Tentata estorsione ai danni dell'ex amante, carabiniere condannato


Un appuntato dell'Arma dei carabinieri di 56 anni, all'epoca dei fatti in servizio a Rimini, è stato condannato in primo grado a 2 anni e 6 mesi di reclusione dal tribunale monocratico di Rimini per tentata estorsione nei confronti dell'ex amante, residente nel capolouogo. La donna, secondo quanto ricostruito dalla Procura di Rimini, prestò al carabiniere circa 45mila euro nel corso della loro relazione extraconiugale, iniziata nel 2016 e interrottasi nel 2019, con la promessa che quei soldi le sarebbero stati restituiti col tempo. A garanzia avrebbe ricevuto tre assegni, su uno dei quali in un secondo momento aveva chiesto e ottenuto un decreto ingiuntivo.
Davanti al temporeggiare dell'amante, la donna lo avrebbe messo alle strette, ricevendo in cambio svariate minacce, alcune anche di morte: "Se tocchi il mio lavoro, ti taglio la testa e la porto in caserma". Per cercare di ritardare la restituzione del denaro, l'appuntato (che nel frattempo è stato trasferito in altra provincia) minacciò la donna di svelare a suo marito la loro relazione clandestina. Non solo, perché, stando all'accusa, l'avrebbe spaventata facendole credere di voler intentare una causa per il presunto (e mai provato) riconoscimento di paternità del suo secondo figlio.
Dopo la denuncia della donna, sono scattate le indagini che hanno portato l'appuntato a processo, difeso dall'avvocato Lamberto Carraro del foro di Bologna. Il giudice del tribunale di Rimini ha anche disposto a favore della parte civile, rappresentata dall'avvocato Piero Venturi del foro di Rimini, un risarcimento di 10mila euro, oltre alla revoca della sospensione della pena nei confronti del carabiniere per una precedente condanna ad un anno legata alla falsificazione di alcune chat WhatsApp portate come prova in tribunale. Infine è stata ordinata la trasmissione all'Arma dei carabinieri del dispositivo per gli adempimenti di legge.