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Il maiale non si tocca (per metafora). A San Mauro assoluzione piena

In foto: Come prologo della Festa de Bagoin, che si terrà sabato e domenica a San Mauro, a Villa Torlonia si è tenuto il processo al maiale. www.comune.sanmauropascoli.fc.it
Come prologo della Festa de Bagoin, che si terrà sabato e domenica a San Mauro, a Villa Torlonia si è tenuto il processo al maiale. 
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lun 14 gen 2008 13:04 ~ ultimo agg. 00:00
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A decretare il verdetto è stata la giuria popolare, formata dal pubblico presente. Il resoconto a cura degli organizzatori del processo:

Il maiale è stato assolto con formula piena. Con una sentenza popolare che non ha lasciato adito a dubbi. Per alzata di mano solo tre spettatori si sono espressi contro, sul centinaio circa di persone presenti. Alla fine del processo alla Torre al sindaco Miro Gori, in veste di giudice, non è restato che prendere atto del verdetto e stabilire che il “maiale è stato assolto. Perché non è dannoso alla salute e nemmeno alla morale. Anzi”.
Nettamente divergenti le posizioni tra accusa e difesa, rispettivamente il psicanalista Angelo Battistini e il gastronomo Graziano Pozzetto. Secondo Battistini il maiale rappresenta le passioni più basse e volgari: l’ingordigia, la voracità, la laidezza, l’ozio, la lussuria. Passioni che se applicate all’uomo ne rappresenterebbero gli aspetti più tetri. “Come si può amare un animale che si rotola nel fango, sempre sporco e laido, e che poi da tale sozzura si ricava del cibo! Non solo: le porcilaie sono una delle principali cause dell’inquinamento dell’Adriatico, uno dei suoi problemi ancora irrisolti”. Ma è sugli aspetti del maiale che si è soffermato Battistini: “il maiale si ingozza di tutto, e l’ozio è una delle sue caratteristiche: mentre gli altri animali lavorano, lui se ne sta a fare lo spettatore disinteressato. Non è certo un caso se le leggende, i racconti, le religioni, le fiabe… hanno sempre descritto il maiale in senso negativo: nel Vangelo quando si parla di porci lo si fa con dispregio; in Sant’Antonio il diavolo per tentarlo prende le sembianze del maiale. Un proverbio dice che solo due cose sono buone una volta morte: l’avaro e il maiale. In definitiva questo animale è colpevole di tutte le bassezze, pertanto merita di essere s-messo a morte”.
Diversa la difesa di Graziano Pozzetto che ha sottolineato come “la cucina romagnola è legata al maiale. Un animale generoso e socievole, che nei secoli ha avuto quale principali nemici e detrattori i moralisti in tutte le salse, mentre oggi il principale antagonista del maiale sono i dietologi: personaggi privi di cultura gastronomica che imperversano in televisione. Non è vero che la carne di maiale fa male: bisogna solo saperla mangiare”. Pozzetto si è poi soffermato sulle caratteristiche del prodotto maiale, “una carne duttile, che si adatta a tanti tipi di cibo, al punto che un buon culatello può sostituire il piacere sessuale”. Infine, ha puntato il dito contro i moderni allevamenti industriali, definiti, parafrasando Tonino Guerra, “moderni grattacieli orrizontali”, che “producono carni flaccide, prive di consistenza che richiederebbero più un intervento di Amnesty International anziché dei gastronomi”.