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Summit sul clima di Madrid. La riflessione del meteorologo Nanni

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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mar 3 dic 2019 10:42
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Si è aperta a Madrid la 25esima conferenza della COP25 sui cambiamenti climatici, dopo la rinuncia da parte del Cile ad ospitare la conferenza sul clima programmata a Santiago, visti i disordini in corso nel paese. Terrà impegnati 197 membri europei sino al 13 Dicembre, chiamati ad impegni concreti contro il riscaldamento globale.

Come ricorda l’Unfccc, ( United Nations framework convention on climate change ) ” La conferenza serve per aumentare i livelli di ambizione per il 2020, anno nel quale i Paesi si sono impegnati a integrare nuovi e aggiornati piani nazionali per l’azione climatica, Tra i mezzi per combattere il cambiamento climatico saranno incluse aree come le finanze, la trasparenza dell’azione climatica, foreste e agricoltura, tecnologia, capacity building, perdit e danneggiamenti alle popolazioni indigene, città, oceani e uguaglianza di genere “.

Nel 2020 tutti i Paesi dovranno inviare all’Onu le nuove versioni o le versioni aggiornate delle loro Nationally-Determined Contributions (NDC) che finora si sono rivelate insufficienti: secondo il recente 2019 Emission Gap Report dell’United Nations environment programme (Unep) se tra il 2010 e il 2030 le emissioni globali di gas serra non diminuiranno del 7,6% all’anno, il mondo fallirà l’occasione per poter fermare l’aumento delle temperature globali ai più 1,5° C fissato dall’Accordo di Parigi, questo significa che gli attuali sforzi collettivi dovrebbero essere aumentati almeno di 5 volte per permettere la necessaria riduzione di emissioni di gas serra».

Patricia Espinosa segretario esecutivo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici ha evidenziato che «Gli NDC esistenti sono ancora insufficienti, Se restiamo sulla nostra attuale traiettoria, le stime mostrano che la temperatura mondiale potrebbe più che raddoppiare [rispetto ai +1,5° C, ndr] prima della fine del secolo. Questo avrebbe delle conseguenze negative enormi per l’umanità e minaccerebbe la nostra esistenza su questo pianeta. Bisogna che la nostra traiettoria cambi immediatamente. Possiamo riuscirci, ma per stabilizzare l’aumento della temperatura mondiale a 1,5° C prima della fine del secolo, dobbiamo ridurre le emissioni del 45% prima del 2030 e raggiungere la carbon neutrality prima del 2050. E’ una sfida estremamente difficile, ma è assolutamente necessaria raccoglierla per la salute, la salvaguardia e la sicurezza di ognuno su questo pianeta, a breve così come a lungo termine».

Ma gli accordi sembrano prendere pieghe differenti; all’appello manca il presidente degli stati uniti Donald Trump ritiratosi dagli accordi, mentre la Cina ha inviato segnali contrastanti, India, Unione europea hanno intrapreso politiche climatiche che hanno diversi gradi di ambizione, il Giappone sembra quasi immobile ma si rende comunque disponibile ad incrementare il proprio contributo.

Antonio Guterres segretario generale delle Nazioni Unite apre la conferenza con un sonoro discorso “Di fronte a una crisi climatica che minaccia la civiltà, l’umanità deve scegliere tra la speranza e la resa… È cruciale che nei prossimi 12 mesi arrivino impegni nazionali più ambiziosi, in particolare da parte dei maggiori inquinatori, con l’obiettivo di cominciare subito a ridurre le emissioni di gas serra a un ritmo tale da raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050… Ci stiamo avvicinando ad un punto di non ritorno“.

In un mondo colpito dalla disuguaglianza climatica, oltre 20 milioni di persone all’anno, una ogni due secondi, sono costrette nei Paesi piu’ poveri ad abbandonare le proprie case a causa di catastrofi naturali, che sono la prima causa al mondo di migrazioni forzate all’interno di Paesi spesso già poverissimi o dilaniati da conflitti e che negli ultimi 10 anni sono aumentate di 5 volte. E’ l’allarme lanciato intento da Oxfam, attraverso un nuovo rapporto, diffuso in occasione dell’apertura del vertice. Un dossier che rivela come cicloni, inondazioni e incendi hanno 7 volte più probabilita’ di causare migrazioni forzate rispetto a terremoti o eruzioni vulcaniche e 3 volte di piu’ rispetto a guerre e conflitti.

Roberto Nanni TM certificato e divulgatore scientifico per Ampro Associazione Meteo Professionisti