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Provincia Rimini Social

In calo le interruzioni volontarie di gravidanza. L'impegno delle associazioni

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 13 minuti
gio 25 set 2014 10:33 ~ ultimo agg. 26 set 12:14
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Nel 2013 sono state 219 le donne che, dopo aver fatto un colloquio propedeutico all’interruzione volontaria della gravidanza, non si sono presentate e verosimilmente hanno deciso di portare avanti la gravidanza. Un contributo fondamentale per questo risultato è quello degli  strumenti previsti dal Protocollo d’intesa e predisposti dal Tavolo di lavoro. 7 i progetti “Perla attivati”, con un sostegno mensile di 150 euro per 12 mesi alle mamme: ed è proprio l’aiuto a superare le difficoltà economiche che spesso convince le donne a rinunciare ad abortire.

Nel 2013 all’Ospedale di Rimini e l’Ospedale di Cattolica – riporta il resoconto dell’Ausl – sono state effettuate 667 ivg, in calo rispetto alle 743 nel 2012: un trend che si consolida. Di queste, 55 sono state effettuate attraverso terapia farmacologica (erano state 39 nel 2012); 27 di queste (30 nel 2012) sono state effettuate oltre il novantesimo giorno dopo apposita valutazione e autorizzazione.

L’84,7 per cento delle donne che hanno fatto ricorso all’ivg presentavano un certificato rilasciato da un consultorio famigliare pubblico, il 10,2 per cento dal medico di fiducia e il 5,1 per cento da un ginecologo privato. Quanto alle fasce d’età, 25 erano minorenni (di cui 2 straniere), 277 in età 18-30 anni, 192 in età 31–40 anni, 73 in fascia d’età 41-49 anni.
Rispetto alle nazionalità, 376 sono le donne italiane (53,6 per cento) e 291 le straniere (46,4 per cento). Delle italiane 242 sono residenti a Rimini, 52 fuori provincia e 82 fuori regione. Delle straniere, 172 risiedono in provincia, 22 fuori provincia, 17 fuori regione e 80 all’estero. Le donne residenti in provincia di Rimini che nel 2013 hanno effettuato ivg sono dunque, complessivamente 414 (il 62 per cento del totale). Le donne coniugate erano 244 e quelle con stabile occupazione 331.
Rispetto all’anno precedente calano sia le donne italiane sia le straniere che hanno fatto ricorso alla ivg (le proporzioni restano analoghe) e, rispetto alla residenza, calano quelle residenti in provincia di Rimini.

Dal 2006 è attivo un tavolo di lavoro tra Azienda USL, Enti Locali, Parti Sociali e Organizzazioni no profit (principalmente associazioni pro – life ma anche sindacati e gruppi di vario orientamento), che collaborano nel mettere in campo tutti i possibili strumenti per una maternità  consapevole e serena. Le attività sono sancite da una protocollo d’intesa firmato dai partecipanti nel 2009 e tale tavolo di lavoro ha portato alla pubblicazione di un opuscolo dal titolo “Sei incinta? Non sei sola…”, tradotto in otto lingue straniere (arabo, cinese, russo, francese, inglese, spagnolo, romeno, albanese) che illustrale forme di sostegno, dal punto di vista sia giuridico legale, sia sociale e sanitario, a disposizione delle donne che decidono di portare avanti la gravidanza.
Di questo opuscolo sono state stampate trentamila copie, distribuite negli anni, che ha ricevuto interesse anche fuori regione. E’ stato inoltre stampato un manuale più ampio per gli operatori sanitari.
Il Protocollo prevede una stretta collaborazione operativa e sul campo tra i firmatari ela periodica pubblicazione dei risultati conseguiti.

