I dati del progetto Dafne sulla violenza e un aiuto per chi vuole cambiare


La storia è quella di una donna di circa quarant’anni, perseguitata dall’uomo che aveva lasciato, venti anni prima. Centinaia di messaggini tutti i giorni. Molti anche inquietanti: “girati, sono dietro di te”, per falre vedere che lui faceva sul serio, che la seguiva, che doveva stare attenta… Oppure, ancora più esplicitamente: “la prossima volta che ti incontro di notte ti uccido…”. Ma non erano certo solo messaggini: l’uomo seguiva la sua ex. Non accettava di essere stato lasciato e la riteneva di sua proprietà, giorno e notte, con pedinamenti e inseguitmenti in auto. E in un paio di circostanze gli inseguimenti in auto si trasformavano in tamponamenti, tentativi di buttarla fuori strada.
Così la donna si è rivolta ai servizi.
“Abbiamo preso in carico questa donna – ha detto la dottoressa Russo – e l’abbiamo anche accompagnata presso le forze dell’ordine, con le quali, lo voglio sottolineare molto bene, la collaborazione è strettissima e preziosissima”. Dopo il percorso investigativo e legale del caso l’autore della violenza è stato arrestato. “La donna è stata ovviamente è presa in carico a tutto tondo – ha aggiunto la dottoressa – per aiutarla nella ricostruzione del se’ e nel ricostruirsi una vita”.
Questa è solo una storia, tra tante, troppe, emerse dal lavoro del progetto Dafne contro la violenza di genere di Rimini che, lo scorso 7 maggio ha presentato i dati dell’attività del 2012 e ha annunciato un convegno, il prossimo 24 maggio, dal titolo “Liberi dalla violenza: un progetto per uomini che vogliono cambiare”.
I dati. Il numero di donne che hanno avuto accesso, nel corso dell’anno 2012, ai nodi della rete Dafne, resta alto: 255, anche a conferma della funzionalità della rete stessa. Di queste donne, 181 hanno usufruito di un percorso di presa in carico. I Pronto Soccorso e Pronto Intervento del territorio aziendale hanno rilevato 58 casi di violenza fisica; l’unità operativa di “Ostetricia e Ginecologia” dell’Ospedale di Rimini 16 casi di violenza sessuale, in incremento rispetto allo scorso anno (9 casi). Anche lo Sportello Dafne della rete rileva un incremento di violenze stupri ( 8 nel 2012 e 3 nel 2011).
Come nelle precedenti rilevazioni la tipologia prevalentemente della violenza è quella fisica/psicologica o combinata; più frequentemente alla violenza fisica e psicologica si aggiunge quella economica; rimangono stabili le percentuali relative allo stalking, in aumento le rilevazioni delle violenze sessuali/stupri.
Rispetto alla nazionalità delle donne la prevalenza rimane italiana (il 54,5 per cento dei casi); rispetto alle donne straniere in carico ai nodi della rete Dafne si rileva un aumento del numero di donne irregolari in Italia rispetto all’anno precedente (30 per cento contro il 5 per cento del 2011). La scolarità in prevalenza medio/alta delle donne, connessa all’insufficiente o assente accesso al reddito, può mostrare la fatica da parte delle donne vittime di violenza ad impiegare le proprie risorse per una autonomia personale. Sono stati 19, nell’ultimo triennio, i casi di donne che hanno reiteratamente subito violenza prima di rivolgersi ai servizi.
Si mantiene stabile ma alto il dato della violenza verso le donne in gravidanza; nel 2011 il 22 per cento delle donne maltrattate, in carico alla rete Dafne erano in gravidanza, nel 2012 il 21,5 per cento. Una di queste donne ha perso il bambino. E’ importante ricordare che lo Sportello Dafne risponde ai seguenti numeri di telefono 0541747604 e 0541698722.
Gli uomini. Passando invece dall'”altra parte”, cioè quella dell’agente della violenza, è sempre confermata la prevalenza della violenza nelle relazioni intime, nell’88,4 per cento dei casi: in particolare nel 35,3 per cento dei casi il maltrattante è il coniuge, nel 25,4 per cento il partner, nel 17 per cento dei casi l’ex partner, nel 9,9 per cento l’ ex coniuge; a seguire le violenze sono perpetrate dai familiari: i dati quindi confermano che la donna è a maggiore rischio all’interno delle relazioni primarie. Anche i dati circa le caratteristiche socioeconomiche del maltrattante confermano quelli emersi lo scorso anno: un partner italiano, con occupazione lavorativa. Rispetto alla professione, il dato è assolutamente trasversale, dal lavoro manuale a quello intellettuale, dalla professione subalterna a quella dirigenziale.
Secondo statistiche internazionali dal 78 al 99 per cento delle violenze verso donne e uomini è commesso da uomini, rilevando uno squilibrio nell’uso della forza, a sfavore delle donne, che percorre tutti gli strati delle diverse società. La violenza contro le donne, e nelle relazioni di intimità, secondo statistiche nazionali ed internazionali, è un fenomeno rilevante, benché ad oggi ancora sottostimato, con gravi ripercussioni, a breve e lungo termine, sulla salute della donna che subisce violenza e sui bambini che vi assistono. Interessarsi al maltrattante, fornendo percorsi, già sperimentati, di aiuto per cessare gli atti violenti rappresenta una delle molteplici risposte attivabili per contrastare il fenomeno della violenza di genere.
E in effetti, anche nella realtà locale, “sono diversi gli uomini che chiedono di essere presi in carico, che chiedono, a noi ma anche alle forze dell’ordine, con le quali, voglio sottolinearlo, vi è un rapporto ottimo, di essere aiutati ad uscire dalla sindrome della violenza – spiega la dottoressa Russo – poi capita che, quando capiscono l’impegno che serve per affrontare questo percorso, si scoraggiano e lasciano, però un primo passo è stato comunque fatto”.