Lo colpisce al volto con un coccio di bicchiere, sconterà la pena in carcere


Il 14 maggio del 2021 una lite tra due conoscenti, avvenuta al Caffè del Porto di Riccione, degenerò in una cruenta aggressione, costata ad un sedicente mago della zona di 56 anni (assistito dall'avvocato Stefano Caroli) un profondo taglio di 23 centimetri che dalla regione oculare sinistra arrivava al mento. La ferita, che necessitò di un intervento chirurgico, fu provocata da un calice di vetro che un 57enne, originario di Foggia, spaccò in testa al mago, colpito successivamente al volto con lo stelo del bicchiere.
Dopo una condanna in primo grado, con rito abbreviato, a 5 anni e 4 mesi di reclusione a firma della gup di Rimini Raffaella Ceccarelli, che contestò all'imputato (difeso dagli avvocati Nunzia Barzan e Marlon Lepera) il reato di deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, arrivò una riduzione in Appello a 3 anni e 6 mesi per l'esclusione dell'aggravante dello "sfregio permanente" e il riconoscimento della prevalenza delle attenuanti generiche. Ora, dopo il ricorso in Cassazione, la Suprema Corte ha confermato la condanna di secondo grado e rinviato per nuovo esame ad altra sezione della Corte d'Appello per la parte relativa alle pene accessorie. Il 57enne foggiano, quindi, trattandosi di un reato ostativo, dovrà scontare in carcere la condanna appena passata in giudicato.
La vittima, secondo la ricostruzione dei carabinieri di Riccione, era seduta ai tavolini del Caffè del Porto per consumare un aperitivo quando arrivò l’aggressore, che era un suo conoscente. I due cominciarono a chiacchierare del più e del meno, ma all’improvviso qualche parola di troppo accese gli animi. Il foggiano ha sempre sostenuto di essere stato insultato per primo e provocato dal mago, che ad un certo punto, dopo avergli sputato addosso, lo avrebbe minacciato di fargli "un maleficio nelle tv locali".
Il 57enne a quel punto reagì in modo spropositato, colpendo il mago in faccia una prima volta con un bicchiere di vetro e una seconda con lo stelo alla guancia. Ad arrestarlo, mentre stava facendo la spesa al supermercato come se nulla fosse, fu una pattuglia dell'Arma. Nei suoi confronti l’allora questore di Rimini, Francesco De Cicco, dispose anche il Daspo urbano, una misura di prevenzione che proibì all'uomo di frequentare per due anni qualunque bar o pub della provincia di Rimini.