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Bellaria Igea Marina Newsrimini

Un sabato mattina nella nuova sala della Biblioteca a Bellaria

di Redazione   
Tempo di lettura 3 min
Ven 31 Gen 2003 09:14
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Alle 11,30 proiezioni dei documentari: “E l’è ‘rivat i bon amici. I pescatori, i canti, l’osteria alla festa di S. Antonio Abate di Bellaria Monte (1988-1991)”.
La presentazione del documentario a cura del Comune di Bellaria:

Una realizzazione di Gualtiero Gori, post produzione di Alessio Fattori; Videomagazine di Anteprima per il cinema indipendente italiano 2002, a cura di Daniele Segre. (1988-1991)

Le osterie, il vino, il cantare assieme, sono rimasti nella vita dei marinai, fino agli anni 50, elementi indissolubili e sacrali. Valori essenziali e punti di riferimento di una ritualità comunitaria alla quale non era possibile sottrarsi.

La maggior parte dei pescatori bellariesi, a causa dei bassi fondali del porto alla foce dell’Uso, ricoverava le proprie imbarcazioni in altri porti, Cesenatico, Porto Garibaldi, Ravenna, Rimini. Gli equipaggi vivevano tutto il tempo negli angusti spazi delle barche e tornavano a casa solo ogni 2-3 settimane.

Il sabato sera e la domenica pomeriggio, i gruppi amicali, finalmente ricostituiti, affollavano le tante osterie. Il consumo di vino era copioso. I modi espressivi dei canti alternavano le voci soliste al coro, che sottolineava gli incisi e permetteva a tutti di partecipare.

Il cantare, il bere, producevano l’effetto estatico di una perfetta fusione fra i corpi, che ribadiva un “patto di attenzione” fra gli uomini, di solidarietà e di amicizia.

Bellaria e Igea Marina, come ogni borgata marinara, erano punteggiate di piccole osterie. Nel secondo dopoguerra, una dopo l’altra si sono tutte spente. Tuttavia la voglia di cantare, pur nelle mutate condizioni, era rimasta a molti; ma nei moderni ritrovi pubblici le esibizioni creavano disagio e il permesso di cantare era spesso negato.

Don Guglielmo Talacci, conosciuto anche con l’appellativo di “Don Miseria” per la continua propensione alla “cerca” di mezzi di sostentamento fra i fedeli, era un grande appassionato di quei canti. Così sollecitò l’intero gruppo degli anziani cantori pescatori a partecipare alla festa di S. Antonio Abate che si teneva ogni anno nella sua parrocchia di campagna, S. Margherita a Bellaria Monte.

Mentre il grosso della festa si svolgeva di pomeriggio all’aperto, dopo la benedizione degli animali, lui era solito riservare ai pescatori, all’interno alla Canonica. uno spazio intimo, vicino al camino; una zona “franca” nella quale si ricreava spontaneamente l’atmosfera delle vecchie osterie.
Alle prime bevute partivano le cantate, una di seguito all’altra, senza soluzione di continuità, mentre attorno si cucinava il pesce da consumare assieme alla cena comunitaria che chiudeva la festa.

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