Retribuzioni. Regione a due velocità: l'Emilia corre, la Romagna arranca


Il nuovo "JP Geography Index 2025", elaborato dall’Osservatorio JobPricing, ha analizzato le dinamiche retributive su scala nazionale con l’Emilia-Romagna che si è confermata tra le aree più solide del Paese grazie ad una Retribuzione Globale Annua (RGA) media di 32.953 euro (sesta in Italia). Purtroppo però la Regione avanza a due velocità con un’Emilia che corre e una Romagna che rallenta e arranca sempre più.
Le province lungo la via Emilia tirano la volata con Bologna in vetta (sesta in Italia) con una RGA di 34.433 euro, seguita da Piacenza (33.922 euro), Parma (33.909 euro), Modena (33.385 euro) e Reggio Emilia (33.235 euro). Note dolenti per la Romagna dove le retribuzioni arretrano. Ravenna si attesta a 31.689 euro, perdendo due posizioni e scendendo al 36° posto nazionale. Rimini è in forte calo: perde 13 posizioni (il calo più elevato in Regione), precipitando al 68° posto con una RGA media di 29.542 euro, ben al di sotto della media regionale e nazionale. Forlì-Cesena si ferma ancora più indietro con 29.398 euro, al 71° posto, con una perdita di tre posizioni rispetto all’anno precedente.
A provare a leggere i dati è il segretario della Cisl Romagna Francesco Marinelli. “Non possiamo non guardare in faccia la realtà: questo calo retributivo che sta affliggendo da anni la Romagna non è affatto accidentale - chiosa -. Al contrario, è la conseguenza di una serie di criticità strutturali che sono sotto gli occhi di tutti. Innanzitutto, parliamo della precarizzazione e della stagionalità del lavoro, un problema che si fa sentire in modo particolare nel settore turistico e agricolo. Quando un modello si basa prevalentemente su contratti a termine e bassi livelli salariali, non può sostenere una crescita retributiva duratura nel tempo. È una matematica che non funziona. A questo si aggiunge la crisi in atto in settori chiave per il territorio come il manifatturiero in genere, che sta’ subendo forti contraccolpi economici e occupazionali, aggravando ulteriormente il quadro retributivo e sociale della Romagna.”
Il segretario CISL punta il dito anche sulla mancanza di visione industriale nel lungo periodo. “Un altro problema centrale è la mancanza di diversificazione economica. Pensate alle province lungo la Via Emilia, come Bologna, Parma o Reggio Emilia: lì si è investito in settori ad alto valore aggiunto, come l'automotive, la meccanica di precisione, la tecnologia. In Romagna, invece, questi investimenti sono stati insufficienti. Questo ci ha reso più vulnerabili e meno competitivi.”
Marinelli evidenzia infine il tema della contrattazione aziendale, spesso assente o debole, che incide direttamente sulla capacità dei lavoratori di ottenere retribuzioni adeguate. “Un altro fattore cruciale è la contrattazione di secondo livello. Dove questa è debole o inesistente, non si riescono a garantire quegli incrementi salariali che sarebbero necessari per stare al passo con il costo della vita e con la produttività. Il risultato è un arretramento che si fa sentire direttamente nelle tasche dei lavoratori.”
Fin qui l'analisi, impietosa. Ma come invertire la china e impedire alla Romagna di restare la Cenerentola della Regione? "Dobbiamo puntare con forza su una maggiore stabilità occupazionale - dice Marinelli -, su investimenti mirati in innovazione e formazione, e soprattutto su una contrattazione collettiva più incisiva, capace di garantire salari equi e dignitosi per tutti. Il futuro dei nostri giovani e delle nostre famiglie dipende dalla nostra capacità di rispondere a questa sfida.”
Il segretario della Cisl richiama anche le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della cerimonia al Quirinale per la consegna delle Stelle al Merito del Lavoro 2025. “Sappiamo - ricorda Marinelli - come i salari siano stati lo strumento principe nel nostro Paese per ridurre le disuguaglianze, per un equo godimento dei frutti offerti dall'innovazione, dal progresso. È una questione che non può essere elusa perché riguarda in particolare il futuro dei nostri giovani, troppi dei quali sono spinti all'emigrazione. Questa strada, spesso sofferta, viene prescelta, talvolta, per la difficoltà di trovare lavoro e, sovente, a causa del basso livello retributivo di primo ingresso nel mondo del lavoro." “Un messaggio, quello del Presidente della Repubblica, che la CISL Romagna condivide pienamente - conclude - e che rende ancora più urgente un impegno comune, istituzionale e sociale, per restituire valore al lavoro, rafforzare la contrattazione collettiva e garantire salari equi e dignitosi, soprattutto per i giovani e per chi vive nei territori più fragili.”