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Riccione forte per quel che è

Sadegholvaad: Riccione abbandoni l’ossessione di Rimini ‘uomo nero’

In foto: il sindaco Sadegholvaad
il sindaco Sadegholvaad
di Redazione   
Tempo di lettura 4 min
Mer 1 Giu 2022 11:59 ~ ultimo agg. 6 Giu 06:56
Tempo di lettura 4 min

Il sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad con un post su Facebook dice la sua su Riccione: senza nascondere la propria simpatia per la candidata del centrosinistra Daniela Angelini ma allargando la riflessione a una sorta di ossessione “dell’uomo nero” che una parte di Riccione vivrebbe nei confronti di Rimini. Riccione deve credere nella sua identità senza doversi per forza rapportare ogni volta coi vicini e senza agitare spauracchi, dice il sindaco: se Riccione e Rimini lavorano insieme sono imbattibili.


Il post di Jamil Sadegholvaad:

Rimini e Riccione.
Da piccoli, a noi bambini, ci ammonivano: stai buono, se no arriva l’uomo nero! Poi, crescendo e studiando, capivi che quella figura era agitata dalla notte dei tempi come ‘controllore sociale’, lo spauracchio spaventoso, il nemico sbandierato per impedirti di fare o non fare cose.
Non voglio entrare nella campagna elettorale di Riccione; ne so poco, chiaramente il mio cuore batte da una parte (Daniela Angelini), faccio sinceramente i migliori auguri a tutti i candidati a sindaco affinché possano realizzare i loro impegni e programmi. Ma voglio dire una cosa su Riccione, città che conosco molto bene, per avere lì tante amicizie e altrettante frequentazioni sin da quando sono nato.
Riccione è bellissima, un luogo splendente e glamour che rende tutti orgogliosi di abitarci a due passi e frequentarlo assiduamente.
Riccione ha avuto e ha un ruolo fondamentale nella fortuna di un modello turistico che in pochi anni ha trasformato la Riviera di Romagna nella meta di vacanza più desiderata dagli italiani.
Riccione è un miracolo realizzato nel breve spazio di 100 anni, con lavoro, orgoglio, sapienza, creatività e amministrazioni comunali lungimiranti e capaci che si sono succedute dal dopoguerra alla guida della città.
Ma, la domanda è questa, Riccione è consapevole della sua forza? Lo chiedo con molto candore e senza spirito polemico visto che ancor oggi, sbirciando le dichiarazioni di qualche amministratore, mi pare emerga l’ossessione dell’uomo nero, l’indicazione dello spettro e del feticcio creato per tenere buone e impaurite le proprie truppe.
L’effetto, più che mitico, è buffo. L’eterno ritorno alla Brescello di don Camillo e Peppone, Coppi e Bartali, Beep Beep e Wil Coyote, Nilla Pizzi e Modugno.
Francamente, visto da di qua del Marano, tutta questa ossessione nei confronti di Rimini, questo avere Rimini come eterna pietra di paragone/capro espiatorio, ha poche spiegazioni razionali se non appunto nella mitologia sciamanica.
E’ come se ogni volta salisse il desiderio di tornare a uno schema vecchio e rassicurante per nascondere proprie debolezze e timori.
Ma, come ho detto prima, Riccione è forte, fortissima, sicura e non ha nessun senso e produttività che confonda l’orgoglio con l’astio.
In diversi sostengono che ‘l’anti riminesità’ a Riccione abbia un valore tangibile anche in termini di consenso elettorale.
Francamente non lo so e, guardando alla società contemporanea, ho molti dubbi sia così. Mi pare più, oggi, un gioco e un approccio limitati di un certo tipo di classe dirigente, superato dai fatti. E i fatti sono le persone ‘normali’, che ‘normalmente’ attraversano i confini amministrativi senza avere la sensazione di varcare i cancelli del cielo o dell’inferno.
Rimini, Bellaria, Cattolica, Misano, Santarcangelo, tutti i Comuni della provincia, tutta la regione, l’Italia intera, considerano Riccione un posto bellissimo.
Tutti vogliamo bene a Riccione perché è anche casa nostra, del mondo. Ma ci deve credere in primis la stessa Riccione che è forte per quello che è e non perché deve ogni volta comparare e compararsi con/contro chi gli sta vicino per definire la propria identità.
Se Rimini e Riccione lavorano insieme sono imbattibili. E questo dipende dalla buona volontà di ciascuno di noi. Io ce la metterò tutta.

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di Andrea Polazzi