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Djibril, Moussa, Oumar, Mamadou: la giornata del rifugiato a Rimini

di Silvia Sanchini   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mar 28 giu 2016 09:34 ~ ultimo agg. 2 lug 15:57
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Ore storiche per l’Europa, con il voto del Referendum Brexit in Gran Bretagna. E mentre il 51,9% dei cittadini britannici scriveva “Leave” sulla propria scheda referendaria, in tutto il mondo si svolgevano eventi e iniziative in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato.

Anche a Rimini i progetti SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) del Comune di Rimini (“Rimini Porto sicuro” e “Karibu Rimini”) in collaborazione con tutti i soggetti che gestiscono i centri di accoglienza e le associazioni che lavorano per l’integrazione hanno deciso di promuovere un evento in Piazza Cavour giovedì 23 giugno.

A partire dalle ore 18.00 la piazza comincia a popolarsi: un semplice biliardino diventa punto di ritrovo e aggregazione. Su morbidi cuscini c’è chi intrattiene i più piccoli colorando e raccontando favole dal mondo. Le cooperative espongono oggetti artigianali realizzati assieme ai migranti, c’è chi offre te e dolcetti, chi si propone di scrivere il tuo nome in bengalese o urdu.

Secondo i più recenti dati dell’UNHCR, l’Agenzia ONU per i rifugiati, 1 persona ogni 113 nel mondo è un richiedente asilo, uno sfollato interno o un rifugiato. Nel 2015 per la prima volta è stata superata la soglia delle 60 milioni di persone costrette a fuggire (circa quante l’intera popolazione della Francia), di queste il 51% sono bambini (Global Trends 2015, https://s3.amazonaws.com/unhcrsharedmedia/2016/2016-06-20-global-trends/2016-06-14-Global-Trends-2015.pdf).

Ma torniamo a Rimini. Commenta Patrizia Fiori, della Direzione Servizi Educativi e di Protezione Sociale del Comune di Rimini: “L’Amministrazione comunale è molto soddisfatta dell’evento: volevamo che fosse un momento informale e di festa, lasciando soprattutto spazio ai protagonisti di una migrazione epocale che suscita emozioni contrastanti ed opposte”.

È felice di esserci Djibril, 24 anni, che viene dalla Guinea e dopo essere stato ospite di “Casa Solferino”, un progetto della Croce Rossa riminese, ne è diventato valido collaboratore: “Questa festa è un modo per dimostrare che possiamo stare tutti insieme, senza confini e divisioni. Siamo tutti uguali e non dovrebbero esserci discriminazioni. Io in Italia mi sono sentito accolto e aiutato, per questo oggi sono in piazza anche per dire il mio grazie”.

Tante sono le associazioni e gli enti gestori presenti in Piazza e che hanno collaborato all’iniziativa: Agevolando; Arcobaleno; Papa Giovanni XXIII; Madonna della Carità; Soyinka, S. Zavatta; Coop. Ardea; Coop. CAD; Coop. Cento Fiori; Coop. Eucrante; Coop. Il Millepiedi; Coop. L’Aquilone; Coop. Metis; Coop. Terre Solidali; Croce Rossa Italiana – Comitato di Rimini, Fondazione San Giuseppe per l’Aiuto materno e Infantile, Centro Giovani RM25, Centro Giovani Casa Pomposa.

Ma i veri protagonisti sono i diretti beneficiari ospiti dei centri di accoglienza riminese. Mi sorride Moussa che viene dal Benin ed è in Italia da un anno e 7 mesi, ospite di un appartamento gestito dalla Cooperativa Cento Fiori, quando mi dice: “Noi siamo qui perché abbiamo dovuto lasciare i nostri paesi a causa della guerra e della povertà, ma nel mondo tutti hanno bisogno di spostarsi o viaggiare! Non è successo forse alla maggior parte di voi di dover cambiare città per motivi di studio o di lavoro? Forse dovremmo ricordarci di questo tutte le volte in cui si parla di chiudere le frontiere e impedire alle persone di muoversi”.

Anche Oumar è convinto che guardandosi negli occhi possano essere sconfitti molti pregiudizi: “Io sono qui in Italia da quasi 2 anni, arrivo dal Mali. Oggi sono responsabile dell’appartamento gestito dalla Caritas dove vivo con altri ragazzi provenienti da tutto il mondo. Spesso mi chiedono di raccontare la mia storia, ma io sono felice di poter ascoltare anche le storie degli altri. Dovremmo tutti conoscerci meglio e sarebbe più facile vivere insieme!”.

Mentre chiacchieriamo sotto i portici della Vecchia Pescheria si alternano diversi gruppi musicali sulle gradinate del Palazzo dell’Arengo: al debutto gli “Odo ne Asumdwee Abibiman Band”, gruppo di musicisti del Ghana ospiti della Cooperativa Ardea che hanno proposto canti tradizionali del loro paese, e poi la musica di Jilali, le percussioni di Talla, il rock dei Thundercocks.

L’artista colombiano Gregorio Prada Castillo improvvisa una performance artistica coinvolgendo tanti con i suoi origami di carta, insieme all’Associazione Soyinka e all’Associazione Papa Giovanni XXIII (vedi: http://www.newsrimini.it/2016/06/barchette-origami-richiamare-al-dramma-dei-migranti/).

Nel frattempo mi affascina la storia di Mamadou, che festeggia anche la notizia di aver appena superato l’esame di III Media: “Ho 20 anni e vengo dal Senegal. Sono venuto qui per cercare fortuna e costruirmi un futuro e non per fare del male a qualcuno. Quando sento che tutti i musulmani vengono assimilati ai terroristi soffro molto. Qui in Italia ho trovato persone straordinarie, che mi hanno aiutato moltissimo. Vivo in una casa a Miramare gestita dalla Cooperativa CAD. Certo, la convivenza con altri ragazzi è difficile perché veniamo da paesi diversi, abbiamo culture diverse. Ma qui in Italia ho scoperto di avere un talento: sono entrato a fare parte di una squadra di atletica leggera, in particolare sono molto veloce nella corsa su lunga distanza”.

E a Mamadou auguriamo di continuare a correre veloce, ancora a lungo, per costruirsi una vita felice e migliore, mantenendo questo spirito e il suo sorriso.

Leave…o remain?

Foto: Emiliano Violante