Bimba contesa con Norvegia: da parlamentari e avvocati un appello a Berlusconi


come
statista, come padre e come uomo che abbiamo visto in
televisione commuoversi di fronte a tragedie familiari,
affinché si adoperi per risolvere un dramma umano e per dare
decoro e credibilità all’Italia”.
E’ l’appello che hanno
rivolto a Silvio Berlusconi gli avvocati Salvatore Di Grazia e
Luca Iannaccone, legali di Silvio Bellini, padre di Lara, una
bambina di 9 anni contesa dai genitori. All’appello per la
piccola (che ora vive in Norvegia con la madre) indirizzato al
presidente del Consiglio se ne é aggiunto un altro lanciato da
alcuni parlamentari, sindaci, avvocati ed esperti sanitari,
rivolto al presidente del tribunale di Rimini e ai giudici del
collegio che devono decidere sull’affidamento della minore.
Tra
i diversi firmatari, anche il sen. Giampaolo Bettamio, l’on. Paolo
Cento, il sottosegretario all’ Economia Magri.
”Vogliamo portare all’attenzione dell’ opinione pubblica –
hanno spiegato in una conferenza stampa gli avvocati Di Grazia e
Iannaccone – quella che, senza esagerare, é la tragedia di
Lara, una bambina italiana che vive una dolorosa situazione,
sicuramente intollerabile e, se non si interverrà da parte di
chi ha il dovere e potere, gravemente pregiudizievole per la sua
stessa incolumità psichica e fisica”.
Noi – hanno spiegato gli avvocati – ”non vogliamo fare
pressioni sul Tribunale di Rimini, al quale spetta l’ultima parola sull’aspetto processuale della vicenda. Perché siamo
rispettosi dell’autonomia e dell’indipendenza della
magistratura e perché abbiamo la certezza che il Tribunale di
Rimini sarà coerente con quanto emerso dall’indagine fin qui
espletata, la quale ci dice che Silvio Berlini é un buon padre,
attento ai bisogni di Lara, mentre la madre ha dato pessima
prova di sé quanto, soprattutto, alla garanzia dell’esercizio
della bigenitorialità, vale a dire riconoscere a Berlini la
piena dignità di padre, ed assumendo atteggiamenti che hanno
nuociuto ed ancor più nel futuro potrebbero nuocere alla
bambina”.
Di conseguenza – hanno spiegato i legali – ”non
abbiamo nulla da chiedere ai giudici se non l’applicazione
della legge italiana”.
Ma – hanno continuato – ”il caso di Lara richiede una
mobilitazione delle istituzioni italiane, diplomatiche e
governative, anche al più alto livello, perché da solo, con le
sole sue forze Silvio Berlini non potrà, anche nel caso della
sentenza più favorevole, fare uscire Lara dalla situazione di
grave pericolo in cui attualmente si trova. La bambina é in
Norvegia, ma per il padre é come se stesse su un altro pianeta,
tali e tante sono le difficoltà frapposte, dalla madre e dalla
Norvegia, alla ripresa della frequentazione tra Berlini e sua
figlia.
Da questo punto di vista, possiamo dire – hanno aggiunto
i legali – che alla fine di questo iter doloroso ci troviamo, in
un certo senso, al punto di partenza, quando, cioé, il
Tribunale per i Minorenni di Bologna ordinò il rientro di Lara
in Norvegia, con un provvedimento affrettato, disattendendo le
prove prodotte che attestavano il grave pregiudizio al quale la
bambina andava incontro se fosse stata tolta al padre”.
Le autorità italiane – sempre a detta degli avvocati – ”hanno dovuto poi
prendere atto che la madre di Lara si rifiuta di far visitare la
figlia da medici scelti dalle stesse autorità, impedendo al
padre ed alle autorità diplomatiche di accertare le reali
condizioni della figlia che, non va dimenticato, é cittadina
italiana.
Le nostre autorità diplomatiche, di fronte alle
richieste di dare conto delle azioni condotte per contrastare le
pretese della Norvegia, si sono trincerate dietro al segreto di
Stato. Non é nostro compito, in questa sede, stabilire se
questa pretesa é fondata o meno. E’ pero’ nostro dovere
prendere atto – concludono – che di fronte al segreto di Stato, Berlini si
trova ancor più impotente a lottare per il bene di sua figlia”.