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L'eolico che fa discutere

Badia del Vento, un progetto che divide regioni e ambientalisti

In foto: repertorio (pexels)
repertorio (pexels)
di Redazione   
Tempo di lettura 7 min
Ven 31 Ott 2025 16:28 ~ ultimo agg. 17:08
Tempo di lettura 7 min

Resta alta la tensione sul progetto Badia del Vento che prevede sette pale eoliche alte 180/200 metri al confine tra Toscana ed Emilia Romagna, a due passi dal comune di Casteldelci in Alta Valmarecchia. Gli incartamenti sono arrivati a Roma e dalla prima conferenza dei servizi del 30 settembre sono emerse indicazioni negative da parte del Ministero. Un diniego che si aggiunge a quelli della stessa Emilia Romagna, della soprintendenza e delle Marche, oltre al no dei comuni della Valmarecchia e non solo. La Toscana però vuole l'impianto. Però se dovesse arrivare il via libera definitivo l'assessora emiliano romagnola Irene Priolo ha già anticipato il sostegno all'eventuale ricorso del comune di Casteldelci. Ed è battaglia non solo tra regioni ma anche tra associazioni ambientaliste. Se da un lato infatti Legambiente sostiene il progetto e contesta la scelta della Regione bollandola come "incoerente", dall'altro la coalizione TESS (che riunisce diverse sigle come WWF, Italia Nostra e Cai) è pronta a sostenere l'Emilia Romagna nella sua decisione di opporsi. 

La nota di Legambiente

Legambiente Emilia-Romagna esprime forte preoccupazione e disappunto per le recenti dichiarazioni dell’assessora regionale Irene Priolo, in risposta a un’interpellanza relativa al progetto eolico “Badia del Vento”, nel comune di Badia Tedalda (AR), approvato dalla Regione Toscana e oggetto di ricorso da parte del Ministero della Cultura e delle Regioni Emilia-Romagna e Marche.
Secondo l’associazione ambientalista, le parole dell’assessora mettono in luce una contraddizione profonda all’interno della strategia regionale per la transizione ecologica.
“Solo poche settimane fa, durante Expo Osaka 2025, il Presidente della Regione Michele De Pascale aveva ribadito l’impegno a rendere l’Emilia-Romagna un hub delle energie rinnovabili, attraverso una pluralità di fonti – geotermia, eolico, fotovoltaico e agrivoltaico – in linea con gli obiettivi del Patto per il Lavoro e per il Clima, che mira a raggiungere il 100% di energia elettrica da fonti rinnovabili entro il 2035 e la decarbonizzazione completa entro il 2050”, ricorda Legambiente Emilia-Romagna. “La posizione espressa dalla Giunta regionale sull’impianto di Badia del Vento appare però decisamente incoerente con queste dichiarazioni: non si può sostenere la transizione energetica a parole e poi opporsi alla realizzazione di sette pale eoliche collocate addirittura al di fuori dei confini regionali. È il momento di scelte coraggiose e coerenti, non di ambiguità.”
Per l’associazione, il progetto di Badia Tedalda è oggi un capro espiatorio sacrificato in virtù di un presunto conflitto, quello tra il diritto alla bellezza e il diritto alla sopravvivenza climatica.
Si tratta però di una falsa contesa: i paesaggi stanno già cambiando profondamente, a causa degli impatti del cambiamento climatico che fanno franare le montagne e mutare le caratteristiche dei paesaggi rurali, mentre i parchi eolici ben progettati possono inserirsi nei contesti montani senza deturparli quando vengono progettati bene. Ne abbiamo parlato il 15 ottobre in occasione del nostro Forum Energia, portando diversi casi di buone pratiche di impianti a fonti rinnovabili che hanno il potenziale di favorire la transizione energetica sposandosi con le vocazioni territoriali.
“Le pale eoliche non sono più solo infrastrutture – aggiunge Legambiente – ma il segno concreto di una scelta che il nostro Paese non può più rinviare. L’ Emilia Romagna, così come tutto il nostro Paese deve accelerare il passo, perché il potenziale è enorme e le imprese sono pronte a investire. Ostacolare progetti con caratteristiche e dimensioni adeguate per il territorio, come nel caso di Badia del Vento, manda invece il segnale opposto a chi vorrebbe investire, è questo il modo in cui l’Emilia Romagna vuole posizionarsi nel settore della transizione energetica?”
Legambiente Emilia-Romagna ricorda inoltre che, in Paesi come Spagna e Germania, la produzione da fonti rinnovabili ha superato il 60%, contribuendo a ridurre sensibilmente le bollette elettriche, anche rispetto a un Paese come la Francia, dove il nucleare resta dominante.
“Quella soglia è alla nostra portata – conclude l’associazione –. Serve però una visione politica chiara e la volontà di superare paure e contraddizioni, dando strumenti e risorse alle Amministrazioni locali che oggi faticano a comprendere l’importanza della transazione energetica, per cogliere i benefici che questo settore può dare anche al nostro territorio regionale. La transizione ecologica non può fermarsi dietro una collina.”
 
