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Casini: ‘Marvelli, esempio attuale’. Oggi si chiude il Convegno

di Redazione   
Tempo di lettura 5 min
Sab 20 Mar 2004 11:13 ~ ultimo agg. 10 Mag 17:06
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“Fedeltà a Dio e fedeltà nella storia”: su questi due aspetti della figura di Alberto Marvelli si concentra il convegno che si conclude oggi a Rimini.
Un giovane che, col suo impegno di laico cristiano nella Rimini della ricostruzione dopo la guerra, rappresenta un esempio quanto mai attuale, come hanno sottolineato ieri sera il presidente della Camera Pierferdinando Casini ed il cardinale Achille Silvestrini, prefetto per la congregazione delle Chiese orientali.

Entrambi hanno sottolineato l’impegno nella città terrena del giovane riminese, modello di laicità cristiana.

Oggi il convegno affronta la spiritualità e la teologia laicale di Alberto Marvelli, come anticipatore delle tendenze del Concilio Vaticano II.

Il testo dell’ntervento del Presidente della Camera,
Pier Ferdinando Casini:

Desidero innanzitutto salutare Sua Eminenza Reverendissima, cardinale Achille Silvestrini, prefetto emerito della Congregazione delle chiese orientali, e ringraziare Sua Eccellenza Reverendissima, monsignor Mariano De Nicolò, vescovo di Rimini, per avermi invitato a prendere parte a questo convegno, che rende un doveroso ed autorevole tributo ad Alberto Marvelli nell’imminenza dell’evento che ne celebrerà la beatificazione.

Rivolgo inoltre il mio saluto al sindaco di Rimini, Alberto Ravaioli, alle altre autorità civili e religiose presenti ed a tutti gli intervenuti.

Papa Pio XI, parlando ai giovani della FUCI nel 1927, ebbe a dire che “il campo politico è il campo di una carità più vasta: la carità politica”. Forse sono queste le parole che meglio descrivono il senso e la profondità dell’impegno di Alberto Marvelli nella vita pubblica.

Nel segno della carità egli spese tutta la sua breve, ma luminosa esistenza. Nel segno della carità maturò le ragioni della sua azione politica in un tempo carico di dolore, in cui il nostro Paese si era trovato a vivere, in una drammatica sequenza, gli orrori della dittatura, della guerra, dell’occupazione.

Erano le ragioni semplici e sincere di un cattolico vero, che aveva fatto dell’etica della responsabilità il cuore del proprio impegno a servizio della persona umana: chi crede non può mai “chiamarsi fuori”, perché sa che il proprio dovere è quello di stare fino in fondo dalla parte di chi più soffre.

Ciò che rende ancora oggi viva e straordinaria la testimonianza di Marvelli sta a mio avviso proprio nella sua capacità di compenetrare la dimensione della fede con quella dell’azione.

Egli ci ha dimostrato che una fede profonda e totalizzante, quale fu la sua, può essere vissuta anche al di fuori del dominio della coscienza o del pensiero: la fede non ha fatto di Alberto Marvelli un asceta, ma un protagonista consapevole dei problemi concreti del suo tempo.

Ne abbiamo la riprova nel percorso che lo vide presente nella tanto amata Azione cattolica – ma anche nelle ACLI, nella FUCI, nel gruppo dei Laureati cattolici – e che ne guidò l’approdo alla Democrazia cristiana, il luogo politico in cui Marvelli e tanti altri giovani della sua generazione scelsero di giocare la scommessa della ricostruzione del Paese.

Oggi sappiamo che quella scommessa fu vinta e che in quella vittoria tanta parte ebbe proprio la forza, l’originalità e la carica innovativa del contributo dei cattolici, radicato sulla tradizione ed insieme capace di interpretare efficacemente le esigenze di progresso e di sviluppo che si ponevano nel Paese in quel difficile momento.

A quella sfida Alberto Marvelli prese parte con entusiasmo, se pure per un periodo troppo breve, quasi essa costituisse una prosecuzione in altra forma della sua vocazione apostolica e caritatevole.

A questo proposito, mi sembra importante ricordare proprio qui, in questa città, lo straordinario sforzo che egli profuse nella ricostruzione di Rimini nel corso della sua esperienza in seno all’amministrazione cittadina, quando i fuochi della guerra si erano appena spenti e si affacciava l’urgenza dei problemi del domani.

Quell’esperienza ci restituisce oggi un’immagine di straordinaria forza ed attualità, che ci aiuta a comprendere cosa significa veramente amministrare una comunità cittadina.

Significa ascoltare con attenzione e fino in fondo le esigenze di coloro che ne fanno parte. Significa anche, se necessario, entrare direttamente in contatto con le loro storie di sofferenza e di dolore. Significa rappresentare per la società civile il volto più immediato e riconoscibile delle Istituzioni.

Marvelli aveva intuito la difficoltà di questo impegno, ma anche la sua grande ricchezza. Io credo che vi avesse scorto il nucleo più puro della politica come servizio al bene comune: per questo seppe viverne con un’intensità senza eguali tanto gli ostacoli quanto le soddisfazioni.

Ma Alberto Marvelli ci ha anche testimoniato che amministrare la cosa pubblica significa anche trasferire nella società il senso di una prospettiva di lungo periodo, animata dalla ricchezza delle idee e dei valori. Vuol dire scegliere una strada e credere fino in fondo alla sua forza, affermandola quotidianamente nella pratica paziente del dialogo e nella difficile arte del confronto.

Ricordiamo quanto Alberto Marvelli venne duramente avversato nella sua attività politica; ricordiamo le minacce di cui egli fu fatto segno a seguito dei suoi comizi e dei suoi interventi. Ma ne ricordiamo anche con emozione il volto sereno e la fermezza con cui egli seppe rispondere alla violenza ed alla prevaricazione.

Per questo motivo, alle giovani generazioni, ai nostri figli, al rischio che essi possano vivere un eterno presente fatto di modelli illusori, costruiti sull’egoismo e sulla chiusura verso gli altri, abbiamo oggi il dovere di far conoscere la vita di Alberto Marvelli e la sua testimonianza più duratura: quella secondo cui la forza delle idee fondate sul primato della persona umana è destinata comunque a prevalere.

In questo difficile momento, in cui la logica aberrante del terrorismo porta un assalto di ferocia inaudita a quelle idee ed al modello di convivenza che vi si radica, vediamo con chiarezza come la lezione di Alberto Marvelli appartenga a tutti e come tutti abbiano il dovere di farla fruttare.

E’ una lezione di pace, che ci indica la via da seguire affinché le ragioni della speranza possano sempre prevalere sulle ragioni della violenza e del male.

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di Lamberto Abbati
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