Nascerà un CiViVo
Gruppi educativi per bambini ucraini: 80 adesioni tra educatori di Rimini
In foto: profughi a Rimini (@newsrimini.it)
di Redazione
lettura: 2 minuti
gio 24 mar 2022 18:50
Sono già più di ottanta le insegnanti, educatrici e educatori volontari che hanno risposto all’appello del Comune di Rimini per la realizzazione di gruppi educativi, alternativi e complementari alla scuola, per i piccoli profughi e profughe in fuga dal conflitto armato in Ucraina. Il Comune di Rimini creerà per loro un gruppo CiViVo dedicato, e metterà a disposizione risorse per i materiali e, laddove necessari, anche per eventuali mense.
Si tratta di gruppi educativi gratuiti finalizzati ad accogliere minori suddivisi in base alle diverse fasce d’età, orientativamente dai 3 ai 16 anni, per lo svolgimento di diverse attività a carattere educativo, ludico e ricreativo: tra queste, un primo approccio alla lingua italiana e alla conoscenza del territorio, laboratori artistici, attività di lettura, educazione ambientale, attività ludiche e sportive.
Il primo gruppo a partire sarà quello al Ceis, dedicato ai piccoli compresi tra i 3 e i 13 anni. Oltre alle attività già elencate, avrà un particolare interessante in più. Sarà possibile infatti attivare un supporto alla didattica, con possibilità di alternare le attività con il collegamento con la didattica a distanza in Ucraina, dove con grande coraggio, e dove le condizioni lo permettono, gli insegnanti continuano a tenere un filo diretto con i più piccoli in fuga dal conflitto.
Sul sito del Comune di Rimini informazioni sui singoli gruppi educativi e i relativi contatti. Per informazioni più generali sull’accoglienza https://www.comune.rimini.it/ emergenza-ucraina#paragraph- id–13223
“Il primo maggio del 1946 – ricorda Chiara Bellini, Vicesindaca con delega alle politiche educative del Comune di Rimini – venne inaugurato il Ceis, l’asilo Italo-Svizzero nato grazie a Margherita Zoebeli e il soccorso operaio svizzero in una Rimini spettrale, dove le macerie di una città quasi completamente rasa al suolo non erano solo quelle degli edifici ma anche dell’animo e del cuore dei suoi cittadini e cittadine, quelli più piccoli in particolare, di cui molte e molti orfani di guerra. Per ricostruire Rimini non servivano solo muratori ed ingegneri, ma anche insegnanti, educatrici e educatori, perché oltre alle case, c’era da ricostruire anche il cuore delle persone, l’educazione e le cure dei bambini e delle bambine, così tremendamente colpiti dalla guerra. Mi pare molto significativo, simbolico ed importante che parta proprio da questi luoghi, a da quella grande storia a cui la Rimini di oggi deve molto, l’accoglienza educativa delle profughe e dei profughi Ucraini. Quello del Ceis sarà il primo tra i gruppi educativi a partire, a cui si aggiungeranno almeno altri quindici in tutto il territorio, grazie al coinvolgimento e alla risposta veramente commovente da parte di tante insegnanti, educatrici e educatori, che continuano ad aggiungersi ogni giorno. A loro va non solo il mio personale ringraziamento ma quello di tutta la nostra comunità”.
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