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Il resoconto dell’attività 2013 trasmesso dalle realtà aderenti al tavolo

Punto di ascolto per le maternità difficili
(realizzato e gestito dalle Associazioni Pro Life)
anno 2013 e periodo gennaio – maggio 2014

Il Punto di ascolto è operativo presso il Centro delle famiglie del Comune di Rimini. Ha accolto, nel periodo di riferimento, circa 30 donne in stato di gravidanza con difficoltà, di cui 16 prese in carico e seguite dalle volontarie. Quindici delle donne arrivate sono state segnalate dal Consultorio di Rimini, mentre le altre richieste d’aiuto provengono dai centri di accoglienza parrocchiali (5) e dalla Caritas (2) e una parte (8) approda allo sportello grazie al passaparola.
Gli interventi a favore di queste donne possono essere così sintetizzati:
Vicinanza di cuore e di fatto per incoraggiare, dare sicurezza, raccogliere preoccupazioni e paure, ridimensionare ansie, condividere problemi di ogni tipo, dare la possibilità anche di sfogarsi liberamente. La mancanza di rete parentale o amicizie vere fa emergere continuamente il bisogno di avere qualcuno su cui poter contare, sempre pronto ad accogliere e ad ascoltare.
Attivazione di 7 Progetti “Perla” del Punto di ascolto per 150 euro mensili per 12 mesi, per un ammontare complessivo pari ad 12.600 euro.
Contributi economici per emergenze (bollette insolute di luce, acqua e gas, affitto non pagato, varie necessità).
Coinvolgimento di altri soggetti per dare risposte in rete: Caritas parrocchiali per contributi economici e Banco alimentare, Sportello sociale per presa in carico ai fini dell’assegnazione di case popolari, Centro per l’impiego di Rimini e/o Centro di solidarietà per ricerca lavoro, sindacato per regolarizzazione ai fini della maternità.
Ricerca lavoro anche per i partner che essendo disoccupati non possono provvedere al sostentamento della famiglia.
Consulenza legale per problemi con la giustizia.
Interventi straordinari a favore di alcune mamme pari a complessivi 430 euro e spese alimentari al bisogno.

Tra le donne incontrate vi è una presenza eterogenea di nazionalità, tale da rispecchiare la composizione etnica del territorio riminese, e, anche se in rapporto inferiore rispetto alle donne extracomunitarie, si è reso necessario sostenere anche donne italiane.
Prospettive
La crescente precarietà economica è alla base della povertà delle donne che si rivolgono al Punto di ascolto per le maternità difficili; le varie associazioni di volontariato che collaborano nella sua attività, pur autofinanziandosi con diverse iniziative a scopo benefico (cene sociali, vendita di torte, piante e gadget vari) fanno fatica ad arginare le richieste di aiuto sempre più numerose oltre alla priorità per situazioni di aborto. La difficoltà per il Punto di ascolto di attivare i progetti di sostegno economico a favore delle tante madri bisognose, molte delle quali segnalate dal Consultorio della A.USL, mette di fronte ad un grave problema di aiuto a favore della vita. Dalla relazione del Punto di ascolto emerge che nella maggior parte dei casi l’aiuto economico anche se limitato ha contribuito alla scelta di proseguire nella gravidanza. Pertanto si richiede la collaborazione delle istituzioni locali per fronteggiare insieme questa emergenza economica e sociale, valutando la possibilità di poter ottenere un fondo per la maternità difficile.

Cooperativa Sociale “Casa di Sant’Anna”

