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i tentacoli della malvita

Il nuovo boss di Cosa Nostra Calvaruso collaborava con azienda edile di Rimini

In foto: il boss Giuseppe Calvaruso
il boss Giuseppe Calvaruso
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 6 apr 2021 13:40 ~ ultimo agg. 7 apr 10:30
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Calvaruso, un tempo braccio destro del latitante Gianni Nicchi, si era subito trasferito in Emilia Romagna dopo la scarcerazione, ufficialmente lavorava come collaboratore di un’azienda edile di Rimini. La criminalità organizzata ancora accostata alla Riviera. A Rimini, infatti, sarebbe arrivato per un periodo il nuovo boss di Cosa Nostra, Giuseppe Calvaruso, arrestato domenica all’aeroporto di Palermo. Calvaruso era appena tornato dal Sud America. Stando alle indagini del Nucleo investigativo dei carabinieri di Palermo, avrebbe preso il posto di Settimo Mineo al vertice del mandamento di Pagliarelli.

A lanciare il nuovo allarme infiltrazioni in Riviera è l’assessore alla Sicurezza del Comune di Rimini, Jamil Sadegholvaad: “Domenica, nel giorno di Pasqua, è stato arrestato in Sicilia il boss mafioso Giuseppe Calvaruso, ritenuto dalla procura antimafia di Palermo il capo del potente clan siciliano di Pagliarelli – dice l’assessore -. Un giovane ‘manager’ di Cosa Nostra, che gestiva un notevole giro d’affari all’estero, mantenendo un saldo controllo del territorio nazionale. Alcuni organi d’informazione (come Repubblica, edizione Palermo, ndr) riportano un suo recente trascorso anche a Rimini dove, secondo queste notizie, collaborava con un’azienda attiva del settore edile dopo la sua scarcerazione del 2016. Un passaggio nel nostro territorio che, al di là di ogni considerazione di merito, serve ancora una volta a richiamare la necessità di tenere altissimo il livello di attenzione sulle ramificazioni della malavita organizzata che rischiano di attecchire anche a Rimini, soprattutto alla luce della grave crisi economia che la pandemia sta alimentando e dalle difficoltà di imprese e aziende nella prospettiva della ripartenza post Covid”.

Per l’assessore le attività più a rischio infiltrazioni sono quelle del settore turistico, “che per caratteristiche sono quelle più permeabili”, ma la criminalità organizzata in passato “ha dimostrato di sapersi insinuare anche negli altri settori cardini dell’economia locale. Ed è per questo che sono indispensabili iniziative coordinate, a partire dal recente rinnovo del protocollo sull’Osservatorio contro la criminalità organizzata. Il territorio in questi anni ha dimostrato innanzitutto una nuova consapevolezza dell’appetibilità del nostro tessuto economico agli occhi della malavita, consentendo quindi di alzare la guardia. Oggi abbiamo intessuto collaborazioni forti, che vedono la Prefettura, forze dell’ordine, istituzioni relazionarsi e lavorare in sinergia con categorie, ordini professionali, sindacati. Scambio di informazioni, dialogo, azioni condivise: questa è la strada per difenderci da chi tenta di avvelenare la nostra economia sana, è lo è ancora più oggi, consapevoli che le ferite lasciate dalla pandemia hanno reso l’intero sistema Paese più vulnerabile”.