Indietro
menu
Trovata una lettera

75enne uccide la moglie malata e tenta il suicidio

In foto: il luogo del delitto in via Coletti
il luogo del delitto in via Coletti
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 22 giu 2020 11:10 ~ ultimo agg. 23 giu 12:47
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 2 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Per gli investigatori ci sono pochi dubbi: sarebbe stato il marito, spinto dalla disperazione, ad uccidere la moglie, malata da tempo di Alzheimer. Così le avrebbe fatto ingerire un mix di farmaci che poi avrebbe assunto anche lui. Quando questa mattina la badante è entrata in casa ha trovato l’uomo, un 75enne riminese, ex infermiere, riverso sul pavimento della camera, stordito dall’intruglio assunto, mentre la moglie di 77 anni era stesa a letto. Sembrava dormisse, invece il suo cuore aveva già smesso di battere.

Il dramma del dolore si è consumato questa mattina in un’abitazione di via Coletti, a Rimini. E’ stata la badante, intorno alle 9.30, a dare l’allarme a 118 e forze dell’ordine. Sul posto si sono precipitate due pattuglie dei carabinieri di Rimini. Nell’appartamento i sanitari hanno soccorso il marito, caricato in ambulanza e trasferito con il codice di massima gravità all’ospedale Infermi, dove resta ricoverato in Medicina d’urgenza e piantonato dai militari. Non è però in pericolo di vita. Per la consorte, invece, non è stato possibile fare altro se non costatarne il decesso.

In via Coletti dopo circa un’ora è arrivato anche il magistrato di turno, Luca Bertuzzi, che è stato accompagnato dai militari all’interno dell’abitazione. Il quadro investigativo delineato è stato ulteriormente avvalorato dal ritrovamento di una lettera, scritta dal marito, nella quale annunciava l’intenzione comune di farla finta. “Non ce la facciamo più, abbiamo deciso di andarcene insieme”, questo il senso della missiva. Una sorta di confessione, dove il 75enne ha spiegato i motivi del gesto estremo.

Per i familiari, rappresentati al momento dall’avvocato Stefano Amati, che si è fatto portavoce del loro pensiero, l’omicidio della madre e il successivo tentato suicidio del padre rappresentano “un’ipotesi lontana dalla realtà”. I figli della coppia, infatti, rifiutano l’idea che a uccidere la madre sia stato quel marito così innamorato, nominato dal tribunale di Rimini amministratore di sostegno circa un anno fa perché la moglie non era più in grado di intendere e volere. Ecco perché per il pm l’ipotesi di una morte concordata non regge. L’avvocato di famiglia ha ammesso che il marito nell’ultimo periodo era “stanco, avvilito e preoccupato per l’aggravarsi delle condizioni di salute della moglie”, ma ha ribadito che mai e poi mai le avrebbe fatto del male. Forse l’amava troppo per assistere impotente all’inesorabile progressione della malattia. Una malattia che ti annienta, ti aliena, fino a impedirti di riconoscere le persone più care, anche quelle che ti sono state accanto per una vita.

Chi li conosceva bene racconta di una coppia affiatata e di un amore vero che durava da 40 anni. “Lui la portava spesso a passeggio, andavano via a braccetto, si volevano bene – ha raccontato un vicino che preferisce rimanere anonimo – L’ha sempre accudita con amore, però soffriva nel vederla così. Quando questa mattina ho saputo quello che era successo, sono rimasto sconvolto. E’ una vera tragedia”. A confermare la testi investigativa sarà l’autopsia, che verrà effettuata probabilmente già domani. Al momento il 75enne deve rispondere di omicidio volontario.