La regione approva annullamento delibera: braccio di ferro con la sanità privata


Nonostante le proteste, la Giunta regionale tira dritto nel suo braccio di ferro con la sanità privata. Nell’ultima seduta è stata infatti approvato l’avvio del procedimento di autotutela per l'annullamento della delibera del novembre 2024 con cui la precedente Giunta stabiliva le procedure per il calcolo delle indennità e dei ristori legati al periodo Covid. Durante la pandemia era stato chiesto alle strutture sanitarie private accreditate di restare aperte ed in piena efficienza a disposizione dell’emergenza pubblica, senza utilizzare la cassa integrazione. A fronte di questa disponibilità era stato erogato un acconto per coprire i costi di gestione delle strutture. Ora invece la Regione prende atto che la delibera "presentava profili risultati inapplicabili che sono stati evidenziati dopo gli ulteriori e necessari approfondimenti di legittimità delle strutture regionali e delle Ausl visti i nuovi contenuti della "Condivisione", non previsti dagli accordi precedenti". Economicamente si tratta di una partita da circa 80 milioni di euro.
"La Regione Emilia-Romagna ha attraversato gli anni della pandemia garantendo sostenibilità a tutto il sistema sanitario, dentro un quadro normativo già complesso e in continuo mutamento per il susseguirsi di dpcm e decreti legge- afferma l’assessore regionale alle Politiche per la Salute, Massimo Fabi-. Fra le misure adottate vi era stato anche un acconto di cassa per le strutture private accreditate a sostegno della loro liquidità nella prima fase emergenziale. Successivamente il Parlamento e il Governo avevano poi stabilito la facoltà e le modalità di ristoro alle strutture private accreditate fino al 90% del budget 2020, a prescindere dal suo raggiungimento. La delibera di Giunta del 2024, dopo un'attenta verifica da parte delle strutture tecniche della Regione e delle Ausl, si è dimostrata non tecnicamente applicabile, andando a prevedere indennizzi non conformi né alla legge nazionale, né alle delibere del 2020 adottate dalla Regione, e per questo non ha mai avuto concreta applicazione. Per questi motivi la Giunta, per garantire la massima trasparenza, ha dato avvio al procedimento di autoannullamento della delibera, dando 30 giorni di tempo ad eventuali parti interessate per fornire elementi utili alle decisioni. Un'amministrazione sana e trasparente è anche quella che è capace di identificare eventuali errori e correggerli prontamente senza avere nulla da nascondere”.
In particolare, nella delibera del 2024, la Giunta non aveva preso alcun impegno di spesa aggiuntiva per le spese ulteriori che l’applicazione della ‘Condivisione’ avrebbe comportato, spese che perciò la Regione non avrebbe potuto comunque garantire perché esulavano dai limiti imposti dalle leggi statali di stabilità finanziaria e di riconoscimento degli indennizzi Covid. La legge statale infatti consente alle Regioni di prevedere forme di ristoro per il Privato accreditato ma con procedure diverse da quelle previste. Inoltre, l’Ente operava allora in regime di prorogatio per via della imminente consultazione elettorale e non avrebbe potuto assumere atti se non di ordinaria amministrazione. Per tutte queste ragioni nessuna Ausl ha mai recepito e attuato la delibera regionale.
L’avvio del procedimento sarà comunicato ai soggetti interessati e alle Aziende sanitarie locali. Trenta i giorni a disposizione per eventuali controdeduzioni.
A livello politico però la delibera ha scatenato numerose critiche. “Siamo di fronte a una decisione tanto grave quanto pericolosa per la tenuta del nostro sistema sanitario integrato” commenta Marta Evangelisti, capogruppo di Fratelli d’Italia che ha depositato una interrogazione in Commissione. Nel corso dell’emergenza Covid, ricorda, “la Regione aveva sottoscritto accordi, formalizzati da atti amministrativi precisi (DGR n.344/2020 e DGR n.2133/2024), per assicurare il coinvolgimento delle strutture private convenzionate nel garantire l’assistenza sanitaria. Parliamo di realtà che, nonostante le difficoltà, hanno continuato a offrire supporto alla rete pubblica, mettendo a disposizione personale, posti letto, attrezzature”. "Oggi, però, l’esecutivo regionale sembra voler dissimulare quelle intese, cercando di rientrare in possesso di circa 80 milioni di euro già erogati come ristori – somme che, secondo quanto evidenziato anche dall’AIOP (Associazione Italiana Ospedalità Privata), non rappresentano extraprofitti ma veri e propri indennizzi per costi sostenuti durante una fase di sospensione imposta".
“In questo scenario – prosegue Evangelisti – si è consumato un confronto tra la Regione e AIOP di cui, al di là degli annunci, non è trapelato alcun chiarimento. Nessuna comunicazione ufficiale sugli esiti, nessuna valutazione giuridica condivisa con l’Assemblea legislativa, nessuna stima sull’impatto che un probabile contenzioso legale potrebbe avere per la Regione, tanto in termini economici quanto reputazionali”. Secondo Fratelli d’Italia, ciò che sta emergendo è un pericoloso atteggiamento punitivo nei confronti degli operatori sanitari accreditati, che hanno svolto un ruolo essenziale nella gestione della crisi pandemica e che oggi rischiano non solo la restituzione di fondi già utilizzati, ma anche di vedere compromessa la continuità dei servizi offerti alla cittadinanza. La richiesta è quella di un immediato cambio di rotta.