Per San Gaudenzo il vescovo Anselmi invita alla riflessione sulle povertà


Il tradizionale incontro del Vescovo di Rimini, mons. Nicolò Anselmi, con le autorità civili e militari cittadine, in occasione della solennità di San Gaudenzo, vescovo, martire e patrono di Rimini e della Diocesi, si è aperto con un piccolo dono del vescovo Nicolò ai presenti: l’esortazione apostolica Dilexi te di Papa Leone sull’amore verso i poveri.
Proprio a partire dai temi dell’enciclica si è sviluppato un dialogo fraterno ricco di spunti e di riflessioni per la città, a partire dal titolo dell’esortazione, Dilexi te, ovvero la frase «Ti ho amato» che nel libro dell’Apocalisse (3,9) il Signore rivolge a una comunità cristiana. “E che oggi rivolge alla città di Rimini” ha detto il Vescovo, che poi ha indicato i tre grandi temi svolti dal Papa nel testo.
1. L’amore ai poveri, parafrasando la 1GvT 4,20-21, ha fatto notare mons. Anselmi, “Se non amo mio fratello che vedo, come potrò amare Dio che non vedo?”. “È fondamentale pregare, è necessario convertirsi, è importante dialogare e discutere, ma occorre anche agire”.
2. Ciò che la Chiesa cattolica ha detto e fatto nei confronti della povertà e dei poveri, la cura che ha sempre dimostrato nei confronti dei più fragili, un passaggio in cui Papa Leone “cita anche la famiglia delle Maestre Pie, ben presente anche a Rimini”.
3. Dopo aver spiegato l’origine del suo nome, in onore di Papa Leone XIII, l’autore della Rerum Novarum, Papa Leone ribadisce alcune tesi della Dottrina sociale della Chiesa. “Il servizio a favore dei poveri non può essere un fatto episodico – ha proseguito il vescovo Nicolò – e il testo del Papa invita tutti, cittadini e amministratori – ad andare alle radici di ciò che genera povertà, per modificare questo assetto disumano”.
Accanto al Vescovo Nicolò era presente mons. Pablo Modesto Gonzalez Perez, Vescovo di La Guaira, Venezuela, la diocesi in cui il prete riminese don Aldo Fonti è tornato qualche mese fa a prestare servizio pastorale, dopo averlo fatto per tre decenni dalla fine degli anni Settanta. Per la canonizzazione Juan Hernandez a Rimini per salutarci e stare con noi: è una testimonianza dell’universalità della Chiesa”.
In una Basilica Cattedrale colma di fedeli, attorniato da decine di sacerdoti e diaconi, il Vescovo Nicolò ha poi presieduto la solenne concelebrazione eucaristica con la quale la Chiesa riminese riprende con rinnovato vigore il suo cammino pastorale.
“Saluto i neofiti che nella Pasqua 2025 hanno ricevuto il sacramento del battesimo e della confermazione e che ancora oggi sono con noi. – ha esordito mons. Nicolò nell’omelia – È un segno prezioso della Chiesa che continua a generare nel Signore Gesù”. La festa di San Gaudenzo 2025 è davvero particolare perché cade in un anno ricco di anniversari e celebrazioni.
A partire dal Giubileo - vissuto anche nella Diocesi di Rimini con tante proposte – e l’elezione di Papa Leone XIII. Ma anche i 100 anni della nascita di don Oreste Benzi, e i 100 anni dalla fondazione della Congregazione delle Sorelle dell’Immacolata, comunemente chiamate Suore di don Masi di Miramare.
Ricorrono anche i 1700 anni del Concilio di Nicea 325, nel quale la Chiesa ha fronteggiato l’eresia ariana, che non crede alla divinità di Cristo.
La questione si ripropose nel 359 proprio a Rimini. 20 vescovi - sui 400 presenti - si rifiutarono di firmare il documento in cui si rinunciava alla divinità di Cristo. Tra questi il Vescovo di Rimini Gaudenzo, costretto a riparare a Cattolica. L’anno seguente fece ritorno in città e in Diocesi per testimoniare la fede a spregio della vita. Nel 360 fu arrestato, lapidato e il corpo gettato nella palude di via Lagomaggio.
Il vescovo Nicolò ha preso a esempio la Cattedrale, straordinaria testimonianza di bellezza, di arte, storia e cultura. Ma “soprattutto si viene rapiti dal Crocifisso di Giotto che riempie la chiesa; si può vivere l’esperienza di essere avvolti dal crocifisso di Giotto che ha tutto il sapore della divinità di Gesù”.
“Vorrei riproporre a tutti e ciascuno le due grandi speranze citate da Papa Leone nella sua prima messa, citando una frase di S. Ignazio che stava per essere divorato dalle belve: «Vorrei sparire perché emergesse Gesù, il Cristo. E il mio più grande desiderio è quello di offrire a tutti l’opportunità di incontrare l’amore di Dio vigente in Gesù, l’amore per tutti noi». Le strade per incontrare Gesù e offrire opportunità per vivere il suo amore nella nostra Diocesi per quest’anno pastorale sono almeno due: la strada della famiglia (e della parrocchia) e la strada della liturgia.
La famiglia è il luogo primario in cui si incontra Gesù, e la parrocchia impara dalla famiglia a vivere nell’amore che Gesù ci ha donato.
La liturgia, e in particolare l’eucaristia domenicale, è centrale per la vita cristiana: si vive la fraternità, la comunione, e principalmente l’incontro con Cristo risorto”.
Il Vescovo Nicolò ha poi ricordato la Dilexit te di Papa Leone: “Una maniera per manifestare che abbiamo incontrato Gesù è amare i poveri”.
Mons. Anselmi ha concluso pregando il patrono San Gaudenzo “perché possa condurci su queste strade ad incontrare Gesù nella famiglia, nella parrocchia e nella liturgia e tutto ciò si traduca in un amorevole impegno verso i più fragili”.