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Rimini Vita della Chiesa

Alla chiesa di San Giovanni Battista mostra su San Tommaso

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Tempo di lettura lettura: 2 minuti
gio 18 ott 2012 15:17 ~ ultimo agg. 8 ott 00:00
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La presentazione della mostra

Papa Benedetto XVI ci dice che questo anno, da lui fortemente voluto, è un “invito ad un’autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo”. Quindi, per celebrarlo pienamente, è importante intensificare la riflessione sulla fede. Nella realizzazione dell’opera l’autrice indica con accenti di rara profondità un itinerario spirituale per interiorizzare, quasi fondendoli virtualmente insieme, due volti: il Volto Santo di Manoppello, carpito dal velo che un misterioso pellegrino donò alla famiglia Leonelli e passato poi ai cappuccini che tuttora ne sono i custodi, con quello di Tommaso detto Didimo, apostolo del Signore. L’uno è il Volto dei volti, il volto della Verità incarnata e fa riferimento ai teli funerari presenti nella tomba di Gesù, l’altro è quello di un cercatore accanito della Verità e proprio per questo può essere il volto di ciascuno di noi.

L’itinerario di Tommaso (“Ho passato ombre, deserti/marine trasparenze/colori, forme di terre vive, scrive la Montebelli) è il nostro stesso itinerario, fatto di slanci e prostrazioni, dubbi e convinzioni, sicurezze effimere e incertezze sicure, amore e tradimenti. Tommaso è diventato il simbolo dell’uomo del dubbio, di chi cerca prove tangibili, ma è soprattutto colui che ci ha lasciato la prima luminosa professione di fede nel Cristo risorto: “Mio Signore e mio Dio”. Dopo la professione di fede, Tommaso è diventato profeta e testimone dell’incontro che gli ha cambiato la vita. E’ andato fino in India per raccontare a tutti che il Figlio di Dio si era incarnato, era morto e risorto per noi e che lui ne era testimone. Dal 1258 le ossa dell’apostolo Tommaso sono conservate nella cripta della Basilica di Ortona, all’interno di un’urna di rame dorato. Nella cripta si trova anche la pietra tombale in calcedonio di fattura mesopotamica con epigrafe in greco del 1° millennio d.c., che ha coperto il corpo dell’apostolo Tommaso in Edessa e poi a Chios.

Ognuna delle immagini esposte può essere considerata e trattata come una icona: una sacra rappresentazione che invita a contemplare, ma anche ad andare oltre, a trapassare lo spessore materiale della fotografia per puntare gli occhi sul mistero ivi rappresentato. Allora si è portati a chiudere gli occhi del corpo per raccogliersi interiormente e abbandonarsi alla grazia che in quel preciso momento inonda il cuore e tutta la persona.

S.E. Mons. Emidio Cipollone, Arcivescovo di Ortona, scrive nella introduzione al catalogo della mostra: “leggere questi testi, guardare queste immagini può suggerirci tante sollecitazioni; io ne propongo tre, riprese dai tre testi del Vangelo di Giovanni dove si parla di san Tommaso: la prima è la solidarietà cioè quando Gesù dice di dover tornare a Gerusalemme con il rischio, reale, di rimetterci la vita, Tommaso dice agli altri apostoli di andare anche loro a morire con lui (Gv 11,16); poi l’umiltà quando Gesù dice di non avere il cuore turbato e che lui va a preparare un posto di cui gli apostoli conoscono la via, Tommaso afferma, umilmente, di non conoscerla dando a Gesù l’opportunità di presentarsi come via, verità e vita (Gv 14, 5-7); la fede quando Gesù, prendendo sul serio, il dubbio e la difficoltà di Tommaso lo invita ad avvicinarsi per vedere e toccare, egli cade in ginocchio e fa la splendida professione di fede che tutti conosciamo: “Mio Signore e mio Dio!” Auguro a tutti coloro che vedranno le immagini e leggeranno i testi poetici di interiorizzare l’insegnamento di Tommaso e, facendo un’esperienza personale di Gesù, di diventare annunciatori e testimoni della sua risurrezione”.

La mostra itinerante rimarrà esposta a Rimini fino al 18 novembre 2012