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attenzione ai giovani

Denatalità e proposte. La riflessione dell'assessore Gianfreda

In foto: repertorio
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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 7 feb 2022 21:27 ~ ultimo agg. 14 feb 19:22
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Oggi il Sole 24 Ore analizza i dati sulla denatalità italiana: -33% dall’inizio del millennio. Un quadro fosco che, come emerso dal report di qualche giorno fa, riguarda anche Rimini. Nel comune si registra un -26,47% tra i nuovi nati nel 2002 e i nuovi nati del 2021, che sono passati da 1258 a 925. Negli anni c’è stato un rialzo nel 2008, con 1456 bebè, mentre dal 2011 un progressivo arretramento che ha raggiunto poi il culmine nell’anno appena passato. Dati su cui apre una riflessione l’assessore alla protezione sociale Kristian Gianfreda: “Io penso sia arrivato il momento di aprire una riflessione molto seria sul tema, perché queste statiche non si consumino nel giro di un comunicato stampa e dichiarazioni di intenti, ma si concretizzino in una presa di consapevolezza reale, che sostituisca alle politiche mordi e fuggi a cui siamo abituati delle politiche strutturali per accrescere l’occupazione e sostenere le famiglie, con particolare riguardo alle donne, sulle quali, nella stragrande maggioranza dei casi, grava ancora il peso della conciliazione casa-lavoro”.
La Germania – ricorda Gianfreda – è riuscita a invertire la curva negativa della natalità con politiche di welfare molto più attente, articolate e concrete rispetto a quelle spesso dispersive e a singhiozzo del nostro Paese. Questo è un compito di cui deve prendersi carico la politica, senza soluzione di schieramenti: la denatalità è una delle zavorre che mette fortemente a rischio il futuro dell’Italia, come e più dei mancati obiettivi del PNRR. Bisogna averne consapevolezza per non essere ‘distratti’ dalla realizzazione di un Paese infrastrutturalmente nuovo ma definitivamente abbandonato e vecchio“.
L’assessore poi allarga lo sguardo alla società, all’individuo e alla famiglia: “Alle difficoltà oggettive delle famiglie e dei giovani, che vedono davanti a loro un futuro incerto e con tanti punti interrogativi, c’è anche forse una componente che ha a che fare con contesti che spingono alla centralità dell’individuo piuttosto che della famiglia. È forse anche una componente egoistica, questo almeno il mio pensiero. Da qualche decennio, in Italia, si è affermata una cultura che ha messo fuori dall’orizzonte delle priorità i figli. Nell’ansia collettiva in cui viviamo, nella competizione crescente nell’ambito del lavoro, sono posti un po’ in secondo piano nella gerarchia delle ‘urgenze’, sebbene non manchi la voglia di famiglia

Per l’assessore l’amministrazione comunale deve rimettere al centro i giovani: “È una precisa direzione di futuro che ci siamo dati. La gratuità degli asili nidi per le famiglie con redditi annui medio bassi (sotto i 26 mila euro), l’introduzione di nuovi criteri di accesso alle scuole di infanzia. Le misure volte all’inclusione sociale, le strutture a supporto degli adolescenti e dei genitori, il sostegno all’abitare, all’handicap e quello rivolto alle famiglie più numerose, attraverso bandi specifici. Per non dimenticare, poi, gli investimenti sull’istruzione e sul diritto allo studio, ben consapevoli che è dalle scuole, dalle università e dai luoghi del sapere che si può riattivare l’ascensore sociale, ormai troppo arrugginito, e si possono cominciare a combattere le diseguaglianze. Tutto questo però da solo non basta, se non c’è un ripensamento anche su scala nazionale e globale di società, che metta al centro una cultura capace di dare spazio e di riscoprire il valore delle relazioni e della pluralità.”.