Casa di Sant’Anna è una casa di accoglienza residenziale a tutela dei minori e a sostegno della genitorialità, per gestanti e madri con bambino che si trovano in una situazione di difficoltà nella gestione delle funzioni genitoriali e di fragilità e disagio, a volte con patologie importanti e/o provenienti da situazioni di maltrattamenti familiari. Propone una convivenza di tipo familiare dove le mamme, donne che vivono una maternità difficile, si sentano accolte con il loro bambino e possano recuperare la stima di sè e scoprire la propria identità materna. La presenza e l’accompagnamento quotidiano delle educatrici, punto di riferimento adulto, garantisce una stabilità affettiva ed educativa, fornendo anche l’acquisizione degli strumenti necessari per intraprendere un percorso formativo di crescita anche a livello scolastico e lavorativo in funzione di un’autonomia e del reinserimento sociale.
Dal 1990 ad ora sono stati accolti 124 donne e 140 bambini. Attualmente sono ospitate 6 madri: 3 italiane, 1 russa, 1 rumena con i loro figli e una madre sola sammarinese. Dal 2010 hanno avuto accoglienza 22 nuclei monogenitoriali madre-bambino e 3 madri sole. Le donne erano di diversa nazionalità: 10 italiane, 4 russe, 2 marocchine, 2 rumene, 1 bulgara, 1 thailandese, 1 colombiana, 1 israeliana, 3 sammarinesi. Dei nuclei monogenitoriali 9 sia italiani che stranieri, sono stati accolti perchè privi di risorse e relazioni significative, con lo scopo di tutelare i minori e di sostenere con cura la genitorialità delle madri. Otto nuclei di diversa nazionalità e 3 madri sole straniere sono state accolte invece in protezione perchè provenienti da situazioni di violenza familiare. Una madre sola italiana con problematiche psichiatriche e con disturbi alimentari, è stata ospitata per alcuni mesi. Sono state accolte 4 donne straniere in gravidanza per una tutela della vita del nascituro. I bambini accolti sono stati complessivamente 29, di età compresa fra gli 0 e i 13 anni.
Al termine del percorso di accoglienza, 5 donne straniere e 3 italiane sono ritornate con il figlio dalla famiglia d’origine, 3 invece si sono ricongiunte con il partner, 4 hanno svolto stage formativi e in seguito hanno trovato lavoro e una sistemazione abitativa, 3 hanno accettato per i figli come sostegno un affidamento temporaneo.

Movimento per la Vita “Alberto Marvelli”

Il Movimento per la Vita “Alberto Marvelli” di Rimini, è un movimento culturale: il suo fine è la promozione e la difesa della dignità di ogni uomo dal concepimento alla morte naturale . Questa cultura della vita è diffusa anche mediante attività di formazione attraverso pubblicazioni, iniziative legislative e sociali, convegni, conferenze . Nel 2003 è stato ideato il progetto “Perla”: un aiuto concreto, locale, alle mamme in gravi difficoltà economiche (150 euro al mese per circa 12 mesi), col quale, nel 2012 il Movimento ha aiutato 5 mamme. Nel 2013 sono state 7 le mamme aiutate con “Perla” e nel 2014, finora, sono state già 6. Le donne sono state inviate al Movimento da varie realtà sociali di terzo settore e dai Servizi Sociali.

Centro di Accoglienza alla Vita (Cav) “Carla Ronci”

Il Centro di accoglienza alla vita “Carla Ronci” è nato a Rimini nel 1981 dall’impegno di alcune persone che, a partire dalla comune esperienza cristiana, volevano promuovere una mentalità capace di riconoscere uno dei diritti fondamentali dell’uomo: quello di nascere.
Nel 2012 sono state aiutate 230 mamme in difficoltà con un aiuto concreto immediato: corredini, carrozzine, passeggini, lettini, latte in polvere, pappe, omogeneizzati, tutto ciò che serve per crescere dignitosamente un bambino per due anni. Le operatrici, dopo una prima accoglienza anche su segnalazione delle assistenti sociali, effettuano un colloquio di presa in carico, nell’ambito del quale si definisce il percorso e il tipo di sostegno più adeguato. Molti i casi di donne con i mariti in carcere o in cassa integrazione, molte hanno lo sfratto per morosità: gli affitti sono alti nonostante abitino in case piccole e umide.
Per 2 di queste mamme è stato attivato il “Progetto Perla”; 19 di esse erano ragazze madri, 8 volevano abortire per motivi economici, 4 erano divorziate, 10 separate. Si tratta in prevalenza marocchine, ucraine, senegalesi, rumene, albanesi, moldave. Le italiane sono in numero minore.
Nel 2013 sono state assistite 240 mamme: 4 avevano già il foglio per abortire e hanno cambiato idea. Anche nel 2013 sono stati attivati 2 progetti Perla e per una ragazza di 17 anni, insieme al Movimento per la Vita, è stato attivato un progetto con uno stanziamento di 2.400 euro.
Nel 2014 il Centro ha aiutato, fino ad ora, 90 mamme. Molte sono marocchine e hanno difficoltà economiche dovute principalmente agli affitti molto alti. Sono 60, complessivamente, i bambini nati da mamme aiutate dal Cav “Carla Ronci”.

