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condanna per maltrattamenti

Accusato di voler far saltare in aria il condominio, pizzaiolo assolto

In foto: l’aula del tribunale di Rimini
l’aula del tribunale di Rimini
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura 3 min
Lun 30 Giu 2025 17:01 ~ ultimo agg. 18:09
Tempo di lettura 3 min

Il 12 marzo del 2024 era stato arrestato dalla polizia per aver cercato - secondo la ricostruzione degli agenti intervenuti - di far esplodere il condominio di via Flavia Casadei, a Rimini, nel quale abitava insieme alla moglie, aprendo il gas e danneggiando i pomelli del piano cottura della cucina. A oltre un anno dai fatti, un cittadino marocchino di 45 anni, di professione pizzaiolo, finito a processo per strage, con rito abbreviato, davanti al gip del tribunale di Rimini, Raffale Deflorio, è stato assolto perché il fatto non sussiste

L’imputato era spesso alterato dall’uso smodato di alcol e, quando beveva, era solito perdere il controllo. La sera prima dell’arresto era tornato a casa ubriaco e la moglie aveva preferito andarsene per trascorrere la notte da un'amica. L'indomani, mentre tornava a casa, aveva notato le Volanti della polizia di Stato davanti al condominio. Gli agenti stavano arrestando il marito, che poco prima, in preda ad una sorta di delirio, aveva iniziato a distruggere l’appartamento e a lanciare diversi oggetti dal terrazzo. Erano stati i condomini, impauriti, a richiedere l’intervento delle forze dell’ordine. I poliziotti, una volta entrati nell’appartamento, avrebbero trovato i pomelli del piano cottura danneggiati e avvertito un forte odore di gas dentro la stanza. Da qui l’accusa di strage.

Il suo difensore, l’avvocato Massimiliano Orrù, ha chiesto con forza e ottenuto un'integrazione probatoria, consistita nell'acquisizione del video all'interno dell'appartamento girato dai poliziotti della Scientifica. Il filmato ha confermato quanto sostenuto dalla difesa, e cioè che la portafinestra di fianco ai fornelli, essendo rotta, restava sempre un po' aperta, come peraltro dichiarato precedentemente dalla moglie in aula, e che i pomelli del gas non erano stati rotti. Poteva accadere, secondo quanto raccontato dalla donna, che si sfilassero, ma per fare in modo che fuoriuscisse il gas era necessario girarli e tenerli premuti. Il difensore dell'imputato ha quindi concluso che, all'arrivo dei poliziotti, l'ambiente non potesse essere saturo di gas a tal punto da provocare un'esplosione. Una conclusione sposata dallo stesso pubblico ministero, che, dopo aver chiesto un'iniziale condanna a 7 anni di reclusione, è tornato sui suoi passi chiedendo al gip l'assoluzione del nordafricano. Che, per l'imputazione di strage, ha trascorso più di un anno agli arresti tra carcere e domiciliari. 

L'imputato è stato condannato, invece, a due anni e quattro mesi di reclusione per maltrattamenti nei confronti della moglie, nonostante la consorte non abbia mai sporto denuncia nei suoi confronti. Aggressioni fisiche e violenze, però, sarebbero state raccontate dalla donna ai sanitari dell'ospedale Infermi di Rimini nel corso di un accesso in pronto soccorso. I due, ad oggi, vivono ancora assieme nello stesso appartamento. L'uomo, ritenuto dallo psichiatra Fabio Santarini, nominato dal giudice, socialmente pericoloso a causa della sua dipendenza dall’uso di sostanze alcoliche, si era rivolto al Sert, che però dopo i primi colloqui non ha ravvisato la necessità di sottoporlo ad uno specifico percorso di recupero. Contro la sentenza di condanna per maltrattamenti, l'avvocato Orrù ha già preannunciato ricorso in Appello. 

 

 

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