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La risposta alle polemiche

Irpef, ecco le aliquote. Sindaco e Giunta: non ci fa piacere ma è necessario

In foto: palazzo Garampi
palazzo Garampi
di Redazione   
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sab 9 mar 2019 11:41 ~ ultimo agg. 10 mar 13:44
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Nella seduta congiunta di commissione consiliare di martedì 12 marzo, verrà discussa la proposta di variazione al Bilancio di Previsione 2019/2021, al cui interno è indicato il riallineamento dell’addizionale Irpef. Un aumento che dovrebbe portare il gettito per l’Amministrazione Comunale da 4,5 a 9 milioni l’anno e che ha già suscitato ampie polemiche (“non siamo il bancomat del sindaco”, hanno detto i sindacati, vedi notizia). L’aumento stimato dall’Amministrazione è di 40 euro all’anno. Sindaco e Giunta chiamano in causa le incertezze sui finanziamenti del Bando Perfierie per Rimini nord e i tagli ai trasferimenti dal Governo a fianco della necessità di mantenere il livello di welfare.

Queste le nuove aliquote previste dalla delibera di Giunta sono le seguenti, tenendo conto che la soglia di esenzione totale è fissata a 10mila euro (rispetto ai precedenti 17mila), una fascia che coinvolge oltre 42mila riminesi: 16mila in meno – stimano i sindacati – rispetto alla precedente soglia.

imponibile da 0 a 15.000 euro 0,49%
da 15.001 a 28.000 euro 0,51%
da 28.001 a 55.000 euro 0,78%
da 55.001 a 75.000 € 0,79%
oltre 75.000 € 0,80%

 

Le motivazioni della giunta:

Un’addizionale da 12 anni ferma allo 0-0,3 per cento, agli altri capoluoghi dell’Emilia Romagna (esempio, Bologna 0-0,8, Modena 0,5-0,8, Cesena 0-0,8, Reggio Emilia 0-0,8, Ravenna 0,55-0,8). A mero titolo informativo, si ricorda che appena a febbraio 2019, il quotidiano economico Il Sole 24 Ore pubblicava una analisi da cui risultava che la nostra città è al 99esimo posto su 110 in Italia (dietro in pratica solo le città di regioni a statuto speciale) per peso pro capite delle addizionali regionali e comunali (quest’ultima, peraltro, incide per meno di un terzo sul totale): 318,71 euro all’anno per ogni riminese contro i 394 euro di Pesaro, 435 di Ravenna, 442 di Forlì, Reggio Emilia 474, Ferrara 466, Parma 596, Bologna 597, Milano 653 euro, Roma 770 euro.

In questo quadro, spiega la Giunta comunale, la proposta di allineamento, che prevede un incremento del gettito Irpef di 4,8 milioni di euro, si rende necessaria per cogliere due specifici obiettivi: non arretrare sul fronte degli investimenti in opere pubbliche annunciati, riguardanti principalmente la zona nord della città, e mantenere elevato il sistema di welfare e rilancio culturale.

La nuova convenzione riguardante il Bando Periferie, sottoscritta nei giorni scorsi, ha al suo interno troppe incertezze e parti dichiaratamente generiche, sia sul fronte di anticipi e rimborsi che soprattutto di tempistiche. In tale contesto, il Comune di Rimini sceglie di investire sul pacchetto di interventi riguardanti Rimini Nord, partendo subito con i bandi e gli appalti. “Ci sono state  mille giravolte del Governo sui soldi del bando, e la nuova convenzione inserisce condizioni capestro per i comuni – dichiara il sindaco di Rimini Andrea GnassiLa proposta è quindi comunque  di partire, perché Rimini  non può attendere oltre lavori indispensabili al suo rilancio turistico e a un miglioramento della città, così come non può attendere l’ampliamento della scuola Gaiofana e gli adeguamenti ad altre scuole della città, che sono inseriti nel piano”.

Stesso discorso per le risorse investite sul welfare e sulla cultura, “settori sui quali ci facciamo carico di investimenti importanti, anche per compensare le assenze dello Stato; il caso delle scuole d’infanzia statali o del contributo all’handicap scolastico è in questo senso emblematico e unico”.

