Matrimonio combinato, i genitori arrestati restano ai domiciliari


E' arrivata nel tardo pomeriggio di oggi (mercoledì) la decisione del gip di Rimini, Raffaele Deflorio, in merito alla richiesta di revoca o sostituzione della misura cautelare per i coniugi bengalesi residenti a Rimini, che nel dicembre scorso hanno costretto la figlia 20enne a sposare un facoltoso amico di famiglia nel loro paese d'origine. Niente sconti per moglie e marito (42 anni lei, 55 lui), che rimangano agli arresti domiciliari. L'unica deroga loro concessa riguarda la possibilità per il padre della ragazza, di professione chef, di recarsi a lavoro, mentre per la madre di uscire un'ora al mattino e una al pomeriggio per motivi di salute.
Secondo quanto rilevato dal giudice per le indagini preliminari, nonostante la ragazza sia attualmente ospite in una struttura protetta, esisterebbe ancora la possibilità che i genitori possano esercitare su di lei pressioni attraverso familiari o intermediari, come peraltro già accaduto prima dell'applicazione della misura. Inoltre i coniugi, nel corso dell'interrogatorio di garanzia, hanno semplicemente negato gli addebiti senza però fornire una versione alternativa dei fatti che spiegasse la precisa e credibile ricostruzione fatta dalla figlia. I due poi si sarebbero contraddetti più volte, dando l'impressione di non raccontare la verità. Anche il presunto divorzio con il neo sposo, avvenuto in Bangladesh ed effettuato - a detta degli indagati - dallo zio della giovane, non sarebbe documentabile. Resta, quindi, per il gip il concreto e attuale pericolo di reiterazione del reato.
La misura cautelare degli arresti domiciliari, richiesta dal sostituto procuratore Davide Ercolani, era stata accordata vista la gravità del quadro indiziario a carico di moglie e marito. Che non solo avrebbero attirato la figlia nel paese d'origine con la scusa della malattia della nonna, ma che, dopo averla obbligata a sposare un uomo benestante, amico del padre, di 10 anni più grande di lei, l'avrebbero addirittura rinchiusa in un appartamento per 10 giorni, senza telefono e documenti, dove sarebbe stata abusata dal neo sposo nella speranza che rimanesse incinta: "Se non vuole concedersi - suggeriva il marito alla moglie - incatenala al letto e spezzale gambe e braccia".