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Crisi? Niente Materne per i bambini!

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lun 7 apr 2014 09:30 ~ ultimo agg. 12 mar 18:18
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La Caritas Diocesana di Rimini ha focalizzato l’oggetto della sua riflessione annuale per il 2013 sulla condizione delle famiglie, sulle loro attuali difficoltà e sulle modalità con le quali esse si muovono nelle pieghe della odierna congiuntura economica. Nell’analisi dei dati giunti dalle Caritas parrocchiali, distribuite su tutto il territorio della diocesi, è emerso un fenomeno nuovo, inatteso e frequente, che non ha mancato di preoccupare e porre degli interrogativi: l’incremento dei bambini che non sono iscritti alle scuole materne. La crisi economica, che sta flagellando la nostra società, si è riflessa nelle vite delle famiglie con piccoli in età pre-scolare inducendole a sacrificare anche la frequenza dei figli alle scuole materne, specie quando la sopravvenuta disoccupazione delle madri ha reso quest’ultime disponibili ad assumersi in prima persona il compito di cura ed educazione dei loro bambini durante il giorno. In alcuni casi le famiglie hanno scelto di mandare i bambini alle scuole dell’infanzia, ma li hanno sottratti prima dell’orario di chiusura per risparmiare sulle spese della mensa.

Si è voluto, quindi, monitorare lo status dell’offerta di questo tipo di servizio su tutto il territorio provinciale, per poter avere una visione puntuale della proposta educativa, della sua qualità e del suo costo, ed infine dedurne quanto la frequentazione scolastica di un figlio incidesse sul bilancio familiare.
In termini generali abbiamo rilevato una estrema variabilità delle rette da un comune all’altro, partendo dalla totale gratuità fino a giungere a quella massima di 360 euro mensili, tariffe che comunque quasi sempre sono graduate in base a fasce di reddito stabilite secondo livelli ISEE o altri criteri deliberati in ambito comunale. Nella comparazione dei costi emergono quasi sempre rette minori nei piccoli comuni dell’entroterra, la cui ragione è da ricondurre sia all’esiguo numero dei potenziali utenti del servizio, sia a politiche di sostegno demografico da parte delle istituzioni comunali volte a incrementare il numero dei residenti, o a sostenerne le motivazioni per rinunciare all’emigrazione.

Continua la lettura sul sito del Settimanale Il Ponte

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