Turismo e affitti brevi: il 'mistero' delle 300.000 presenze mancanti


Secondo l'Istat il comune di Rimini ha chiuso il 2024 con 6.938.992 presenze turistiche mentre i dati dell'amministrazione parlano di 7.242.295 pernottamenti dichiarati che hanno portato a incassare 14,2 milioni di Imposta di Soggiorno. Oltre 300.000 presenze mancanti che offrono lo spunto al sindaco Jamil Sadegholvaad per una riflessione sul tema degli affitti brevi. Proprio a questa forma di alloggi infatti sarebbe addebitabile il gap.L'istat prende infatti in esame per Rimini 463 alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale mentre il comune ne conta 1507 in forma non imprenditoriale ma registrati per l'imposta di soggiorno. L'appello di Sadegholvaad, nel valutare politicamente il fenomeno, è quello di "usare equilibrio, togliere i pregiudizi, che siano di demonizzazione o di eccessiva esaltazione". Il primo cittadino riminese auspica "un'offerta equilibrata che da una parte non sottragga alloggi e spazi alle famiglie e agli affitti lunghi e dall'altra non frustri un settore dell'economia che comunque crea benessere e posti di lavoro."
L'intervento di Jamil Sadegholvaad, sindaco di Rimini
Gentile Direttore, a volte la statistica offre numeri che permettono di 'leggere' i cambiamenti che intervengono nella società. Prendiamo ad esempio il turismo e prendiamo un caso locale: Rimini. Mettendo a confronto il dato finale 2024 fonte ISTAT con quello comunale dei rilievi amministrativi per il versamento dell'Imposta di soggiorno emerge un sensibile scostamento. L'Istituto Statistico Italiano, fonte ufficiale, registra al 31 dicembre 2024 per il Comune di Rimini 6.938.992 pernottamenti mentre l'incasso record di 14,2 milioni di euro da imposta di soggiorno scaturisce da 7.242.295 pernottamenti dichiarati. Si tratta di una differenza rilevante, 303.303 presenze turistiche che non rappresentano solo una anomalia comunque da studiare ma, se vogliamo, hanno anche un rilievo nel dibattito pubblico. Invariabilmente ogni anno, anzi ogni mese, si 'apre la discussione' sul dato temporaneo, con le opposte interpretazioni che oscillano tra apocalittici e propagandisti. In questo caso 7,2 milioni di pernottamenti, con la scomparsa pressochè totale del turismo russo dal 2022 in poi, andrebbero già oltre il dato turistico pre Covid. A ciò andrebbe aggiunto, senza alcun intento polemico, che sulla carta ci si aspetterebbe probabilmente che ISTAT fosse più 'alto' del dichiarato sull'Imposta di Soggiorno, a causa della percentuale (limitata a Rimini ma comunque presente) di una potenziale evasione di quest'ultima. La spiegazione più semplice di questo scostamento sta nell'ancora complessa assunzione statistica degli affitti brevi turistici, esplosi dopo la pandemia in Italia e nel mondo. I 463 'alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale' nel Comune di Rimini, calcolati da ISTAT per i suoi periodici report, rappresentano oggi un numero realistico rispetto alla portata di un fenomeno che, oggi, anche per l'assenza o l'indeterminatezza di leggi che lo regolamentino, si nutre di numerosissime situazioni 'in foma non imprenditoriale'? A semplice titolo di esempio, sono oltre 1.507 gli appartamenti gestiti 'in forma non imprenditoriale' destinati a questo tipo di offerta, registrati per l’imposta di soggiorno nel Comune di Rimini. Empiricamente, in attesa magari di analisi tecniche più dettagliate (ISTAT comprende, magari in altri studi, gli 'alloggi in affitto gestiti in forma non imprenditoriale'? E se sì, perchè non indicarli, in toto o in parte, nell'analisi turistica?), si può pensare che la consistente differenza statistica di oltre 300mila presenze turistiche nel solo anno 2024 registrata a Rimini stia non lontanissimo da qui. Questa prima valutazione porta a due considerazioni, una di metodo e l'altra nel merito. Metodo: siccome spesso il dibattito politico viene orientato dall'onda (emozionale) dai report mensili e per singolo Comune, con accuse politiche invariabilmente incrociate, forse varrebbe la pena pensare a come aggiornare gli strumenti di rilevazione, almeno a livello locale, per permettere letture più fini dell'attualità. Penso ad esempio al ruolo fondamentale che potrebbe sempre più assumere l'Osservatorio Regionale sul Turismo. Uno strumento già molto buono, che già ha dimostrato nei pochi anni di attività di potere ampliare il quadro generale di analisi sull'industria turistica dell'Emilia Romagna. So che la Regione e l'assessora Roberta Frisoni stanno lavorando a un ulteriore upgrade di questo strumento, implementandolo proprio sul fronte delle nuove tendenze (escursionismo, affitti brevi, dati non tradizionali), in poche parole tutto ciò che può permettere una comprensione più profonda (e più utile ai fini delle susseguenti decisioni e azioni politico amministrative) di uno dei principali comparti economici e occupazionali della nostra Regione. Merito: conosciamo tutti benissimo gli effetti negativi che il boom degli affitti brevi sta avendo in tutte le città del mondo, spingendo nelle periferie e ai margini il bisogno sociale di affitti permanenti o per residenti. Una vera e propria piaga che sta addirittura cambiando la forma delle città. D'altra parte però è evidente come sia crescente la domanda dei viaggiatori rispetto a questa nuova forma di ospitalità, diciamo individuale o in sharing ristretto. Non è un mistero che diversi imprenditori tradizionali anche a Rimini e sulla nostra Riviera stiano gestendo, oltre a strutture alberghiere consolidate, alloggi per affitti brevi, perché questa è una domanda di mercato reale e che va esaudita. Mi spingo anche oltre, al turismo dell'entroterra. E' evidente come il fenomeno degli airbnb e degli affitti brevi stia dando una spinta al settore dell'accoglienza delle aree interne, andando a concretizzare idealmente quell'idea di 'albergo diffuso' vagheggiata (e non realizzata) da anni, non potendo pensare di costruire stecche di alberghi in collina o in montagna per motivi evidenti. Quello che voglio dire è anche nel valutare politicamente questo fenomeno, sicuramente con tantissimi aspetti negativi, bisogna usare equilibrio, togliere i pregiudizi, che siano di demonizzazione o di eccessiva esaltazione. C'è una domanda turistica reale; ci deve essere un'offerta equilibrata che da una parte non sottragga alloggi e spazi alle famiglie e agli affitti lunghi e dall'altra non frustri un settore dell'economia che comunque crea benessere e posti di lavoro; bisogna definire e codificare nuove leggi mirate ad armonizzare ogni parte, ritagliate su specifiche situazioni territoriali e non generalizzate; sono necessari puntuali controlli per evitare furbizie e squilibri, in attesa di nuove e più chiare disposizioni nazionali. Questa per me è una strada possibile da percorrere con realismo.