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nuova memoria dei legali

Alpinisti morti sul Gran Sasso, la posizione inviata e quel messaggio disperato

In foto: Gli avvocati Francesca Giovanetti e Luca Greco
Gli avvocati Francesca Giovanetti e Luca Greco
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura 3 min
Mar 25 Nov 2025 19:03 ~ ultimo agg. 19:27
Tempo di lettura 3 min

Sono convinti, gli avvocati Luca Greco e Francesca Giovanetti, "Cristian e Luca potevano essere salvati se solo i soccorritori fossero stati più tempestivi". Invece, qualcosa nella macchina dei soccorsi evidentemente non ha funzionato, secondo i legali dei due alpinisti santarcangiolesi trovati morti sul Gran Sasso il 27 dicembre scorso, cinque giorni dopo il primo allarme lanciato. Cristian Gualdi e Luca Perazzini erano due scalatori esperti, fisicamente preparati e ben equipaggiati. "Qualcuno - dicono i loro avvocati - ha cercato di farli passare come due sprovveduti, partiti per raggiungere la vetta con una tormenta di neve". Invece, come è emerso dal cellulare di Gualdi, sottoposto a perizia tecnica, un video mostra come sul Gran Sasso splendesse il sole nella tarda mattinata del 22 dicembre. Sempre dall'analisi del suo smartphone sono state certificate anche una cinquantina di consultazioni delle previsioni meteo nei giorni precedenti l’escursione. Sintomo che i due amici non avevano lasciato nulla al caso.

A dieci mesi dalla tragedia, gli avvocati Greco e Giovanetti hanno presentato due istanze istruttorie alla Procura di Teramo per chiedere alla pm Laura Colica di verificare se l'Aeronautica Militare, dotata di elicotteri in grado di operare anche in condizioni meteo proibitive e di militari addestrati a volare anche nelle situazioni più estreme, fosse stata interpellata da chi doveva coordinare le operazioni di recupero e se in quella giornata vi fossero margini per tentare comunque un salvataggio. "Qualcuno - si domandano i due legali - ha mai inoltrato una richiesta di intervento alle basi aeree di Pratica di Mare o Cervia? E, se sì, quando esattamente?". Un punto ritenuto essenziale, che richiama il precedente di Rigopiano e si collega alla richiesta di ascoltare direttamente i piloti in servizio all'epoca in quella fascia oraria per ricostruirne l'effettiva disponibilità ad alzarsi in volo. 

Ci sono poi le 17 telefonate, dalle 14.56 alle 18.56, partite dal telefono di Gualdi e indirizzate al numero unico di emergenza 112. Quattro ore in cui il 48enne è rimasto in contatto con gli uomini del soccorso alpino nella speranza che riuscissero a recuperare lui e l'amico Luca, scivolati in un canalone e fiaccati dalla bufera di neve che si stava abbattendo sul Gran Sasso. E proprio per facilitare i soccorritori, Gualdi, alle 15.55, invierà loro l'esatta posizione Gps in cui si trovavano. Quattro ore dopo, alle 19.54, un messaggio da parte del 118 li incoraggiava a non mollare: "Abbiamo appena sentito il soccorso alpino - recitava l'sms recuperato nel cellulare di Cristian - stanno facendo il possibile. Scavatevi una buca con i piedi per proteggervi dal freddo e muovetevi di continuo per non addormentatevi... Tenete duro". Il finale, purtroppo, è noto.

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di Redazione
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