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I commenti

Femminicidio a Rimini. Il comune: profondo sconforto, donne dovete denunciare

In foto: Rimini 25/06/2022 - Omicidio Femminicidio Via Rastelli Rimini. © Manuel Migliorini / Adriapress.
Rimini 25/06/2022 - Omicidio Femminicidio Via Rastelli Rimini. © Manuel Migliorini / Adriapress.
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 5 minuti
dom 26 giu 2022 12:38
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Profondo sconforto” per il nuovo femminicidio, il terzo di questo 2022, che sabato ha sconvolto Rimini (vedi notizia). Ad esprimerlo è l’amministrazione comunale che, in una nota, ricorda come “non esistano soluzioni o risposte immediate, ma la consapevolezza che solo tramite un lavoro comunitario a tutto tondo – culturale, educativo, sociale, ma anche economico e finanziario – sia possibile evitare epiloghi così funesti e dolorosi“. Il comune ricorda “il lavoro con la rete dei centri antiviolenza, la “Rete donne Rimini”, la “Casa delle donne” e il lavoro istituzionale portato avanti dalla “Commissione delle pari opportunità”” e lancia un appello alle donne “di denunciare alle forze dell’ordine e di rivolgersi ai centri antiviolenza accreditati, rompere il silenzio e cercare l’aiuto di professioniste specializzate“.

È ora che si prenda coscienza che quella che si consuma quotidianamente davanti ai nostri occhi è una vera e propria carneficina – è il commento del Coordinamento dei Centri Antiviolenza dell’Emilia-Romagna –. È ora di ascoltare le donne, anche quelle che non hanno il coraggio di denunciare, anche quelle che ci parlano attraverso i loro occhi tristi, i volti tumefatti e silenti. Ascoltiamole, accogliamole, appoggiamole“.

La nota del comune di Rimini

Ancora un femminicidio, una nuova tragedia che fa ripiombare tutte e tutti noi in uno profondo sconforto. Un altro drammatico caso che si consuma tra le mura domestiche, all’interno di un rapporto famigliare, che lascia un bambino senza sua madre.

I numeri in aumento, in tutto Italia, ci dicono ormai con infausta chiarezza che la violenza sulle donne non può essere più considerata come un’emergenza, ma un fenomeno strutturale di una società che pone uomini e donne in una relazione di disparità. Non esistono soluzioni o risposte immediate, ma la consapevolezza che solo tramite un lavoro comunitario a tutto tondo – culturale, educativo, sociale, ma anche economico e finanziario – sia possibile evitare epiloghi così funesti e dolorosi.

È quello che stiamo facendo come territorio attraverso il lavoro con la rete dei centri antiviolenza, la “Rete donne Rimini”, la “Casa delle donne” e il lavoro istituzionale portato avanti dalla “Commissione delle pari opportunità”, istituita solo tre mesi fa ma già diventata un importante luogo di confronto e di elaborazione comune di politiche attive a sostegno delle donne.

Fondamentali saranno i corsi di formazione per categorie specializzate, dalle forze dell’ordine a quelle per la comunicazione, affinché anche il linguaggio di genere prenda sempre più piede nella direzione di una attenzione e sensibilità volte a promuovere una cultura antidiscriminatoria nei confronti delle donne, una cultura della non violenza e del contrasto alla violenza stessa.

Donne, non siete sole, non siamo sole; l’appello che lanciamo è quello di denunciare alle forze dell’ordine e di rivolgersi ai centri antiviolenza accreditati, rompere il silenzio e cercare l’aiuto di professioniste specializzate.
Non minimizziamo di fronte alle violenze fisiche e psicologiche, non sottovalutiamo problemi troppo spesso taciuti, nascosti, il più delle volte per paura di denunciare, per timore di perdere la tutela sui propri figli o per l’incognita delle condizioni di sussistenza. Sul territorio riminese ci siamo dotati di una rete di protezione diffusa e capillare, dove le madri con figli, così come le donne in generale, possano essere ospitate e ascoltate, affinché riescano gradualmente a liberarsi da meccanismi violenti che troppo spesso sfociano in vere e proprie tragedie, come quelle tragiche di questi tempi.

È bene allora ricordare, ancora una volta, le strutture a cui è possibile rivolgersi per cercare aiuto e non rimanere sole davanti alle violenze.

