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Niente tavoli e sedie alla vecchia pescheria. Callà (Fipe): esigiamo certezze

In foto: repertorio
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di Simona Mulazzani   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 23 dic 2019 15:05
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I tavoli e le sedie esterni tolti in tutta fretta dai locali della vecchia pescheria venerdì scorso riaccendono la polemica tra Fipe-Confcommercio e Sovrintendenza. “Confermando la vicinanza all’amministrazione – afferma il presidente Gaetano Callà – in questo caso mera esecutrice materiale di scelte altrui, che vorrebbe una Rimini aperta, viva e accogliente, ci troviamo a dover stigmatizzare il nuovo diniego della Sovrintendenza che ha un lavoro di grande responsabilità come quello di mantenere alto il decoro e l’immagine del territorio salvaguardando i monumenti, ma forse ha dimenticato il buonsenso

Pensavamo di avere scritto la parola fine sulla disputa tra la Soprintendenza e la città di Rimini – dice il presidente – invece purtroppo non è così e ancora una volta dehors e tavoli esterni delle attività del centro storico sono diventati problemi da estirpare alla radice. Il blitz di venerdì, perché di questo si è trattato, contro le attività della vecchia pescheria che hanno dovuto togliere in tutta fretta sedie e tavolini esterni, ci ha lasciato nuovamente basiti“.

Da anni i pubblici esercizi sono autorizzati ad avere quei tavoli e quelle sedie e a scadenza queste autorizzazioni sono sempre state rinnovate. Rimini si fa bella, ma proprio ora per la Soprintendenza i tavolini dei pubblici esercizi diventano un problema di immagine talmente grande da chiederne l’immediata sparizione. Se si tratta di problemi legati al restringimento del passaggio pedonale, basterebbe forse limitare il numero degli arredi e rendere più snello il passaggio. Le imprese, giustamente, esigono certezze su cosa possono fare e cosa no e le esigono in tempi congrui ad organizzare il lavoro e le assunzioni di personale. Queste autorizzazioni sono state tenute ferme per mesi e poi a due giorni dal Natale sono arrivati i vigili a fare le multe. Non è così che ci si comporta se si vuole il bene della città, del turismo e delle piccole imprese. Non vediamo l’ora di sederci al tavolo con Soprintendenza e amministrazione per capire fino a che punto si voglia far diventare il centro storico un museo da guardare solo a distanza e non da vivere”.