Comunità “Papa Giovanni XXIII”
Servizio “Maternità difficile e Vita”

La Comunità Papa Giovanni XXIII, coordinata al suo interno dal Servizio Maternità Difficile e Vita, cerca di diffondere una cultura di accoglienza alla vita umana dal concepimento alla morte naturale valorizzando il dono della maternità e sostenendo la donna o la coppia perchè viva con consapevolezza la propria genitorialità fin dal concepimento del figlio. In virtù della condivisione che la caratterizza, la nostra Comunità è impegnata nell’accoglienza e accompagnamento di donne sole e coppie che si trovano ad affrontare una maternità in situazioni problematiche di qualsiasi natura.
Prima di tutto si cerca di accoglierle in tutta la loro angoscia, mettendosi in un profondo ascolto delle loro preoccupazioni e paure, cercando di stabilire un rapporto di amicizia che dia fiducia e sicurezza. La solitudine è il maggior male e il più comune, spesso il padre del bambino non è una figura rassicurante o è addirittura assente o contrario, così pure la famiglia può essere ostile, può persino fare pressione affinchè si scelga l’aborto, come spesso avviene per ragazze minorenni. I problemi economici dovuti alla precarietà del lavoro, a disoccupazione, a lavoro in nero, a debiti, creano preoccupazione e incertezza per il futuro.
Ancor più drammatica è la realtà delle donne/coppie straniere, spesso clandestine, sempre in aumento, sprovviste di tutto, soggette a ricatti di chi le ospita o dà loro un lavoro irregolare o di sfruttamento.
Circa metà delle gestanti si trova nel momento della decisione di accogliere o rifiutare il figlio che già portano in grembo, alcune hanno già il certificato per abortire e sono in uno stato di confusione, conflitto e insicurezza; nella maggior parte dei casi è una decisione che la donna ha preso da sola, sulla quale non c’è stato nessun confronto.
L’Associazione offre una possibilità di analizzare e valutare a fondo la realtà, perchè davvero la donna non sia costretta ad abortire per mancanza di alternative percorribili e sia libera da condizionamenti e pressioni esterne facendo emergere il suo più profondo e vero desiderio.
Si offre vicinanza e sostegno concreto a partire dal momento della scelta di portare avanti la gravidanza: aiuti economici e materiali per far fronte all’emergenza (alimenti, vestiti, mobili …), aiuto per trovare casa, lavoro, sostegno per eventuali altri figli, accompagnamento a visite, aiuto per pratiche di regolarizzazione, azioni per liberare le donne schiave della prostituzione, consulenza legale.
Quando si rende necessaria l’accoglienza della mamma l’associazione dispone di famiglie aperte, Case Famiglia, pronte accoglienze, comunità terapeutiche secondo le diverse problematiche e su progetto da concordare con i Servizi Sociali, senza una scadenza predeterminata ma per il tempo necessario a costruire una loro autonomia. L’accompagnamento della donna/coppia perdura per tutto il tempo necessario al loro bisogno e si avvale di una rete di servizi sia interni che esterni alla nostra comunità, quali parrocchia, Servizi Sociali, Caritas, Patronati, Centri di Aiuto alla Vita, che possano rispondere ai vari bisogni anche dopo la nascita.
Vi è anche la disponibilità ad incontrare e sostenere quelle coppie che hanno diagnosi prenatali di handicap o malattia del figlio perchè non siano lasciate sole in preda alla disperazione e alla paura, nonchè alle donne che vivono la sofferenza del post-aborto e quelle che desiderano dare degna sepoltura al figlio che portavano in grembo e morto prima di nascere.
Nel periodo che va da inizio 2012 al giugno 2014, il Servizio ha incontrato e preso in carico 90 gestanti di cui 41 italiane e 49 straniere, e 31 con nucleo famigliare presente. Di queste, al momento del contatto, 45 erano intenzionate ad abortire, ma poi 35 di queste hanno portato avanti al gravidanza. Di queste persone il 40 per cento esprimeva un disagio socio-economico, un quarto (25 per cento) relazioni famigliari problematiche, un quinto (21 per cento) problemi personali, un 11 per cento erano al terzo o quarto figlio e reputavano la famiglia troppo numerosa mentre un 3 per cento delle donne seguite erano vittime di tratta. Sedici di queste donne hanno dichiarato un’istigazione all’aborto; 15 sono state accolte presso Case famiglia o famiglie aperte e 4 (2 delle quali in conseguenza dell’aborto) hanno usufruito di sostegno psicologico. A queste persone, oltre al supporto personale, sono stati erogati, dall’Associazione, contributi economici (per casa, bollette, alimenti…) pari a 3.972 euro. Con il “Progetto Sos Maternità”, che contempla un contributo fisso mensile per un anno, sonos tate seguite 9 mamme per un investimento totale di 22.200 euro.

