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Indennità contestate. Depositato il ricorso al giudice del lavoro

di Redazione   
Tempo di lettura 3 min
Mar 8 Feb 2011 17:49 ~ ultimo agg. 14 Mag 05:09
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Il 4 febbraio scorso l’avvocato Michel Martone del Foro di Roma, al quale si sono affidati 206 vigili, ha depositato il ricorso al Giudice del Lavoro. Ad occuparsi della causa il giudice del lavoro Ardigò che ha la prima udienza per il 15 luglio alle 9. In quella data, tra l’altro, si sarà già insediata in comune la nuova amministrazione.

I 206 agenti riminesi che si sono affidati all’avvocato Martone cercano anche di spiegare, in una lettera, il loro punto di vista su quanto accaduto negli ultimi mesi. I vigili parlano di “persecutoria e molesta azione intrapresa dal Comune di Rimini nei confronti del personale della Polizia Municipale”.
“Dal 2000 ad oggi, scrivono gli agenti, il Comune di Rimini, sulla base dei contratti collettivi sottoscritti, ci ha corrisposto un’indennità volta a remunerare il lavoro che abbiamo prestato in condizioni “disagiate”. Forse il nostro mestiere non è particolarmente gradito ma è necessario, soprattutto ora che i cittadini riminesi chiedono maggiore sicurezza. Per svolgerlo lavoriamo sia di giorno che di notte, con il sole o con il freddo, la domenica e le festività in base alle necessità dei concittadini e agli ordini impartiti dal Comune. E consideriamo giusto che questo disagio sia compensato. Anche perché così è scritto nei contratti collettivi, anche in quelli firmati dal Comune, e la nostra busta paga è già troppo leggera. La nostra retribuzione media mensile non supera quasi mai i 1.300 euro. E oggi il Comune di Rimini, per “fare cassa” a fine mandato, ci sta chiedendo di restituire quanto abbiamo percepito in assoluta buonafede a titolo di indennità di disagio dal 2000 al 2006. Anzi, per essere più precisi, ci sta minacciando di trattenere fino a un quinto del nostro stipendio, per recuperare importi che, in alcuni casi, superano i 10.000 euro. Si tratta – scrivono ancora – di una richiesta inaccettabile, perché giuridicamente illegittima e lo dimostreremo in giudizio; scorretta, perché non è stata neanche preannunciata; vessatoria, perché imposta, ed ingiusta, perchè inciderebbe in maniera significativa sui nostri bilanci familiari. Anche perché si tratta di soldi già spesi negli anni per pagare mutui, rette scolastiche, spese mediche e quant’altro.”
Gli agenti chiedono la solidarietà dei cittadini in questa vicenda e concludono “noi, dal canto nostro, siamo in tanti, uniti e decisi a difenderci in ogni sede. Perché abbiamo lavorato e continueremo a lavorare in condizioni disagiate e, ciò nonostante, molti di noi non riescono ad arrivare alla “quarta settimana”. Ma anche perché, per noi, la “parola data” conta ed è ora che il Comune di Rimini cominci ad onorarla.”

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