Lesioni e maltrattamenti, cadono le accuse della moglie: militare assolto


Era sotto processo con accuse pesanti: maltrattamenti in famiglia e lesioni personali. Ad accusarlo era stata la moglie dalla quale si stava separando. Lui, un sottufficiale dell’Esercito di stanza a Rimini, 51 anni, pugliese, difeso dall’avvocato Emanuele Polverini, è stato assolto dal tribunale monocratico di Rimini. Negli ultimi quattro anni ha vissuto con una spada di Damocle sulla testa, col pensiero fisso di poter essere condannato per dei reati che ha sempre negato con forza.
La moglie, nella denuncia presentata nel 2019, raccontava di minacce di morte e percosse, di insulti e umiliazioni, anche davanti ai due figli minorenni. Il 51enne, accecato dalla gelosia, l’avrebbe accusata più volte di non essere lui il padre di uno dei loro due figli. Un ritratto spaventoso nel quale il militare non si è mai riconosciuto. Dei dissidi e degli scontri verbali ci sarebbero stati proprio durante la fase della separazione, ma i maltrattamenti e le violenze fisiche mai.
Le accuse, però, a suo tempo erano state ritenute credibili dai carabinieri del Nucleo investigativo di Rimini, a cui la donna aveva anche consegnato due certificati medici del pronto soccorso di Rimini con relativa prognosi di 10 giorni ciascuno a causa delle presunte percosse ricevute. Il militare dell’Esercito, invece, aveva sempre sostenuto che quei lividi e quelle ecchimosi la consorte se li fosse procurati in altro modo. Per conoscere le motivazioni che hanno portato all’assoluzione del sottufficiale bisognerà attendere 90 giorni, anche se il giudice nel corso della lettura della sentenza ha richiamato il secondo comma dell’articolo 530 del codice di procedura penale, che dispone “l’assoluzione anche quando manca, è insufficiente o contraddittoria la prova che il fatto sussiste o che l’imputato lo ha commesso”.