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proposte dal basso

Democrazia e persone al centro. La Rete di Trieste si presenta in Romagna

In foto: i rappresentanti romagnoli
i rappresentanti romagnoli
di Redazione   
Tempo di lettura 6 min
Dom 3 Ago 2025 19:40 ~ ultimo agg. 19:53
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Un anno fa a Trieste, insieme a Papa Francesco e al Presidente della Repubblica Mattarella, quasi un migliaio di delegati provenienti da tutte le diocesi
italiane si sono dati appuntamento per la 50esima Settimana Sociale dei cattolici, riflettendo sulla crisi della nostra democrazia. Da quell'esperienza è nata la Rete di Trieste, una rete di amministratori locali di diversi colori ed esperienze politiche. Per la provincia di Rimini il coordinatore della rete è Carlo Pantaleo. "Non si tratta di un partito - tengono a precisare i componenti - (ognuno di noi ha la sua storia di impegno civico o partitico) ma la condivisione di esperienze e la volontà di mettere al centro la cura della democrazia e la centralità della persona. Un percorso aperto a chiunque voglia condividerne i principi e i metodi di lavoro. La Rete conta oggi in tutta Italia circa 1.000 fra amministratori e operatori sociali che in questi giorni si stanno dando appuntamento in diverse città per presentare la loro piattaforma di proposte costruita dal basso. Anche nelle provincie della Romagna diversi amministratori hanno già sottoscritto l’adesione alla Rete, anche se l'obiettivo è che si diffonda ancora di più. Nei giorni scorsi c'è stato un incontro nella sede del don Baronio a Cesena. "Le nostre amministrazioni agiscono già come area vasta e anche noi dobbiamo necessariamente saper unire e saper progettare per quei livelli di governo, tenendo conto delle specificità dei diversi territori e sapendo far reti sinergiche. Non vogliamo intervenire sul sistema dei partiti ma rilanciare la partecipazione, cambiando il modo di fare politica. Ci siamo ormai abituati a una politica dello scontro e dell’insulto, dei soli discorsi e dell’agire le procedure: crediamo sia fondamentale recuperare la dimensione del dialogo e la costruzione di reti fra chi opera nelle istituzioni e fra le istituzioni e la società. Vogliamo provare a modificare lo stile e l’agenda politica del Paese, dimostrando che ci possono essere temi condivisi anche fra diversi schieramenti. Pensiamo che i cattolici possano tornare davvero protagonisti del dibattito pubblico in Italia, attraverso amministratori capaci di rimettere al centro i bisogni delle persone e delle comunità. Per questo la “Rete di Trieste” non nasce per creare un nuovo micro partito o di animare correnti interne a quelli esistenti, ma vuole rendere evidente quanto decisivo sia ancora oggi il contributo dei cattolici e della Dottrina Sociale alla vita del Paese”.

Cinque i punti da cui si potrebbe partire, al di là degli schieramenti.
Il primo e il secondo sono legati alla partecipazione dei cittadini (e in particolare dei giovani) alla vita politica. Per favorire la partecipazione dei giovani, si propongono percorsi di formazione specifici, la promozione di spazi di socialità, aggregazione e coabitazione. Il tema della partecipazione democratica non riguarda però solo i giovani. L’astensionismo rappresenta infatti, oggi uno dei maggiori problemi per la tenuta democratica del Paese. Occorre quindi lavorare per stimolare la partecipazione democratica dei cittadini, sviluppando nuove prassi e promuovendo strumenti di democrazia partecipata e di consultazione che contribuiscano a ricostruire un rapporto di fiducia tra cittadini e le istituzioni, come assemblee pubbliche e bilanci partecipativi. Avviare, inoltre, processi di collaborazione paritaria tra pubbliche amministrazioni, Terzo Settore, comitati o gruppi informali. Infine, istituire organi consultivi giovanili per favorire la progettazione continua e il dialogo con l’amministrazione. La Rete si propone, poi, di ripensare interamente il welfare di prossimità, sviluppando un sistema cooperativo che valorizzi le realtà sociali, a partire da azioni concrete di co-progettazione e soprattutto di co-programmazione e amministrazione condivisa con gli enti di Terzo Settore riconosciuti. L’obiettivo è rispondere in maniera efficace alle fragilità attraverso un’integrazione virtuosa di pubblico, privato e Terzo Settore. Tra le proposte presentate, le scuole aperte nel pomeriggio per essere comunità educanti e innovative, il potenziamento delle reti solidali di recupero delle eccedenze di cibo per contrastare lo spreco alimentare e il rilancio del diritto all’abitare e la vivibilità dei centri storici. La sostenibilità e la transizione ecologia del territorio rappresentano oggi uno dei più importanti investimenti per il futuro delle comunità. In un contesto di profondo mutamento climatico, la proposta è di incentivare la nascita delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) attraverso gli incentivi specifici e la semplificazione delle normative, la pedonalizzazione degli spazi pubblici e la mobilità dolce. Infine, le aree interne e le periferie: ripensare le aree marginali del Paese come laboratori di innovazione e comunità resilienti. In parte lo sono già: alcune delle migliori esperienze di rigenerazione urbana e di micro imprenditoria sono nate proprio in queste aree, che possono trovarsi anche ai margini di città con servizi. In queste zone ancor più pesante l’effetto della crisi del Sistema Sanitario Pubblico, dove la distanza si unisce la scarsità di operatori sanitari sempre più in transito verso il privato o l’estero, e comunque dove il lavoro di cura è sostenuto socialmente ed anche economicamente. Servono Tavoli permanenti di dialogo, ascolto e verifica con i rappresentanti esperti dei politici e amministratori, le aziende sanitarie, i sindacati, le associazioni e cittadini per cambiare direzione per un sistema integrato nella cura con la comunità e con i caregiver famigliari supportati. Se incentivate, le aree interne possono essere luoghi pieni di vita, che garantiscono la tenuta dei territori più complessi del fragile suolo italiano. Da qui delle proposte specifiche per incentivare il ritorno e il restare in questi luoghi, come una tassazione specifica per i piccoli comuni, nuovi criteri per la distribuzione dei fondi pubblici, la promozione di nuove forme di auto-organizzazione economica e di hub di territorio. Vogliamo trasformare la democrazia ferita con la volontà di andare al suo cuore che è la partecipazione responsabile e relazionale, con gli altri per il bene comune.

Camillo Acerbi, assessore al Bilancio e alla Cultura, Comune di Cesena
Carmelina Labruzzo, assessora ai Servizi alle Persone e per le Famiglie, Comune di Cesena
Francesco Biguzzi, consigliere comunale, Cesena
Daniele Perini, presidente del Consiglio comunale, Ravenna
Andrea Guiduzzi, consigliere comunale, Savignano sul Rubicone
Sabrina Olivucci, consigliera comunale, Forlimpopoli
Michele Neri, consigliere comunale, Bellaria-Igea Marina
Omar Fabbri, consigliere comunale, Mercato Saraceno
Carlo Pantaleo, coordinatore “Rete di Trieste” della provincia di Rimini
Gian Marco De Biase, coordinamento nazionale “Rete di Trieste”
William Casanova, Fondazione “Don Baronio”
Damiano Zoffoli, presidente associazione “Benigno Zaccagnini”

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