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Rito abbreviato

Omicidio della stazione: condannato a 16 anni l’assassino di Landicho

In foto: il cadavere sotto la pensilina del bus
il cadavere sotto la pensilina del bus
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura 3 min
Mar 7 Mar 2023 12:50 ~ ultimo agg. 6 Giu 11:26
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Sedici anni di reclusione, con uno sconto di un terzo della pena, grazie al ricorso al rito abbreviato. Si è concluso così presso il tribunale di Rimini il processo per Antonio Rapisura, 51enne reo confesso dell’omicidio di Galileo Landicho, 74enne filippino, residente a Verucchio, cui era stata tagliata la gola mentre stava aspettando l’autobus nel tardo pomeriggio del 21 novembre in una pensilina davanti alla stazione ferroviaria di Rimini.

Ai giudici Rapisura (difeso dagli avvocati Alessandro Petrillo e Monica Rossi) ha spiegato, nel corso del processo, di non aver avuto l’intenzione di uccidere il connazionale quando lo ha colpito e di non aver agito con premeditazione. All’origine del barbaro gesto ci sarebbe stata la convinzione che Landicho avesse avuto un flirt con sua moglie.

Le indagini erano state condotte dagli agenti della Squadra Mobile di Rimini, all’epoca diretta dal vice questore aggiunto Mattia Falso, e si erano subito concentrate sulla comunità filippina: il giorno dell’omicidio Landicho aveva partecipato a un pranzo con alcuni connazionali a Rimini. Poi si era recato con anticipo in piazzale Cesare Battisti da dove sarebbe partito, in autobus, per fare ritorno a Verucchio.

L’omicida, che ne conosceva le abitudini, si era avvicinato alla pensilina e aveva atteso il momento giusto per colpire, per poi fuggire a bordo di una bicicletta. Un colpo secco, dall’alto verso il basso, tipo pugnalata, inferto da dietro, che perforò la carotide di Landicho, morto dissanguato nel giro di poco.

La svolta nelle indagini era stata possibile grazie ad un’intuizione degli agenti della Mobile, che avevano acquisito le immagini registrate dalle telecamere installate sui mezzi del trasporto pubblico, in transito ed in sosta nella zona della stazione ferroviaria e in quelle vicine. Ulteriori telecamere erano state individuate sull’itinerario di fuga dell’omicida: da qui la sua identificazione.

Soddisfatto per l’esito del processo l’avvocato di parte civile Carlo Manti del foro di Savona, che rappresenta i tre figli di Landicho: i due maschi che vivono in Australia e la femmina che vive negli Stati Uniti. “Quella dell’imputato – sono le parole dell’avvocato Manti – è stata una condotta gravissima che non merita non solo sconti, e infatti non ce ne sono stati, ma neppure una certa gradazione tra il minimo e il massimo”. Presente in aula un cugino di Landicho residente a Imperia, che ha fatto da tramite tra i figli della vittima e il legale. Figli, che dopo la lettura della sentenza, sono stati informati della condanna inflitta all’assassino di loro padre attraverso una videochiamata. “Hanno detto semplicemente grazie – racconta il loro legale -, volevano giustizia per loro padre e l’hanno ottenuta”.

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