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le polemiche del luglio 2015

Quando Rimini fu travolta dai 'Saluti'. Dieci anni fa l'operazione Cattelan

In foto: una delle immagini di Cattelan
una delle immagini di Cattelan
di Maurizio Ceccarini   
Tempo di lettura 5 min
Mer 23 Lug 2025 09:18 ~ ultimo agg. 13:16
Tempo di lettura 5 min

SHOCK IN MY TOWN

L’operazione era stata abilmente tenuta sottotraccia senza far trapelare niente. Fino al mattino del 30 giugno, quando in una Rimini reduce da una Molo Street Parade da duecentomila presenze (stime dei promotori) e attesa nel fine settimana dalla Notte Rosa, la notizia arrivò tramite un articolo del Corriere della Sera. Il titolo la toccava piano: “Cattelan choc a Rimini”. L’Amministrazione Comunale stava per lanciare la campagna “Saluti da Rimini” con otto opere realizzate da Maurizio Cattelan, artista della provocazione per eccellenza, e dal fotografo Pierpaolo Ferrari. Immagini tratte dall’archivio della rivista Toiletpaper dei cui contenuti si davano diverse anticipazioni: un fondoschiena coperto da un dentifricio tricolore, un’erezione chiaramente visibile sotto dei pantaloni con una pietra appesa alle parti nobili, una donna con un bicchiere dove entrava dall’alto un “liquido ambiguo”, un uomo a mollo nella pastasciutta ma anche una rilettura dell’estasi di Santa Teresa con una ragazza immersa tra le patatine.

C’ERAVAMO TANTO SCALDATI

Una boutade estiva? E’ il primo aprile il giorno degli scherzi, il primo luglio invece si fa sul serio e l’indomani la città si trova invasa dalle immagini irriverenti di Cattelan: cartoline, manifesti, maxiposter nei luoghi strategici.

A presentare l’operazione ai media sono il sindaco Andrea Gnassi, l’assessore Massimo Pulini e la riminese Maria Cristina Didero, curatrice del progetto. “Cattelan ha colto lo slancio della nostra città e ha deciso di narrarla con le sue ironie, le sue contraddizioni, con le sue luci e le sue ombrespiega il primo cittadino - Oggi l’arte contemporanea è il più potente mezzo di racconto per una città che cambia”.

Quando i relatori si alzano dal tavolo della conferenza stampa, il bailamme è già un pezzo avanti. I social hanno già fatto il loro dovere, che già nel 2015 è quello di creare fazioni l’un contro l’altra armate: apoteosi del cattivo gusto, accusano gli uni. Lagne da bacchettoni, replicano gli altri.

E a stretto giro si infiamma anche il mondo politico: un sindaco che ha perso il senso della realtà, un’operazione che mette in ridicolo l’immagine di Rimini, una ‘patacata’ indegna di una città che si faceva vanto dell’eleganza del suo Gruau, accusano voci del centrodestra. Ma ci sono anche le donne del PD nazionale che se la prendono con le “immagini sessiste che danno il solito stereotipo della donna come oggetto del desiderio”. Le donne del PD locale invece stanno con Gnassi nella difesa della libertà dell’arte. Anche se il sindaco, invero, pare in grado di cavarsela benissimo da solo: con citazioni a raffica - da Caravaggio a Fellini fino alla campagna “Je suis Charlie” - controbatte senza battere ciglio a tutti gli attacchi.

Molti, a partire dal 5 Stelle, puntano inoltre il dito sulla spesa. Il costo dell’operazione è di 35mila euro, che salgono a 80mila considerando altri costi operativi, in particolare supporti per le affissioni acquistati e rimasti in dotazione al Comune di Rimini. Per l’assessore Pulini, invece, il prezzo è più che giusto: “Imparagonabile il costo rispetto alle spese possibili che potevano esserci se avessimo commissionato noi a una star di compiere qualcosa. Con questa collaborazione abbiamo ridotto ai costi vivi”.

DIGITAL KILLED THE POSTER STARS?

Col passare delle settimane i riminesi si abituano agli scorci cattelaniani e il clamore, come naturale, sfuma. Oggi, dieci anni dopo, l’Amministrazione Comunale si rivolge al visual artist Alessandro Malossi per una campagna in ottica social dall’iconografia decisamente più moderata. E curiosamente dallo stesso costo dei Saluti da Rimini (35mila euro). Ma è poco sensato fare paragoni, in un mondo della comunicazione ben diverso dove le immagini si muovono sempre più in digitale e un’occupazione “fisica” della città come quella dei poster di Cattelan sarebbe forse impensabile.

Didero, Gnassi, Cattelan e Ferrari in una foto per 'Saluti da Rimini'

I “Saluti da Rimini” furono un’operazione riuscita? Se l’obiettivo era di sconvolgere i benpensanti, dal coro di reazioni iniziali la risposta probabilmente è si. A livello promozionale per la città, difficile quantificarlo. Quella del 2015 rimane comunque negli annali come l’estate dei Saluti da Rimini, l’ultima campagna promozionale davvero pirotecnica che Rimini ricordi.

Maria Cristina Didero continua a curare importanti iniziative artistiche e di design, a livello nazionale e internazionale, ma quel progetto che dieci anni fa contribuì a portare nella sua città lo ha ancora ben presente: "Una volta Cattelan disse che la sua opera non è l’immagine o la scultura o l’installazione che di volta in volta, di mostra in mostra compare nel mondo. La sua opera si manifesta nella reazione delle persone alla sua opera — reazione che peraltro non è sempre prevista o prevedibile, positiva o negativa che sia. Quando il Sindaco Andrea Gnassi mi chiese di pensare a un progetto di disegno del territorio, ho avuto la speranza, condivisa poi dalle istituzioni e dell’artista, di realizzare un’idea che lasciasse un segno, una memoria diversa dell’iconicità stereotipata della città di Rimini. Saluti da Rimini di Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari (insieme Toiletpaper) si è rivelato un progetto temporaneo capace di divenire permanente nella testa delle persone".

 

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