Prosegue il sindaco: “Sappiamo che la scelta di allineare l’addizionale Irpef è quella che non avremmo voluto fare. Capiamo quindi le diverse posizioni  e i dubbi. Ma va tenuto ben presente il contesto in cui si muovono da anni i Comuni italiani. Rimini, negli ultimi 10 anni, ha subito un drastico ridimensionamento dei trasferimenti statali, pari a 22 milioni di euro; ammontano a quasi 18 i milioni di euro di cosiddetti ‘tagli occulti’, tra Imu degli alberghi che inopinatamente per circa 2/3 va a Roma e non a Rimini, piattaforme Eni e 4,4 milioni di euro anticipati dal Comune di Rimini per il Palazzo di Giustizia, che il Ministero ha proposto di saldare solo in parte (1,2 milioni di euro) e in rate mensili della durata di 35 anni. Adesso si è aggiunto il minuetto sul bando Periferie: 18 milioni di euro prima erogati, poi tolti, quindi sospesi, infine non si capisce tecnicamente e amministrativamente se e come rimessi. Il panorama sin qui conosciuto è estremamente delicato e allo stesso tempo chiaro: i Governi non solo riducono risorse agli enti locali (nel 2008 le entrate derivate per il Comune di Rimini ammontavano al 28,51 per cento del totale, nel 2019 al 9,08%) ma gliene drenano continuamente sul fronte dell’autonomia impositiva e organizzativa; in più si aggiunge che lo Stato è un cattivo pagatore (vicenda Tribunale) e inaffidabile due volte (vicenda bando Periferie). Purtroppo anche dopo gli annunci di rimettere al centro le città, di un nuovo rapporto tra stato centrale e territorio, zero risorse, zero autonomia organizzativa e fiscale, blocco delle infrastrutture con ricadute su economia e lavoro. Nonostante questo il Comune di Rimini ha investito sulla riqualificazione della città, mantenendo un forte presidio su welfare, scuola, servizi primari. Tutto ciò grazie a politiche di bilancio accorte: in 7 anni ha ridotto il debito di 50 milioni di euro (non si pesa su presente e futuro), non applica la Tasi e ha ridotto del 19 per cento in 6 anni la pressione fiscale sugli immobili (dai 555 euro del 2012 ai 449 euro del 2018). La scelta, da subito, è stata questa: una città che vuole riqualificare radicalmente ogni sua parte urbana e rilanciare l’economia , che non arretra sul fronte della protezione sociale, che crede nel volano della cultura come asset di sviluppo e di occupazione nei nuovi anni. Se adesso avanziamo la proposta di allineamento  non facile anche per noi che l’assumiamo, (bisogna ricordare, a chi ha scarsa memoria, che questa amministrazione ha introdotto sull’Irpef la fascia di totale esenzione, prima assente), è perché ci prendiamo la responsabilità di continuare in una precisa direzione di sviluppo della nostra città. Decidiamo di non investire su Rimini? Decidiamo di tagliare le risorse per l’handicap e per la popolazione anziana? Decidiamo di chiudere le scuole d’infanzia di proprietà statale, visto che i conti li paga il Comune di Rimini e risorse per le scuole statali da Roma  zero? Decidiamo di rinunciare all’ampliamento della scuola alla Gaiofana e ad altri interventi nelle scuole? Si può fare tutto, ma questa amministrazione comunale si riconosce in un altro modello di crescita, sviluppo, solidarietà, protezione sociale, cultura”.

Nel dettaglio la manovra sull’addizionale Irpef prevede:
–   Una soglia di esenzione totale posta a 10 mila euro che significa che 42.051 riminesi non verseranno un euro
–   Un incremento medio di circa 40 euro all’anno. La fascia di popolazione più protetta per quanto riguarda l’allineamento è quella dei pensionati
–  Un’applicazione progressiva, nel senso che l’aliquota salirà in relazione all’aumentare del reddito imponibile: da 0 a 10mila esenzione totale e poi, a seconda delle fasce di reddito, si andrà dallo 0,49 allo 0,8 per cento (fascia quest’ultima oltre i 75 mila euro).