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La risposta del Silb

Samsara: Indino su esposto Codacons: troppo facile attaccare imprenditore

In foto: Gianni Indino
Gianni Indino
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 13 lug 2020 16:23
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L’esposto con il quale il Codacons chiede la chiusura del Samsara Beach a Riccione (vedi notizia) non va giù al presidente del SILB della provincia di Rimini, Gianni Indino. “Troppo facile – scrive – attaccare un imprenditore, e anche a torto per quello che abbiamo visto nel video che ci è stato inviato e che faremo arrivare a forze dell’ordine e prefetto. I gestori dei locali ce la mettono tutta per adeguarsi ai protocolli, ma non possono ricadere su di loro tutte le responsabilità. Ci sono tante altre situazioni su cui puntare il dito, ma la colpa sembra sempre di chi fa impresa

La nota di Gianni Indino

Adeguare i locali ai protocolli, affiggere cartelli che spiegano i comportamenti da tenere, contingentare gli ingressi, limitare gli orari d’apertura e sensibilizzare tutti gli avventori ad ottemperare alle linee guida, qualche volta avendo in cambio anche brutte parole. Più di questo cosa deve fare chi gestisce un locale? – dice Gianni Indino, presidente del SILB della provincia di Rimini –. Al netto di qualche episodio che si è contato sulla punta di una mano, sembra che ora si sia aperta la stagione delle segnalazioni e degli esposti.
Peccato che le segnalazioni e i video arrivino anche a noi, ma di tutt’altro tenore. Parliamo del Samsara Beach, discoteca sulla spiaggia di Riccione preso di mira dall’esposto del Condacons che nelle sue accuse arriva addirittura a descriverlo come “Un potenziale focolaio di coronavirus”. Un vocalist che ogni 10 minuti invita ad indossare la mascherina, il disinfettante ad ogni passo, tavoli distanziati, cartelli informativi e più uomini della security non sono bastati per non finire nel mirino dell’associazione consumatori. Eppure stiamo cercando solo di riprendere a lavorare e di farlo nel modo più sicuro possibile perché abbiamo a cuore la salute pubblica. E ci mancherebbe altro. Cerchiamo di salvare una stagione, di richiamare i turisti, di ripartire dopo mesi di chiusura forzata che ha messo i piccoli imprenditori in ginocchio e ora dobbiamo anche metterci a combattere con gli esposti.
Perché il Codacons non si accanisce contro le esultanze del calcio e le feste in piazza dei tifosi, contro le manifestazioni pubbliche senza distanziamenti, contro i giornalisti che si accalcano uno sull’altro per un’intervista, contro i viali invasi di persone a passeggio senza distanziamento, contro i treni o le metropolitane pieni di persone prive di mascherina? Su questi aspetti evidentemente non c’è attenzione da parte del Codacons. Mi viene da pensare che siano forti con i piccoli e deboli con i grandi. La colpa sembra sempre solo di chi investe e di chi crea impresa e lavoro. Troppo facile attaccare un singolo imprenditore e anche a torto, secondo quello che abbiamo visto nel video che ci è stato inviato e che faremo arrivare alle forze dell’ordine e al prefetto. Noi possiamo sensibilizzare, invitare le persone a comportarsi secondo le regole, vietare gli ingressi, ma non possiamo essere gli unici responsabili dei comportamenti altrui. Con questi divieti sta accadendo quello che è successo con il divieto di fumo nei locali: per farlo rispettare da tutti si è dovuta spostare la responsabilità (e la sanzione) in capo al singolo trasgressore.
Siamo stati fermi per oltre tre mesi, abbiamo dato il nostro contributo in silenzio nonostante il nostro comparto sia rimasto fuori dai sostegni statali e ogni giorno di chiusura ci avvicinasse al punto di non ritorno. Lo abbiamo fatto per permettere a questo Paese di ripartire, ma non è certo in questo clima di sospetti e battaglie che avremmo immaginato la ripartenza”.