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Ricerche su immunità

Il direttore dell'Istituto Tumori: vaccinarsi, dovere collettivo

In foto: dalla diretta Facebook
dalla diretta Facebook
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
dom 29 nov 2020 13:45 ~ ultimo agg. 14:04
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“Vaccinarsi è un dovere collettivo, perchè l’obiettivo è proteggere chi ci circonda, un atto di generosità e altruismo che dovremmo essere bravi a mettere in campo a beneficio dei nostri anziani, dei nostri malati oncologici, dei nostri concittadini più fragili”. Lo ha detto Giovanni Martinelli, direttore scientifico dell’Irst-Istituto tumori della Romagna, intervento sabato pomeriggio nella consueta diretta Facebook organizzata dal deputato romagnolo Marco Di Maio assieme a Claudio Vicini, direttore del Dipartimento testa-Collo dell’Ausl Romagna.

“La questione fondamentale è l’impatto sugli ospedali dei pazienti Covid – ha detto il prof. Vicini commentando gli ultimi dati aggiornati sull’andamento dell’epidemia -. La soglia di guardia è fissata al 30% di riempimento: attualmente in Italia la media è al 43%, con molte regioni in una fase di grande difficoltà. Questo è il dato più preoccupante: è vero, il virus sta scemando leggermente, ma noi con i nostri ospedali siamo ancora nettamente sotto pressione. Se ripetiamo gli errori dell’estate scorsa riaprendo troppo e troppo presto, la curva dei contagi si rialzerà”.

Vicini ha detto “modelli frutto di studi e analisi dimostrano che se anticipiamo al 7 dicembre anzichè, ad esempio, al 21 dicembre l’allentamento delle misure, è probabile che vi sia ancora un incremento delle ospedalizzazioni e dunque della pressione sul nostro sistema sanitario”.

Sull’importanza del vaccino, il direttore scientifico dell’Irst ha spiegato quali sono i due terreni sui quali è impegnata in questa fase la comunità medico-scientifica. “Questo virus che, come altri, produce 26 proteine su cui si riesce a costruire un vaccino – ha detto -. I vaccini che stanno arrivando sono di due tipi. Un primo vaccino sarà a Rna che produce le proteine virali e vengono esposte al sistema di difesa che così le riconosce e fa la vaccinazione B e T. Non basta essere vaccinati con i linfociti B, ma anche con il T che sono i linfociti che richiedono memoria e offrono una protezione nel tempo”.

“Subito dopo – ha proseguito – arriveranno alcuni vaccini a Dna, più lenti e più efficaci che riuscirà a dare una maggior stimolazione e un più prolungato tempo di immunità nei confronti del virus. E’ possibile che nel giro di 4-5 mesi li avremo entrambi. L’Rna è degradabile ed è il motivo per il quale va tenuto in frigorifero“.

A questo proposito Martinelli ha anche specificato che “ci stiamo già attrezzando per i frigoriferi e lo stoccaggio”, a livello di Istituto tumori della Romagna; ma anche l’Emilia-Romagna sta lavorando e “come al solito questa sarà attrezzata e pronta, anche per la distribuzione del vaccino appena sarà possibile”.

Martinelli ha parlato del grande lavoro che IRST sta svolgendo non solo per contrastare il virus, ma anche per garantire la continuità delle cure: “durante la prima ondata abbiamo dovuto  limitare gli accessi all’istituto – ha spiegato Martinelli – e purtroppo dovuto ridurre gli accessi agli accompagnatori, rinunciare ai volontari dello IOR e concentrarci solo sul nostro personale interno”.

La grande sfida è stata quella di “non fare mancare terapie a chi ne aveva bisogno, erogando le cure giuste al momento giusto a tutti coloro che ne avevano bisogno – ha proseguito Martinelli -. Abbiamo recuperato le visite di controllo, sfruttato al massimo la telemedicina. Nessuno è stato abbandonato e abbiamo dato a tutti una parola di conforto, sullo stato della propria malattia. Abbiamo incrementato la nostra capacità di cura, con più trapianti, visite e radioterapie. Grazie al personale sanitario e non, che si è speso senza risparmio e continua a farlo ogni giorno”.

Tra le domande arrivate in diretta dal pubblico collegato, una ha riguardato gli effetti sulle persone che già hanno avuto il virus. “Le persone che hanno contratto il virus e hanno sviluppato gli anticorpi, almeno per 90 giorni hanno una risposta importante – ha spiegato Martinelli -. Recentemente con Microsoft abbiamo svolto uno studio con il prof. Sambri dell’ambulatorio di Pievesestina (Cesena) e abbiamo capito che non c’è solo l’immunità B (cioè gli anticorpi), ma c’è anche l’immunità acquisita T che nasce dopo 4 giorni e che copre per un periodo ancora più lungo”.

“La maggior parte delle persone che sviluppano le immunità sono in grado di proteggersi – ha chiarito il direttore scientifico di Irst – è il motivo per il quale dopo aver contratto il virus ed essere guarite, le persone possono tornare a svolgere le proprie attività lavorative o di altro tipo senza particolari preoccupazioni”.

Il prossimo appuntamento sarà sabato 5 dicembre, sempre alle 14.30 alla presenza dell’assessore regionale alla sanità, Raffaele Donini.