Indietro
menu
la sentenza

Oppositore di Putin arrestato a Riccione, la Corte d'Appello nega l'estradizione

In foto: Vladimir Putin
Vladimir Putin
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: < 1 minuto
lun 27 mar 2023 19:41 ~ ultimo agg. 28 mar 10:54
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura < 1 minuto
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Sulla sua testa pendeva un mandato di cattura internazionale ai fini dell’estradizione, emesso dalle autorità russe in seguito ad una condanna a 10 anni di reclusione per truffa e distrazione di fondi statali. La sua fuga terminò a Riccione nell’ottobre scorso, quando i poliziotti della questura di Rimini lo rintracciarono a passeggio insieme alla moglie e alla figlia di 3 anni.

Un 38enne russo, imprenditore nel campo del commercio di auto, assistito dall’avvocato Piergiorgio Campolongo del Foro di Rimini, ora è a tutti gli effetti un uomo libero. Così ha deciso la Corte d’Appello di Bologna, che ha respinto la sua estradizione in Russia.

L’imprenditore sarebbe stato condannato in patria per aver sottratto allo Stato russo 187 milioni di rubli, l’equivalente di circa 30 milioni di euro. Accuse e sentenza di condanna a suo dire prive di fondamento, derivanti dall’essere “apertamente un oppositore politico di Putin”.

Il ricercato aveva raccontato anche che “tutti i suoi amici sono stati inviati al fronte a combattere” e di non voler tornare in Russia. La sua paura, infatti, era quella di marcire in carcere o, peggio ancora, di essere spedito in Ucraina a combattere. I suoi problemi con la giustizia sarebbero sorti quando un amico blogger, dichiaratamente contro Putin e l’invasione dell’Ucraina, pubblicò articoli e video che screditavano l’operato del presidente. Da quel momento – ha sempre sostenuto l’imprenditore – tutte le persone più vicine al blogger, tra cui lui, sarebbero finite nei guai.

La difesa ha evidenziato l’insussistenza sia delle accuse allegate al mandato di cattura russo sia delle condizioni di legge. In particolare, la Federazione russa non rispetta la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Per i giudici bolognesi, infatti, se il 38enne dovesse essere estradato in patria rischierebbe di essere sottoposto ad atti discriminatori o persecutori per motivi politici e a pene e trattamenti disumani.