Le storie del Punto di Ascolto per le Maternità difficili e del Cav “Carla Ronci
(i nomi sono di fantasia)

Sara,
di nazionalità italiana è stata presa in carico l’11 aprile 2013, incinta al sesto mese, con un figlio di otto anni, attualmente convivente con un compagno italiano, disoccupato. E’ stata segnalata dalla Caritas parrocchiale. Necessita di sostegno economico, materiale e psicologico. Per lei è stato impostato un progetto di aiuto che prevede il coinvolgimento del Comune e dei Servizi Sociali, volto a sanare l’emergenza bollette delle varie utenze, assicurazione auto, spese dell’affitto e condominiali. Si esige inoltre il mantenimento decretato per il figlio da parte dell’ex convivente.
Samantha,
inviata dal Consultorio di Novafeltria è una donna di 31 anni, senza lavoro, che vive in affitto con il suo compagno e con un bambino di 7 mesi. Le precarie condizioni economiche la spaventano tanto da fissare per il 31 di marzo ultimo scorso un’interruzione volontaria di gravidanza, ciononostante si è presentata al Punto di ascolto il 13 di marzo, chiedendo sostegno psicologico e materiale (alimenti, vestiario, pannolini). Dalle volontarie, viene ascoltata ed incoraggiata a portare avanti la gravidanza, già di sette settimane, rassicurata che riceverà supporto psicologico da parte delle volontarie di turno allo sportello ogni giovedì, quando lei stessa lo riterrà opportuno, inoltre le viene detto che per tutto il tempo della gravidanza e anche dopo potrà ricevere supporto materiale presso il Centro di Aiuto alla Vita (Cav) di Rimini. E’ stata subito messa a contatto con il Cav di Novafeltria, che l’ha incontrata più volte anche insieme al compagno, e Samantha ha pertanto creduto di dover riflettere sulla decisione di diventare nuovamente madre e deciso di prendersi del tempo fino a decidere, con gioia, di portare a termine la gravidanza.

Carla,
34 anni brasiliana, segnalata dal Consultorio. Incinta alla diciassettesima settimana, con desiderio di portare a termine la gravidanza anche attraverso una difficile condizione di solitudine ed indigenza. Separata con due figli di 18 e 5 anni avuti da due differenti uomini e il terzo figlio in arrivo da un nuovo compagno, dal quale è stata abbandonata. Chiede aiuti per una soluzione abitativa e di lavoro. Per lei è stato avviato un progetto con il coinvolgimento del Consultorio, oltre alla proposta di una possibilità abitativa disponibile da maggio 2013. Un’amica le ha dato la possibilità di lasciare alcuni scatoloni con le sue cose nel suo garage per alcuni mesi.

Daphna,
marocchina di 29 anni, già madre di quattro bambine di 10, 7, 5 e 4 anni, con regolare permesso di soggiorno dal 2002. E’ stata presa in carico dal Punto di ascolto per maternità difficili dietro segnalazione del Consultorio, con una richiesta di interruzione di gravidanza ma poco convinta, che in effetti viene stracciata durante il colloquio. Data la disastrosa situazione economica della famiglia, si decide di impostare un progetto d’aiuto attraverso “Perla” Movimento per la vita locale: ha percepito 600 euro per adempiere al pagamento delle varie utenze.

