale di Raibano va realizzata, se possibile, in tempi ancora più brevi di quelli previsti. E su questo obiettivo chiediamo l’impegno di chi ha la responsabilità di governo a tutti i livelli, da quello centrale a quello di quartiere, come ha opportunamente ricordato lo stesso Presidente della Repubblica.