Il prossimo e l’estraneo: il 19/3 un incontro in Sala Manzoni


Relatore sarà Brunetto Salvarani, redattore di “Settimana” e studioso di tematiche interculturali e interreligiose,
collaboratore della rivista “Qol” e “Cem Mondialità.
La presentazione dell’incontro a cura del Servizio Diocesano per il Progetto Culturale:
Negli ultimi anni l’intensificarsi dei nuovi flussi migratori sta trasformando progressivamente il paesaggio umano delle nostre città. Questa rapida trasformazione verso una società multietnica, interculturale e interreligiosa sta continuando a creare non poche difficoltà, non soltanto di carattere sociale, giuridico e politico, ma prima ancora di carattere educativo, culturale e religioso.
Nonostante il cammino percorso in questi anni, siamo ancora poco attrezzati culturalmente e spiritualmente al dialogo creativo tra le diverse culture e religioni, ancora troppo lontani da una pedagogia della differenza, che sappia generare una relazione feconda tra identità e diversità, tra il sé e l’altro, il prossimo e lo straniero.
Eppure il susseguirsi, anche nella nostra città, di fenomeni di intolleranza e discriminazione nei confronti dello straniero, impongono un confronto più attento e approfondito, anche in ambito ecclesiale, sulla natura di questa svolta epocale che stiamo attraversando, tenendo conto delle sue diverse implicazioni.
Si tratta di ri- comprendere l’esperienza dello straniero, oltre l’idea della catastrofe che si abbatte sul presente, e la minaccia che incombe sulla propria identità culturale, per imparare ad abitare e conoscere la cultura dell’altro, accogliendo la sfida di una differenza intesa come arricchimento e complementarietà.
A partire da tali presupposti si tenterà un confronto su alcuni dei nodi problematici che questa nuova situazione pone:
Qual è la condizione dello straniero nella società multienica?
Come sta procedendo il modello dell’integrazione interculturale nel nostro paese? Quali sono i compiti educativi del dialogo e della riconciliazione ?
Come passare dalla diffidenza o dal conflitto alla riconciliazione? Dall’estraneità alla prossimità e all’ospitalità?
Come “farsi prossimo” in senso evangelico, senza disperdere la propria identità?
In che senso lo straniero può essere considerato un “segno dei tempi” per la vita ecclesiale?