Tentato omicidio a Rivabella, l’indagato: “Ho agito per legittima difesa”


“Ho agito per legittima difesa”, è questa la giustificazione fornita al gip nell’interrogatorio di garanzia dall’indagato, un riminese di 35 anni, accusato di tentato omicidio dopo che lo scorso 13 luglio, a Rivabella, avrebbe volontariamente voluto dare una lezione ad un tunisino, ubriaco e molesto, il quale prima aveva infastidito alcuni passanti e poi cercato di rapinare un uomo dello zaino (vedi notizia). Il riminese, difeso dall’avvocato Giuliano renzi, ha spiegato al giudice di aver colpito il nordafricano alla testa, con il casco, per paura di essere aggredito. Infatti, stando al suo racconto, la vittima aveva in mano una bottiglia di birra in vetro, rotta, e in quei frangenti ha temuto per la propria incolumità.
La gip di Rimini, Raffaella Ceccarelli, però ha obiettato che, stando alle immagini delle telecamere di videosorveglianza in possesso dei carabinieri, il tunisino (che non aveva ottemperato l’obbligo di firma in caserma a Santarcangelo a cui era sottoposto) non avrebbe fatto alcun movimento con il braccio tale da lasciare intendere un tentativo di aggressione. In pratica non ci sarebbero stati i presupposti per giustificare la reazione violenta avuta dal 35enne. Che tuttora si trova ancora agli arresti domiciliari, con il permesso però di recarsi a lavorare mezza giornata. Il 37enne tunisino, allo stato ancora in coma farmacologico, è ricoverato in Rianimazione all’ospedale Bufalini di Cesena.