Laura,
di nazionalità romena, è stata presa in carico dal nostro centro in aprile 2013, incinta di sei settimane. Una donna con problematiche estreme, sia di salute (per contrazione virus hiv, per il quale è seguita dall’Ospedale di Rimini) sia economiche. Riferiva di essersi sottoposta per ben sei volte ad interruzione di gravidanza. E’ priva di una fissa dimora e di sostentamento economico, in quanto disoccupata, con un compagno, padre del bambino in arrivo, anch’egli senza lavoro e senza casa. E’ stata elaborata per lei una proposta d’aiuto attraverso “Perla” ed è stata fatta richiesta di essere presa in carico dal Consultorio e dai Servizi Sociali. In novembre è nato il bambino. Permane il contatto per la precaria situazione lavorativa del compagno.

Ashna,
marocchina di 24 anni, vive in Italia da diversi anni, con una situazione di disagio in seno alla famiglia d’origine che si riscontra in conflitto con la cultura italiana. Si rivolge al Punto di ascolto mandata dal Consultorio, incinta di due mesi e con un precedente aborto. Abbandonata dal partner italiano si ritrova in una condizione di estrema solitudine e disagio, richiede aiuti economici e di accoglienza. Nonostante tutto decide di portare a termine la gravidanza, viene ospitata nella casa famiglia dell’Associazione “Papa Giovanni XXIII” dove tutt’ora vive, in attesa di una prossima sistemazione. Al quinto mese di gestazione, tramite un’indagine prenatale, le viene detto che suo figlio nascerà affetto da talassemia, le viene consigliato di abortire, in quanto per lei sarà impossibile seguire il bambino a causa delle sue condizioni di povertà e di mancanza di una rete parentale che la supporti. Incoraggiata dalla preziosa tenacia di una volontaria della “Papa Giovanni” che l’aiuta a comprendere quanto sia importante il dono della maternità e della vita stessa, Ashna riesce ad arrivare al termine della gravidanza e a dare alla luce un bel maschietto, nato fortunatamente sano. In questo caso l’indagine prenatale ha fallito la sua diagnosi: Ashna adesso ha una famiglia vera con suo figlio e questo legame forte la completa rendendola una madre felice di aver rischiato e lottato per la vita.

Ibrahima,
senegalese di 41 anni, vive in Italia dal 1998 con regolare permesso di soggiorno. Incinta di tre mesi viene presa in carico dal Punto di ascolto dietro consiglio dell’assistente sociale del Consultorio di Rimini. Ha altri due figli di 18 e 15 anni d’età che vivono in Senegal, ai quali la donna invia un mantenimento. Ibrahima presenta una gravidanza a rischio avendo già avuto altre tre gravidanze non portate a termine per aborti spontanei. Per tale motivo è costretta a lavorare solo per qualche ora, pertanto ad oggi percepisce un assegno per maternità corrisposto dalla ditta di pulizie per cui lavora e dalla quale è regolarmente assunta, cifra che invia ai figli in Senegal. La richiesta di Ibrahima fa riferimento ad un aiuto economico e materiale (cibo, vestiti) per lei si cercherà di coinvolgere il Cav e la Caritas parrocchiale di riferimento. Inoltre per i prossimi mesi l’assistente sociale del Consultorio le troverà una nuova soluzione abitativa. Per lei il Punto di ascolto ha attivati il Progetto “Perla”.

Dolores,
brasiliana di 28 anni, nubile e senza compagno, alla decima settimana di gestazione, inviata dal Consultorio di Rimini, rende noto di essere di fronte ad una gravidanza non desiderata, ma allo stesso tempo sembra essere propensa a tenere il bambino. Dolores è in Italia da sette anni, non ha un lavoro e chiede di non essere lasciata sola durante il suo percorso di gravidanza, richiede altresì un sostegno economico e materiale (alimenti, pannolini, vestiario…).

Anna,
è una signora di 38 anni che aveva già quattro figli ed era stata allontanata dal marito perchè manesco. Era stata messa in una casa segreta, il marito l’ha trovata e violentata. Aveva già il foglio di prenotazione per l’aborto, ma grazie anche all’Associazione “Papa Giovanni XXIII” è stata incoraggiata ad accogliere il bambino e il 10 gennaio è nato un piccino di 3,6 chili.