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Attualità Provincia

Carboni (ex Acer) attacca Mangianti: accanimento su 'furbetti' è un alibi

In foto: Franco Carboni
Franco Carboni
di Andrea Polazzi   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 12 dic 2014 12:09 ~ ultimo agg. 13 dic 10:16
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Continuare a gridare allo scandalo per i limiti di reddito troppo alti per l’uscita dalle case popolari finirà col creare allarme sociale e una vera e propria guerra fra poveri. Ad attaccare il presidente dell’Acer Mangianti per le sue recenti dichiarazioni è l’ex direttore della stessa Acer Franco Carboni che, premesso che l’unica legittimata ad intervenire sui limiti di reddito è la Regione, si chiede che senso abbia insistere ossessivamente sull’argomento, “sparando – dice – cifre iperboliche, peraltro infondate”. Secondo Carboni infatti non sono (come detto da Mangianti) 500 gli assegnatari che perderebbero la casa con la modifica dei limiti ma solo 132, attualmente collocati nella fascia di permanenza che accoglie famiglie con reddito fra i 34.308 ISEE e 51.462 ISE. Il rischio di queste dichiarazioni, secondo l’ex direttore, è quello di provocare un allarme sociale e una guerra fra poveri con “gli assegnatari degli alloggi popolari visti come abusivi e privilegiati e le famiglie in lista di attesa, veri bisognosi, esclusi dal diritto ad un alloggio sociale”. Per Carboni l’accanimento sui cosiddetti “furbetti” sarebbe un alibi infatti comuni ed Acer potrebbero già autonomamente stimolare l’uscita dall’ERP delle famiglie con redditi elevati. Come? Alzando al massimo, spiega, i coefficienti per la determinazione del canone e ottenendo così maggiori entrate e un incentivo all’uscita per le famiglie che, pagando canoni fra a 500/600 euro, troverebbero più conveniente una diversa sistemazione.
Carboni conclude poi con una considerazione. “Non è che la Regione guardando i bilanci delle ACER e constatando che le entrate da canoni sono in forte discesa, dato l’aumento della morosità, ha ritenuto più realistico mantenere gli attuali limiti di reddito per la perdita dell’alloggio, offrendo così maggiore tenuta al sistema, assicurando entrate certe? Il fatto che nessuna ACER della Regione, Comuni e Province, tranne Rimini, abbia protestato per questa decisione è senza dubbio una risposta eloquente.”

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