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festa del 25 aprile

A Rimini gli studenti del Viaggio della Memoria rendono omaggio ai partigiani

In foto: @Manuel Migliorini
@Manuel Migliorini
di Redazione   
Tempo di lettura 5 min
Ven 25 Apr 2025 12:48 ~ ultimo agg. 26 Apr 11:31
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Rimini ha celebrato l'80° Anniversario della Liberazione dell’Italia con le parole scritte dai partigiani poco prima di essere uccisi. A leggerle gli studenti delle scuole riminesi che hanno partecipato all’ultimo viaggio della Memoria, organizzato dall’Attività di Educazione alla Memoria del Comune di Rimini. Tra le letture anche le lettere lasciate dai tre martiri riminesi. “Io sono tranquilla. Tu devi dire a tutti i nostri cari parenti, nonna e gli altri, che mi perdonino il dolore che do loro. Non devi piangere né vergognarti per me. Quando sarai grande capirai meglio…” (Paola Garelli, 28 anni) “Cara Mamma, oggi 17 alle ore 7 fucilati innocenti. La mia salma si trova di qua dalla scuola cantoniera dove sta Albegno, di qua dal ponte. Potete venire subito a prendermi. ” (Renato Magi, 18 anni) “Mia adorata Pally, sono gli ultimi istanti della mia vita. Pally adorata ti dico a te saluta e bacia tutti quelli che mi ricorderanno. ” (Irma Marchiani, 33 anni) “Io muoio, ma l’idea vivrà nel futuro, luminosa, grande e bella.” (Giordano Cavestro, 18 anni).

Il momento solenne era iniziato con un corteo cittadino, partito dal monumento al Parco Cervi, che ha percorso i luoghi della memoria della Città di Rimini e si è concluso in Piazza Cavour. Presenti tante autorità, insieme al Prefetto di Rimini Giuseppina Cassone, il sindaco Jamil Sadegholvaad, l’assessora della Regione Emilia Romagna Roberta Frisoni, il presidente dell’ANPI Andrea Caputo che ha fatto l’orazione ufficiale. Con loro erano presenti in piazza, le delegazioni partigiane, combattentistiche e d'Arma, i rappresentanti degli Enti pubblici della Provincia di Rimini con i loro labari e i loro gonfaloni, gli studenti e tantissimi cittadini - per la consueta posa della corona e gli onori ai partigiani uccisi durante la Resistenza. 

 

 

le foto sono di Manuel Migliorini

Il discorso del sindaco Jamil Sadegholvaad

la Liberazione è il giorno che unisce il sentimento di tutti coloro i quali amano la libertà e la democrazia. Per questo è 'festa nazionale'. Per questo è la festa di tutti. Da quel 25 aprile di 80 anni fa Il Paese è fortemente cambiato, come il contesto internazionale. Non c'è più, fortunatamente, la necessità di riconquistare i valori di libertà, di democrazia, di giustizia sociale, di pace che animarono, nel suo complesso, la Resistenza. Oggi però c'è la necessità, l'urgenza, di difendere quei valori. La democrazia va sempre, giorno dopo giorno, affermata e realizzata nella vita quotidiana. Il 25 aprile fu lo sbocco di un vero e proprio moto di popolo: per questo la qualifica di "resistenti" va estesa non solo ai partigiani, ma ai militari che rifiutarono di arruolarsi nelle brigate nere e a tutte le donne e gli uomini che, per le ragioni più diverse, rischiarono la vita per nascondere un ebreo, per aiutare un militare alleato o sostenere chi combatteva in montagna o nelle città. La Costituzione italiana, nata dalla Resistenza, è antifascista e momento fondante di una storia e di una memoria condivisa. Una Costituzione vale la pena rimarcarlo, che ha consentito libertà di parola, di voto e addirittura di veder presenti in Parlamento esponenti che contestavano quella stessa Costituzione nei suoi fondamenti. Tranne poche frange estremiste e nostalgiche, non credo che ci siano italiani che oggi si sentano di rinunciare alle conquiste di democrazia, di libertà, di giustizia sociale che hanno trovato nella Costituzione il punto di inizio, consentendo al nostro Paese un periodo di pace, di sviluppo e di benessere senza precedenti. Proprio per questo va affermato che il 25 aprile è patrimonio di tutta l'Italia, la ricorrenza in cui si celebrano valori condivisi dall'intero Paese. Personalmente ritengo un atto di autolesionismo puro le polemiche che, con cadenza puntuale, tendono a costruire intorno alla Festa della Liberazione un clima di divisione, quasi di tifo. Autolesionismo perché è quasi come se ogni volta si segasse il ramo su cui si sta seduti da 80 anni insieme. Quel ramo si chiama Repubblica Italiana. Ha detto qualche anno fa il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: Ogni movimento di liberazione porta con sé l'orizzonte e la ricerca di un ordine pienamente giusto e risolutivo dei temi della convivenza. Ma io credo che nessuno, oggi, guardando indietro al 1945 possa ignorare che in Italia si è sviluppata una profonda e pacifica rivoluzione sociale: territori e fasce sociali, un tempo povere e del tutto escluse, hanno visto una radicale crescita. Chi ricorda le condizioni economiche e sociali dell'Italia negli anni Quaranta e Cinquanta può valutarne le trasformazioni intervenute nei decenni successivi. Va anche sottolineato che quel processo di crescita, difettoso per diversi profili, si è realizzato salvaguardando la democrazia, malgrado quel che è stato tentato per travolgerla, con insidie, come la loggia P2, aggressioni violente e stragi. Quelle trame a cui fa riferimento avevano un disegno e un obbiettivo comune. Quello di abbattere lo Stato democratico, di cancellare la Costituzione del 1948, di aprire la strada a un regime tendenzialmente autoritario. Vi sono stati tradimenti della Costituzione ma va anche detto che le istituzioni e le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, hanno resistito. Il rapimento e l'assassinio di Aldo Moro ne costituiscono prova evidente'. Francamente non vedo la necessità né l'opportunità di richiamare sobrietà o di stilare elenchi di cose permesse o non permesse nel nome della succitata sobrietà per lo svolgersi di una festa nazionale, una festa antifascista e di tutti che è sempre stata associata al lato migliore della nostra comunità nazionale: la libertà e la democrazia. Questa è la celebrazione di chi siamo come individui e come comunità nazionale. Tutti noi che siamo qui stamattina, così come tutti quelli che in questo stesso momento affollano le piazze di tutto il Paese, lo sappiamo bene e soprattutto sappiamo cosa fare.

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