Centro antiviolenza comunale Rompi il Silenzio “Spazio Vinci”
offre servizio di accoglienza, ascolto, assistenza, supporto e ospitalità a indirizzo segreto a tutte le donne che hanno subìto violenza e a minori vittime di violenza assistita. Risponderanno e accoglieranno operatrici formate sul tema della violenza, in grado di offrire non solo supporto ma anche informazioni sui servizi e sulle risorse territoriali e sugli altri centri e case delle donne presenti sul territorio nazionale.
Il Centro ha sede ed è aperto nell’edificio piccolo di Palazzo Brighenti via Bufalini n. 47, il numero di telefono è 346 5016665

La nota del Centro Antiviolenza dell’Emilia Romagna

Un’altra vita spezzata, un altro bambino condannato a crescere senza la sua mamma. A due giorni dalla manifestazione dei centri antiviolenza dell’Emilia Romagna tenutasi a Modena, l’ennesimo femminicidio, il terzo in due mesi nella sola provincia di Rimini.

È ora che si prenda coscienza che quella che si consuma quotidianamente davanti ai nostri occhi è una vera e propria carneficina. È ora di ascoltare le donne, anche quelle che non hanno il coraggio di denunciare, anche quelle che ci parlano attraverso i loro occhi tristi, i volti tumefatti e silenti. Ascoltiamole, accogliamole, appoggiamole. Diamo loro il coraggio di rivolgersi ai Centri Antiviolenza, alle forze dell’ordine, alla magistratura. “Sorella Io ti credo” non è uno slogan, ma l’urlo che deve giungere chiaro e forte a tutte le donne. É l’urlo al quale si deve unire anche lo Stato, troppo spesso silenzioso. I Centri Antiviolenza ci sono sempre, ma ancora troppo poche sono le donne si rivolgono a noi, ancora troppe donne provano paura, vergogna, rimorso nel raccontare l’inferno che vivono dentro le mura domestiche. Tutto ciò potrà cambiare solo se le donne si sentiranno accolte, credute, sostenute anche dall’Istituzione.

Rompi il silenzio e tutti i Centri Antiviolenza del Coordinamento Regionale, si stringono al dolore dei familiari di Cristina. “Sorella Io ti credo” per Cristina, Noelia, Angela, Gabriela, Renata e per tutte le donne vittime di violenza, affinché nessuna di loro sia più lasciata sola a rischiare la propria vita e quella dei propri figli.

La nota di Emma Petitti

“Basta. È la parola che dobbiamo pronunciare tutti e tutte, affinché non ci si debba più trovare a commentare un altro femminicidio, il terzo a Rimini nel giro di pochi mesi. Basta. Una parola che deve trasformarsi in realtà”.

Emma Petitti, presidente dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, commenta l’ultimo tragico caso di femminicidio avvenuto nelle prime ore del mattino di oggi a Rimini.

“Lo sconcerto è tanto e la rabbia continua a crescere davanti a episodi disarmanti come questo che continuano a verificarsi nella nostra città come in altre. Il problema della prevaricazione, dei soprusi, degli abusi e della violenza sulle donne è una ferita aperta della nostra società che abbiamo il dovere di curare e anzi prevenire con ogni mezzo a disposizione. Un’altra donna oggi è stata uccisa dal suo compagno lasciando il vuoto nella vita del suo piccolo figlio.

È vero che tanto è il lavoro profuso dalla rete pubblica e privata che opera anche attraverso i Centri nei nostri territori sul contrasto alla violenza. Ma serve potenziare e serve un salto di qualità che ci permetta uno sforzo collettivo, sui servizi e sulla cultura. Di più sugli uomini rispetto alle politiche di prevenzione e alla cultura di genere e sulle donne per il sostegno alla rete e alla loro protezione, perché le Istituzioni sono al loro fianco e serve la consapevolezza che la denuncia è un passo fondamentale.

E questo enorme lavoro serve farlo insieme, operatori, scuole, forze dell’ordine, istituzioni. Insieme. Perché riguarda tutti noi, la violenza sulle donne non è mai un fatto privato.

Ai parenti della vittima, a tutti i suoi cari va tutta la mia vicinanza con grande dolore per questa tragedia”, conclude Petitti.

La nota del senatore Marco Croatti

Sgomento e dolore per un altro caso di femminicidio a Rimini. Una drammatica vicenda familiare che appare troppo simile a tante altre che continuano a ripetersi nel nostro Paese.
Ancora una volta, angosciati, ci ritroviamo a chiedere perché sia successo e soprattutto se la morte di questa madre di 33 anni si sarebbe potuta evitare.
È un giorno di dolore ma anche di amarezza per una emergenza che fino ad ora non si è riusciti ad affrontare in modo efficace.
È urgente moltiplicare il nostro impegno accanto alle donne vittime della violenza maschile e investire maggiormente in prevenzione, anche verso i più giovani, per costruire una società e un domani in cui violenza di genere, violenza domestica e femminicidio siano soltanto terribili ricordi.