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Povertà: le luci del 2015 sono già ombre

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mar 10 gen 2017 07:09 ~ ultimo agg. 11 gen 10:47
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Sono complessivamente 65.797 le persone che le Caritas dell’Emilia Romagna hanno incontrato nel 2015. Se si considera che l’Istat calcola al 1 gennaio 2016 il 4,8% delle famiglie in regione in stato di povertà relativa, risulta che le Caritas della regione hanno incontrato 1 famiglia su 3, tra quelle in stato di povertà contate da Istat.

Nel 2015 in ben 9 Caritas diocesane su 14 si è registrata una diminuzione di persone incontrate. Questo potrebbe far pensare ad una tendenza positiva.

Purtroppo questo andamento nel primo semestre del 2016 è già mutato passando da una media del -6,1% al +3,5%.

 

La diminuzione delle persone incontrate nel 2015 non è scaturita purtroppo da una decrescita di situazioni di povertà, quanto piuttosto da dei cambiamenti.

Per esempio in tutte le diocesi sono aumentate le Caritas parrocchiali, per cui molte persone si sono rivolte alla Caritas del proprio territorio di residenza, invece che alla Caritas diocesana. Questa capillarità ha permesso che le persone/famiglie siano seguite in modo più attento e mirato, ricevendo maggiori attenzioni e aiuti, ma sono in parte “sfuggite” dalla raccolta dati, perché non tutte le Caritas parrocchiali svolgono questa mansione; -molti stranieri si sono spostati: alcuni sono tornati in patria, mentre altri hanno optato per altri paesi dell’Unione Europea.

 

Chi sono le persone incontrate?

Nel 71% dei casi si tratta di persone che sono in situazione di povertà già da diverso tempo e si ritrovano costrette a tornare alla Caritas perché non hanno altri a cui chiedere aiuto.

Sono sempre più uomini, passati dal 58,1% nel 2015 al 64,2% nel primo semestre del 2016. Si rivolgono alle Caritas perché rimasti soli e senza lavoro. Rispetto allo stato civile si riscontra una differenza tra italiani e stranieri: i primi sono in prevalenza celibi, separati o divorziati, mentre gli immigrati sono per lo più coniugati, ma non sempre conviventi con la propria famiglia, in quanto alcuni familiari hanno fatto rientro in patria o altri non si sono mai ricongiunti.

– Tra gli uomini è rilevante anche la presenza di profughi che, terminati i progetti di accoglienza e, ricevuto i documenti quali il Permesso di Soggiorno, si ritrovano ad attraversare l’Italia chiedendo vitto, alloggio e lavoro.

Andamento che è diventato più consistente nel primo semestre del 2016.

– In media la percentuale degli italiani ai Centri di Ascolto è pari al 21%, ma ci sono Caritas che toccano percentuali molto più alte: Imola (46,3%), Carpi (42%), Bologna (40,1%). Negli ultimi mesi si sta registrando un aumento degli italiani anche nelle mense e nei dormitori.

In alcune diocesi gli stranieri nel primo semestre 2016, hanno superato il 70% come Modena (83,7%) Cesena (77,2%), Reggio Emilia (76,3%), S.Marino-Montefeltro (75,3%). Tra gli stranieri prevalgono marocchini, rumeni e tunisini; nell’ultimo anno si registra un aumento di ghanesi e nigeriani, diminuiscono gli ucraini.

 

Nella maggior parte dei casi si tratta di stranieri regolari, arrivati in Italia da oltre dieci anni: marocchini, tunisini e albanesi frequentemente vivono sul territorio assieme ai propri familiari, spesso con figli minori a carico.

– Per quel che concerne le fasce d’età, a differenza dai dati nazionali (presentati da Caritas Italiana il 17 ottobre 2016) che mostrano un aumento di giovani in stato di povertà, in Emilia Romagna la fascia più colpita è quella tra i 35 e i 44 anni ma, dal 2015 al I semestre 2016 la situazione si sta modificando. La povertà colpisce sempre più tutte le fasce d’età dai giovani (18-34) ai meno giovani (55-64). C’è poi differenza tra italiani e stranieri. Tra gli italiani si registra un avanzamento di età di coloro che sono in situazione di povertà: sono sempre più frequenti i casi di coloro che hanno perso il lavoro e non riescono più a trovarlo in quanto gli over cinquanta, così come quelli che hanno superato i 60 anni, ma non sono ancora nella condizione di percepire la pensione e non riescono a sopravvivere in quanto completamente privi di reddito.

– In media il 20% delle persone che si rivolgono alle Caritas diocesane dell’Emilia Romagna sono senza dimora. I tempi di permanenza in strada diventano sempre più lunghi, soprattutto per gli italiani (oltre 4 anni, come conferma la ricerca Istat), mentre gli immigrati tendono a spostarsi in altri Paesi pur di non restare in strada per lunghi periodi. Gli operatori segnalano situazioni sempre più drammatiche, soprattutto per quel che concerne gli italiani, caratterizzate spesso da fragilità nei rapporti familiari e amicali, solitudine, condizioni di salute precarie, che a volte portano a turbe psicologiche, dipendenze da alcol, da sostanze. Molto spesso la causa principale della perdita della casa è dovuta alla mancanza di lavoro: nel momento in cui una persona perde o non trova più il lavoro, i rapporti familiari diventano sempre più fragili e conflittuali e l’uscita dalla propria dimora è l’esito inevitabile di queste fratture.

 

InformaCaritas