Il ferragosto che devastò Riccione. 30 anni fa la guerriglia nata dallo spaccio


Una ventina di feriti tra carabinieri e poliziotti, otto arrestati, decine di contusi tra cui un agente all’ospedale con prognosi di 45 giorni. E’ il bilancio degli scontri della notte del 15 agosto 1995 in piazzale Roma tra forze dell’ordine e circa duecento giovani incitati a scagliarsi contro poliziotti e carabinieri da uno spacciatore ed un suo cliente sorpresi con 250 grammi di hashish. Prima un piccolo gruppo di teppisti ha divelto piante e infranto vetri, poi la protesta si è allargata, tanto da richiedere l’intervento di circa 60 uomini tra poliziotti e carabinieri. Sono servite due cariche e colpi sparati in aria per disperdere i rivoltosi. Otto le persone finite a processo, per lo più ventenni, e condannate.
Foto e video della guerriglia di ferragosto, avvenuta davanti a un nutrito pubblico di turisti, finirono sui media nazionali con parecchio clamore. Ancora un mese dopo, per parlare di un rave sfuggito dal controllo degli organizzatori in un palazzo torinese e poi degenerato in devastazione urbana, La Repubblica titolava “Guerriglia per la festa dance. Torino come Riccione".
Un episodio, quello degli scontri riccionesi, che testimoniava l'urgente attualità del problema sicurezza in Riviera. Un problema ancora irrisolto ma non certo prerogativa degli ultimi anni: le pagine dei quotidiani locali degli anni '90, per chi le ricorda, in estate erano spesso veri e propri bollettini di guerra. Solo una settimana prima sempre in piazzale Roma c'erano stati undici arresti per spaccio in una sorta di mercatino all'aperto dove si vendeva Lsd, fumo ed ecstasy.
Emergenze che hanno attraversato i decenni e che rimangono, in parte con nuove caratteristiche: quella Riccione faceva i conti coi saccopelisti, oggi con le gang del fine settimana. Il filo conduttore di questi decenni sono però le richieste reiterate, e mai pienamente accolte da parte di governi di varia natura, di riconoscere le difficoltà di ordine pubblico di una Riviera che per diversi mesi da provincia diventa metropoli. Con tutto quel che ne conseguiva e ne consegue.