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assolto da circonvenzione

Maltratta la compagna per estrometterla dall'attività, condannato a 3 anni

In foto: repertorio
repertorio
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
gio 15 set 2022 19:20 ~ ultimo agg. 16 set 12:48
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Si sarebbe approfittato della sua instabilità mentale, convincendola di essere perdutamente innamorato di lei. In questo modo avrebbe dato sfogo al suo vizio per il gioco sperperando il patrimonio della compagna, una 50enne riminese. In che modo? Effettuando centinaia di giocate proprio nella tabaccheria che lei aveva acquistato e lui si era messo a gestire. In parte però le accuse nei suoi confronti sono cadute questa mattina (giovedì), quando il giudice del tribunale di Rimini l’ha assolto dal reato di circonvenzione d’incapace, condannandolo invece per maltrattamenti in famiglia a 3 anni di reclusione. Disposti anche l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e il risarcimento di 20 mila euro alla parte civile.

L’imputato è un riminese di 50 anni, che aveva conosciuto la coetanea tramite un’agenzia matrimoniale. I due avevano iniziato a frequentarsi e lui l’aveva conquistata quasi subito. Si era mostrato premuroso e attento, dolce e disponibile. Quella, però, sarebbe stata secondo l’accusa solo una maschera. Dopo l’acquisto da parte della donna (affetta da un disturbo mentale) di una tabaccheria nel centro storico di Rimini, che i due avrebbero dovuto gestire insieme, il 50enne, che già aveva avuto comportamenti aggressivi nei confronti della compagna, ha iniziato pian piano ad estrometterla dall’attività, sfruttando – hanno sempre sostenuto gli avvocati di parte civile, Francesca Romana Dotti e Alessandro Pierotti – il suo disturbo mentale. L’uomo l’avrebbe fatta sentire inadeguata dicendole che non era adatta a stare a contatto con il pubblico e l’avrebbe offesa anche davanti ai clienti. Spesso, poi, le offese verbali si erano persino tramutate in aggressioni fisiche.

Una volta avuto il campo libero, il compagno della donna – secondo quanto gli contesta l’accusa – avrebbe “bruciato” in due anni oltre 130mila euro appartenenti alla 50enne con una serie di giocate al 10eLotto. I conti, che a fine mese non tornavano mai, l’uomo li avrebbe giustificati come normali problemi di avviamento e così, a ripianare le spese, sarebbe stata sempre la famiglia di lei. Che, stufa di sborsare denaro in continuazione, aveva chiesto aiuto ad un amico che in passato aveva gestito una tabaccheria. E’ stato proprio lui, l’amico di famiglia, analizzando i tabulati delle giocate a scoprire un flusso anomalo di puntate al 10eLotto, che avvenivano per lo più quando la tabaccheria era chiusa. Si trattava di giocate molto alte, anche da 100 euro l’una, che guarda caso sarebbero state effettuate o prima dell’apertura o dopo la chiusura. Ecco perché, secondo l’accusa, quegli ammanchi erano da addebitare esclusivamente al 50enne e al suo vizio per il gioco.

Il tribunale monocratico, però, l’ha riconosciuto colpevole solo per i maltrattamenti. Per conoscere le motivazioni della sentenza bisognerà attendere 90 giorni. Nel frattempo sono stati trasmessi alla Procura gli atti per l’ipotesi di simulazione di reato, avendo il 50enne subito in tabaccheria una fantomatica rapina – è questa la ricostruzione dell’accusa – che sarebbe servita a coprire una parte degli ammanchi di cassa.