La nota di TESS 

 A sostegno della decisione della Regione Emilia-Romagna di opporsi al progetto eolico “Badia del Vento”, si schierano numerose realtà ambientaliste e territoriali: Italia Nostra (sezioni di Arezzo, Firenze, Valmarecchia e Maremma Toscana), WWF (sezioni di Rimini e Forlì-Cesena), Club Alpino Italiano – Regione Toscana, Amici della Terra, Altura, Associazione I Cammini di Francesco in Toscana, Coalizione TESS – Transizione Energetica Senza Speculazione, Atto Primo – Salute, Ambiente, Cultura ODV, insieme a decine di comitati e associazioni locali dell’Appennino tosco-romagnolo e marchigiano, tra cui Crinali Liberi Londa, Comitato Tutela Crinale Mugellano, Appennino Sostenibile, Crinali Bene Comune, Salviamo l’Appennino Faentino Forlivese, Parma Città Pubblica APS e molte altre realtà riunite nella difesa del paesaggio e delle comunità di montagna.
Le associazioni firmatarie, impegnate nella promozione di una transizione ecologica autentica e rispettosa del territorio, esprimono il loro convinto sostegno alla Regione Emilia-Romagna per la decisione di opporsi al progetto eolico "Badia del Vento" al confine con il Comune di Casteldelci, auspicando nel contempo l’intervento da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri per scongiurare uno scempio ambientale e paesaggistico senza precedenti nel cuore del Montefeltro.
Si tratta di una scelta di grande responsabilità, che mette al centro la tutela del paesaggio, della biodiversità e della sicurezza idrogeologica. Non possiamo accettare che l’energia rinnovabile diventi un pretesto per interventi invasivi su territori fragili, dove l’abbattimento di boschi, la movimentazione del suolo e l’installazione di strutture alte centinaia di metri rischiano di trasformare un paesaggio unico in un’area profondamente compromessa.
Le associazioni vogliono esprimere il loro pieno sostegno e apprezzamento a Michele de Pascale e Irene Priolo per il loro impegno nel promuovere politiche energetiche coerenti, attente ai territori e rispettose delle comunità locali. La transizione ecologica non può ridursi a slogan. Deve essere reale e coerente: produrre energia pulita non basta se i costi ambientali e sociali ricadono sul territorio, mentre i beneficiconcreti restano limitati ai proponenti e ai proprietari terrieri. Progetti come “Badia del Vento” si sostengono grazie a ingenti incentivi pubblici, miliardi di euro puntualmente scaricati sulle bollette dei cittadini e delle imprese.
Va inoltre ribadito il gravissimo comportamento della Regione Toscana: mentre boccia sistematicamente impianti eolici in territori come le Crete Senesi, la Maremma e altre zone iconiche del paesaggio toscano, autorizza senza esitazioni progetti sulle aree di confine e in quelle più deboli, come nel caso di Badia del Vento, in un atteggiamento di prevaricazione inaccettabile e profondamente irrispettoso delle comunità confinanti.
Sostenere la Regione Emilia-Romagna significa difendere non solo boschi, montagne e fiumi, ma proteggere il paesaggio che costituisce l’anima del nostro turismo, base vitale delle comunità locali e motore economico del territorio. In un Paese dove il turismo rappresenta una parte rilevante dell’economia e le scelte ambientali influenzano sempre di più la scelta dei visitatori, non possiamo permettere che questi luoghi vengano sacrificati per un modello di “energia pulita” che scarica i costi sul territorio, sulle imprese, sulle persone. La vera sostenibilità richiede equilibrio, scelte ponderate e piena attenzione ai territori più fragili: solo così la transizione energetica sarà un vero investimento per il futuro, non una resa al profitto immediato e al degrado del patrimonio comune.”

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