Comitato 'Emergenza lupi' Quartiere 11 respinge accuse di allarmismo e ignoranza
"Si vuole fare passare il paradigma che il problema siamo noi, non i lupi e che quasi, come ha detto il signore di Corpolò a cui hanno ucciso il cane, dobbiamo andare via lasciando il nostro territorio ai lupi. Dovremmo issare recinzioni alte 2 o 3 metri, elettrificarle, mettere delle barriere di 40 cm sottoterra, filo spinato (alcune di queste cose sono vietate), tenere i cani al guinzaglio anche dentro i recinti e i gatti in casa". Lo afferma il Comitato quartiere 11 Rimini "Emergenza lupi" in un intervento in risposta alle accuse di allarmismo o ignoranza: "Ci accusano anche di essere ignoranti, cafoni di campagna che non conoscono i lupi. È vero, non conosciamo i lupi. Sapete perché? Perché da noi i lupi c’erano forse 100 e più anni fa ma allora tutti i contadini giravano con la doppietta in spalla e in alcune zone c’erano pure i “lupari“ che prendevano dei soldi se li ammazzavano".
Il Comitato cita casi di cronaca locale e nazionale per ribadire la pericolosità della presenze dei lupi in zone urbanizzate. "Bisogna che le istituzioni, la società civile, i responsabili delle attività economiche e chiunque abbia a cuore l’interesse della città e dei cittadini, si facciano carico del problema e chiedano con forza risposte rapide ed efficaci. Il "Protocollo sperimentale per l'identificazione e la gestione dei lupi urbani e confidenti" di dicembre 2024, dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA, branca scientifica del ministero dell'Ambiente), è molto chiaro e in diversi casi documentati va applicato il livello 5 con l’utilizzo della deroga dell'art. 16 della Direttiva Habitat allo scopo di rimuovere la minaccia dei lupi". Con una conclusione quanto mai drastica: "Dobbiamo scegliere se lasciare il nostro territorio ai lupi o agli umani, non esiste convivenza in questa situazione".












